REIMPARARE A SOPPORTARE…

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Quand’ ero piccola e avevo la febbre potevo prendere la Tachipirina solo se questa superava i 38,5°, oggi basta avere 37°…non solo, non si facevano i vaccini antinfluenzali in modo così diffuso, addirittura se da bambino un cuginetto o un amichetto si prendeva una malattia ti ci facevano giocare insieme, dicevano che bisognava rafforzare gli anticorpi. I bambini giocavano per strada, si coprivano meno e il paradosso è che si ammalavano anche  meno.

E’ vero che il progresso ha migliorato da un lato la ricerca e la prevenzione permette di anticipare l’esordio di molte malattie, se non  di bloccare addirittura il loro decorso, ma paradossalmente siamo diventati più fragili. Tutti soffriamo di disturbi alimentari, di allergie e non so se la colpa è solo dell’ambiente, della cattiva qualità di ciò che ingeriamo, dello stress. Penso che se non si abitua il corpo a reagire al dolore e alle malattie si rischia di indebolirlo. Come il sistema immunitario si è indebolito proprio perchè non gli diamo IL TEMPO NATURALE DI REAZIONE, così non attiviamo la volontà (l’anticorpo psicologico) nel giusto modo.

Soffriamo? ai primi segnali cerchiamo un rimedio…che siano analgesici, antidepressivi, ansiolitici, il conforto di una chat…

Quello che avviene nel corpo come sempre, è il riflesso di ciò che avviene nella psiche. Siamo diventati più deboli, più fragili, più spaventati anche a causa di un’educazione eccessivamente protettiva, che non stimola quegli anticorpi psicologici che sono necessari a strutturare la personalità dell’individuo. Così tutto genera ansia, ansia di prestazione, ansia di fallimento, ansia di abbandono, ansia di esclusione, ansia di perfezionismo, al minimo segnale l’attivazione è altissima.

I figli hanno bisogno degli ostacoli, dei problemi, dei limiti entro cui potersi muovere per rafforzarsi, altrimenti corrono il pericolo di far parte di una società di persone troppo vulnerabili. Se si abituano a trovare tutto comodo e  tutto facile, si abbassa la loro soglia di sopportabilità e  di tolleranza alla frustrazione, non sviluppano risorse interiori e in primis la capacità di problem solving, crescono senza l’equipaggiamento per sopravvivere nella giungla del mondo moderno.

A volte il troppo amore fa danni, la protezione dal rischio rende inadeguati alla vita e anche se quest’ondata di amore incondizionato è nata come reazione a momenti di grave crisi economica e a  modi di di mostrare l’affetto e la stima scadenti o assenti, non aiuta il loro futuro. Esser passati al versante opposto non ha di certo dotato i giovani della capacità di affrontare la vita.

Immaginate di vivere in un ambiente totalmente asettico, quando uscite quante malattie rischiate di prendere? E sapete riconoscere cosa può nuocervi e come porre rimedio?

Il dare tutto in modo scontato e gratuito non sta agevolando questa società, ma anzi sta condannando troppi giovani a  una difficoltà di adattamento senza precedenti.

Quando leggo i casi che seguiva Freud e confronto quelle problematiche psicologiche con i malesseri del mondo moderno, mi accorgo, anche con infinita tristezza, dei frutti dannosi che il capitalismo prima, il benessere economico poi ed infine il consumismo hanno creato. Molte afflizioni nascono proprio da questo eccessivo e illimitato pozzo di affetto/denaro che invece di risolvere i problemi dell’uomo, ha finito con il creare le moderne patologie.

Non si può vivere senza ansia o dolore, fanno parte del gioco, si può indubbiamente e ovviamente imparare a gestirla e capire invece  quando ridimensionarla. Significa reimparare ad armarsi di pazienza, fatica, forza per  diventare adulti autonomi.

Quello che sta accadendo non va vissuto come un irrimediabile fallimento, piuttosto come un punto da cui ricominciare e su cui lavorare, perchè saper sopportare la frustrazione e tollerarla è ancora più importante che illudersi di vivere senza mai incontrarne una.

 

 

Rebecca Montagnino

 

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