La linea di confine tra empatia e bisogno di accettazione…

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Qualche giorno fa mi hanno inoltrato il link sottostante, il cui titolo non rende onore all’analisi e all’ampietà dei contenuti trattati. Insieme al link una domanda: qual’è la linea di confine tra empatia e bisogno di accettazione? Bella domanda perchè pur essendo due stati quasi opposti, hanno dei punti in comune che portano spesso a confonderli. O meglio può essere difficile distinguere dove inizia il pensare agli altri e il pensare a cosa pensano gli altri di noi/ a cosa penserebbero; il prendersi cura degli altri e il farlo invece per sentirsi bene. Anche qui cosa intendiamo con “bene”?Perchè occuparsi degli altri è un bisogno, un valore o perchè “pare brutto” non farlo; perchè fa sentire a posto con la coscienza, perchè crea un “biglietto da visita” facilmente apprezzabile e spendibile..?? Perchè è quello che abbiamo sempre fatto e non ci rendiamo conto di essere bloccati in una situazione che sembra prescindere dal nostro volere? Tra l’altro bisogna distinguere da empatia, che è uno stato emotivo sano di connessione con l’altro e l’iperempatia, dove invece le persone hanno un disagio e delle incapacità a livello sociale che gli empatici non hanno. Come vediamo nel link e come abbiamo analizzato molte volte non si tratta di essere eccessivamente sensibili, quanto di non saper più pensare a sè stessi, o peggio ancora a non esser se stessi. Non a caso ritroviamo questa tipologia nelle vittime di pazienti narcisisti o di killer emotivi, che passano dall’esser specchi dell’altrui narcisismo, a diventare “spugne” emotive.

In psicologia le etichette fortunatamente sono un pò difficili da mettere e a parte per la diagnosi di disturbi gravi, tanti comportamenti o sintomi sono presenti anche in situazioni più comuni e tradizionali, come nella maggior parte dei disturbi di personalità. Il bisogno di accettazione oggigiorno è davvero molto molto molto diffuso e presenta origini e forme diverse. Può esser causato da un’educazione iperprotettiva e centrata sullo sviluppo di un sè grandioso, quanto da genitori narcisisti che hanno generato un figlio per soddisfare le loro esigenze, creando in lui la necessità di ricevere continuamente accettazione. Nel link questa dinamica è esposta molto bene e spiega come possa condizionare le relative relazioni affettive dei figli quando hanno subito ab-usi di richieste emotive esagerate. E’ ancora presente in forme di educazione molto formali per cui la continua obbiendenza sopprime la spontaneità, attivando esattamente il suo opposto, ovvero il fatidico bisogno di essere sempre adeguati e giusti, a scapito quindi dello sviluppo di un’identità più autentica. Si sposa perciò facilmente con il perfezionismo, creando le conseguenti affannose doverizzazioni su come apparire sempre performanti e all’altezza( anche di più se possibile), così da sentirsi impeccabili. Come detto più volte l’uso dei social fa il suo bel resto…

Il bisogno di approvazione genera come nell’iperempatia, un sovraccarico di energia e di tempo a pre-occuparsi degli altri, pur con scopi diversi. Possono entrambe portare a relazioni con poca reciprocità, in quanto se colui che cerca l’approvazione nega il suo Io a favore del giudizio altrui, anche la persona iperempatica può negare i suoi bisogni (aspetto molto curato nel link). La linea di confine forse è proprio nel fine: l’empatia è fine a se stessa più o meno, quando non lo è come abbiamo visto la definiamo ipermepatia. Il bisogno di approvazione è invece fine alla persona che lo prova. Entrambi hanno una convinzione irrazionale del tipo: devo andar bene agli altri . L’ipermepatico perchè fin dall’infanzia ha inserito il pilota del senso del dovere rendendolo anche ecoistico; colui che soffre della paura del giudizio degli altri invece, ha questa credenza per ansia sociale e perchè la sua identità passa quasi esclusivamente dal riconoscimento altrui. Potremmo con molto lavoro di consapevolezza, distinguere il “secondo fine” come la demarcazione tra i due stati, per cui l’ avere strumenti di lettura psicologica, permette di capirne la differenza. Molti narcisisti cover ad esempio sono appena conosciuti molto gentili, attenti, disponibili, passando facilmente per empatici; sappiamo che con il tempo, una volta che hanno fidelizzato la persona, mostrano quanto questa facciata sia la strategia per soddisfare i loro bisogni e non la personalità vera e propria.

Sicuramente se le due tipologie riuscissero a liberarsi dal condizionamento e dipendenza dall’altro, avrebbero molta più energia disponibile e sarebbero in grado sia di essere assertivamente in contatto con loro stessi, quanto di aumentare il livello di altruismo puro. Come affermava A.Ellis” Amare se stessi e gli altri non sono obiettivi che si escludono a vicenda, è il modo per raddoppiare gli interessi importanti e il piacere nella vita”

Rebecca Montagnino

http://www.psicologiadicoppia.net/empatia-abuso-psicologico-e-dipendenza-affettiva/

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