CHI VIVE COSì HA VINTO.

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Tempo di lettura: 4 minuti

Mentre iniziate a leggere questo post, riflettendo e ascoltando cosa vi arriva dentro,  prendetevi qualche minuto, leggetelo lentamente e spingete su play! Buon viaggio!!!!

 

 

 

 

Lentamente muore

Pablo Neruda

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbaglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

 

Qualche giorno fa pensavo a cosa scrivere questo mese; in genere ciò che voglio esprimere processa un pò tra testa e pancia, poi un giorno come ieri, mi sveglio con l’urgenza divenuta chiarezza e sono ispirata. All’inizio avevo in mente di prendere una sola frase, una strofa della poesia, poi leggendola trovavo che ogni parola portava ad una profonda verità in cui più o meno tutti si potevano rispecchiare.

Per quanto la conosco e per quanto so che in molti di voi la conoscono, spesso la rileggo per vedere se sto omettendo qualcosa nella mia vita, se dimentico di onorarne un punto.

Dentro c’è tutto, la schiavitù della comoda confort zone, la paura dei cambiamenti, la pigrizia, il lasciarsi vivere, forma passiva di un verbo che diviene orrendo. C’è la vita che vibra, che suda, che sbaglia, che ama, che soffre. A tutte queste cose siamo spesso rassegnati,  abituati  a rinunciare ma in nome di cosa? Di una modesta tranquillità, che se incontrasse la morte domani di sicuro voltandosi indietro,  rimpiangerebbe di non essersi esposta: di aver sprecato la passione, la capacità di emozionarsi, di andare oltre, la freschezza della novità, l’ebbrezza dell’ignoto, la vibrante curiosità o il burning desire- Allora e sarebbe tardi forse, ci volteremmo disperati di aver perduto l’occasione di vivere e le occasioni per conoscerci e conoscere davvero la vita.

La rinuncia a vivere come dice il poeta è un pò come morire ogni giorno e il paradosso vuole che per evitare la morte e  il rischio della vita, si finisce con il morire dentro lentamente. Si appassisce anzitempo .

Si vive in attesa di andare a dormire e quel che resta del giorno,  per citare un altro grande della letteratura,  è il nulla. Tutte le volte che cacciamo le emozioni, i sentimenti della nostra vita, compiamo un affronto terribile, un sacrilegio verso il presente che abbiamo.

Tutte le volte che permettiamo che qualcuno calpesti il nostro amor proprio stiamo morendo lentamente, tutte le volte che preferiamo un mediocre nulla all’urlo della vita, stiamo morendo lentamente. Viviamo oggi in un mondo di giovani nati stanchi, che vanno ai concerti immobili con e le mani rivolte al loro schermo, non cantano, non ballano, non sentono la musica, sono fisicamente lì ma psicologicamente assenti, drogati dal loro telefono a filmare anzichè imprimere negli occhi della mente un attimo che non vivono,  nè potranno mai rivivere.

Vediamo correre bambini a cui viene ammonito  di non sudare, crescendo cercano ancora di non sudare, non capendo che tutte le effusioni del nostro corpo, sono manifestazioni del fatto che il nostro corpo è vivo. Viviamo in cerca di quello che non va sempre prima di aver trovato cosa va, dimentichi di cogliere ogni giorno il bello o almeno di volgersi dall’altra parte laddove non ci piace. Esitiamo, coscienziosi o incapaci di intraprendenza per paura di sbagliare, finendo con il non agire. Accendiamo le serie su Netflix per emozionarci, ma spegniamo in noi la passione. 

Uccidiamo l’anima e con essa spesso anche il corpo. Corpi hanno smesso di vibrare, hanno perso quel soffio vitale che talvolta bagna gli occhi ma fa bene al cuore, che sporca, che sanguina, ma che è segno di una lotta. Sono corpi- strumenti , corpi- immagine, ma non sono corpi che sentono, perchè il sentire appartiene al mondo scomodo delle emozioni.

Basterebbe lasciarsi andare,  scegliere di essere sè stessi e rischiare  di essere sè stessi.  Al contrario sarà come se  avessimo avuto la possibilità di indossare l’abito più bello, ma per paura di  rovinarlo,  lo avessimo tenuto chiuso nell’armadio.

Ci vuole l’ardente pazienza ma anche l’ardente coraggio per vivere pienamente. Kundera diceva che la nostra identità è l’insieme di tante personalità che nel corso della vita non avremmo modo di vivere,  anche di conoscere aggiungerei. E se questo stato a me pare così tristemente limitativo, perchè ognuno di noi non è solo il lavoro che fa, il genitore che adempie al suo impegno, l’amico fedele, ma è un insieme di pulsioni e di passioni, di parti che possono anche contraddirsi. Scegliendo di viverne una sola, scegliamo quella che conosciamo, con gli schemi che ci intrappolano e le risorse che non si attivano, ma è quella che conosciamo e sappiamo agire meglio (o pensiamo di).

Quando eravamo piccoli possono anche averci detto di non piangere troppo, di non esprimere troppo i nostri entusiasmi,  di essere sbagliati perchè ci emozionavamo troppo; oggi abbiamo bloccato il nostro sentire per adeguarci ad un mondo che diviene in tal modo sempre più sterile  e  oggi, a differenza di un tempo, siamo autonomi,  cresciuti  siamo grandi,  possiamo scegliere di riaprire quel canale. Ci annoiamo e cerchiamo svaghi fuori, quando basterebbe riconnettersi con il nostro mondo interiore

Quando vedo raramente qualcuno capace di autenticità, di vulnerabilità, di esprimere ciò che sente senza timore o superando quel timore,  di essere mal giudicato o di essere scomodo (è una vita che me lo sento dire solo per essere emotivamente autentica), è un essere vivo e nell’espressione della sua infinità umanità, è follemente bello.  E’ come vedere un paesaggio, come diceva Rogers, lo trovi perfetto nella sua naturalezza. E’ quello che

è….

o come diceva Leopardi, nessuno è mai ridicolo, se non quando si sforza di essere ciò che non è…Leggendo questa poesia di Neruda, quali sono le parti  che vi hanno più colpito o che vi hanno fatto dire vostro malgrado, è vero?

Cosa e quanto vi state perdendo?

Rebecca Montagnino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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6 risposte

  1. MarcoDV ha detto:

    che rabbia questa poesia, questo post, che mi costringono ad ammettere i miei errori e le mie cattive abitudini.
    Io che evito le passioni, non chiedo aiuto nè mi lascio aiutare, non ho il coraggio di capovolgere il tavolo, mi dico che va bene così perchè “le passioni fanno perdere il controllo, farsi aiutare è da deboli, capovolgere il tavolo è da maleducati e faccio bene a continuare a vivere nella mia nicchia comoda.” E triste, e misera.
    Che fastidio questi discorsi che mi rovinano la festa, insinuandosi nella mia coscienza e impedendomi di prendermi in giro, di cantarmela e suonarmela.
    Queste parole scolpiscono un imperativo sempre più urgente: rischiare, affrontare quelle cose piccole e grandi che sono troppo scomode, accettare che la paura é indispensabile alla crescita, e che la crescita è indispensabile alla vita, perchè ciò che non cresce muore.
    E allora ok, lasciamo che queste parole facciano leva sulle mie convinzioni e le scardinino: chi mi aiuta a capovolgere ‘sto benedetto tavolino?

  2. Federico ha detto:

    Da lasciare senza parole, un terremoto emotivo, un pugno nello stomaco che ha il diritto e il dovere di svegliare quella nostra parte di vita assopita da troppo tempo. Grazie!!!

  3. andrea ha detto:

    personalmente dovrebbe essere un mantra giornaliero.

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