IL PREZZO DEL PERFEZIONISMO

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COSA SI INTENDE PER PERFEZIONISMO: Non è tanto un sostantivo atto a definire un comportamento meticoloso fino lo sfinimento, è lo Sfinimento, perchè da un punto di vista psicologico essere perfezionista ha un connotato più ampio ed ansiogeno di quanto il termine comune indichi. Il perfezionismo non è solo cercare di curare l’apparenza in modo impeccabile ed estenuante, quanto un atteggiamento verso la vita quindi un modo di vivere, che pertanto impatta in tanti settori dell’ esistenza.

Una sfumatura di perfezionismo può essere presente in tutti, ma quando in campo clinico si definisce perfezionismo patologico, si descrive un disturbi di vive con un focus costante per cercare di apparire in un certo modo e una sensazione di malessere quando questo non avviene. Talvolta il confine tra mancanza di autostima e perfezionismo è molto sottile, quello che può sembrare come un vacillamento della prima, nasconde in realtà un senso di non sentirsi mai abbastanza secondo canoni che si sono prefissati interiormente. Per quanto viviamo tutti in una società narcisista che spinge su valori come la performance sempre e la competizione, il disagio si amplifica a seconda del tipo di personalità su cui si poggia. Chi è più incline a seguire i condizionamenti esterni o ha avuto un’educazione in cui doveva eccellere o all’opposto, eccelleva senza dover far niente, avrà maggiori possibilità di sviluppare questo problema. Mentre l’autostima lavora sull Io profondo, il perfezionismo rafforza l’Ego

Per chi pensasse che non lo riguarda, ribadiamo che non è il tendere alla perfezione quanto il sembrare tali. A dirla così sembrerebbe non ci sia niente di sbagliato nel voler mirare alla perfezione; se fosse intesa come cercare di fare del proprio meglio probabilmente sarebbe un bene che tutti vi aspirassero. Ma non è un semplice sforzo di miglioramento, è un’ansia costante di non apparire meno. Di conseguenza il perfezionista paga con la sua tranquillità quotidiana un prezzo altissimo, vive male o vive peggio, ciò che senza questo fardello apparirebbe più leggero. Spesso è un disturbo che non vuole essere estirpato, perchè dà un senso di piacere, di benessere, di controllo, di autoappagamento. Talvolta non so più su cosa fare leva e forse evidenziare gli effetti collaterali ed il prezzo che se ne paga, potrebbe incentivare la riflessione sulla sua dannosità.

IL CORPO “PERFETTO” Roberta Madau, esperta massaggiatrice olistica che da anni lavora con il pubblico e che ha approfondito la sua esperienza professionale con molti percorsi psicologici, parla così della sua esperienza quando tratta i corpi “perfezionisti”:

Nei giorni scorsi ho condiviso con alcuni amici il trailer del film sulla Barbie.

Nel video si vedono delle bambine che giocano a fare le mamme con dei bambolotti, finché non compare lei: altissima bellissima e biondissima. Le bambine estasiate da cotanta bellezza e perfezione lanciano in aria le loro bambole facendole andare in mille pezzi. Parte la rivoluzione, oltre alle mamme possono essere donne, donne perfette.

Nei giorni seguenti ho pensato a quanto fosse stato facile passare dalla padella alla brace. 

Siamo passate da casalinghe disperate a schiave della perfezione.

Perché la barbie rappresentava proprio quello, la perfezione femminile.

Negli anni mi sono passati una quantità di articoli in cui X personaggio aveva speso ingenti somme di denaro per diventare la Barbie in carne e ossa.

Lavoro nel settore dell’estetica da quasi venti anni e ho avuto sotto le mani tanti clienti che tentavano di raggiungere ideali di perfezioni assurdi.

Conoscete la frase 《pancia in dentro petto in fuori》? niente a che vedere con la postura da pilates dove il controllo addominale migliora la postura e si continua a mantenere una buona respirazione.

Quella fantastica frase era il must perché era la postura perfetta, peccato, solo dopo si sono capiti i danni: blocco totale della respirazione, ora solo i neonati sanno respirare correttamente; una collaborazione tra torace e addome, polmoni e diaframma. 

Ogni volta che qualcuno si sdraia sul mio lettino addome e torace non si muovono di un millimetro. Il torace è chiuso e la schiena è sempre dolente soprattutto a livello cervicale e lombare. L’ansia è diventata un compagno di vita per questo motivo. L’addome e la muscolatura lombo sacrale sono freddi e contratti

Il colon è dolente. Problematiche di digestione sono all’ordine del giorno. L’energia non fluisce, i muscoli sono un fascio di nervi intrecciati, come corde di chitarra tirati al massimo. Occhi sbarrati e sguardo fisso. La muscolatura del viso è contratta, ne consegue un collo e spalle dolenti.

Mentre massaggio irrigidiscono la muscolatura per farmi vedere quanto è allenata. Gli arti sono sempre tesi, e non si rilassano mai. 

Sono corpi che urlano “basta” ma non vengono ascoltati perché devono raggiungere livelli inauditi. I dolori e le problematiche fisiche vengono viste sempre come un qualcosa di esterno: buste della spesa troppo pesanti, un colpo di freddo, la sedia dell’ufficio.

L’addome, sede delle nostre emozioni, molte volte mi chiedono di non massaggiarlo perché dà fastidio. 

Quando ho iniziato questo lavoro anni fa era facile che durante il massaggio ci si addormentasse o si scoppiasse in lacrime, ora è diventata una rarità.

Esternare le proprie emozioni è sbagliato, si perde la perfezione. Quando succede mi chiedono scusa in continuazione finché non vanno via con la testa bassa.

Da piccola le mie amiche cercavano di farmi vedere i loro difetti a tutti i costi, la stessa cosa che fanno ora i miei clienti, cellulite che non c’è ma strizzano la parte come se fosse un’arancia da spremere, peli invisibili, pelle non più turgida, come in adolescenza, che deve essere tirata su a tutti i costi. 

Chiedono rimedi, ma se provo a instillare la possibilità che è normale il cambiamento del corpo legato al tempo che passa, vanno in crash.

Penso con tenerezza a una cliente che era andata nel panico perché aveva trovato il suo primo pelo bianco sull’inguine, le dovetti fare la tinta.

Piuttosto che accettare il cambiamento, fanno carte false per andare dal chirurgo e tornare in poco tempo quelle di prima, è una corsa contro il tempo che bisogna vincere a tutti i costi.

Mi viene in mente il film di Highlander con la mitica frase: 《Ne rimarrà soltanto uno》

Solo ora apprezzo quello che fece mia cugina quando per sbaglio dimenticai la mia Barbie a casa sua, dopo qualche giorno tornai a prenderla, non vedevo l’ora di riaverla tra le mani, peccato che non avesse più capelli né vestiti, le braccia e le ginocchia erano ricoperti di scotch. Per quanto ci fossi rimasta male all’epoca ora quel momento lo vedo come ancora per debellare il perfezionismo dalla mia vita. – Roberta Madau

PELLE PERFETTA O PELLE SANA? Il perfezionismo PURTROPPO non sta solo nella forma fisica (ricordiamo due patologie che ne derivano: l‘ortoressia che porta ad una compulsione/controllo del proprio peso e la vigoressia, la costruzione di un fisico corazzato anche a costi di enormi sacrifici e privazioni), ma in qualsiasi azione o attività, comportamento, modello che viene considerato Ideale o che è socialmente idealizzato. Può essere nel lavoro, nello stato sociale, nel comportamento etico persino. Ci può pertanto essere un perfezionismo morale nell’essere una “brava” persona, tendere a fare cose per cui gli altri pensino bene di noi o siamo noi stessi a immolare quel ruolo per sentirci a posto/migliori. Chi vive ad esempio tendendo a cercare sempre di fare la “cosa giusta” spesso si rende vittima di questo problema, perchè cerca di continuo di soddisfare le aspettative de gli altri per non essere escluso o disapprovato, perdendo di autenticità ed energia vitale. Paradossalmente è poi questa sorta di strategia di compensazione che rende la persona poco spontanea e credibile esternamente. costruisce un insieme di doverizzazioni di cui non mette mai in discussione la loro funzionalità, ma le segue in modo rigido e compulsivo incapace di uscir fuori da questo schema. Il perfezionismo ce l’ha ancora chi esibisce qualcosa come l’aspetto economico, lo status, lo studente che non sopporta di prendere voti bassi o giudizi mediocri, il genitore che non si sente amato, il figlio che non trova sempre l’accordo sulle sue scelte. Quello che cerca il perfezionista è l’elogio indiscriminato e come risponde la società? Abolendo per esempio nella scuola voti bassi che potrebbero urtare la sensibilità degli studenti, eliminando testi difficili o testi che fanno riflettere, dando ancora di più l’idea di un mondo in cui la perfezione è l’abolizione del diverso, del difficile, dell’impegnativo, del non realizzabile: un mondo finto

Foto Lodovico Tommasi

COME DISTINGUERE QUANDO E’ PERFEZIONISMO E QUANDO E’ SEMPLICE VOGLIA DI MIGLIORAMENTO. Il perfezionista persegue il “bravo”, l’acclamazione costante di un pubblico, virtuale o reale che sia, della propria famiglia, dei propri colleghi e non ultimo, di sè stesso. Nel senso che ciò che fa segue criteri rigidi interiorizzati, seguiti da doverizzazioni che lo fanno sentire protetto da ciò che è fuori e gratificato da ciò che pensa dentro. E’ una prigione, una schiavitù e anche quando fa qualcosa di buono per sè o per gli altri; non ha mai come scopo il raggiungimento del suo benessere quanto quello di essere il Migliore. Talvolta questa distinzione sottile non è chiara e finchè non lo è, il rischio di perseguire un falso e deviato obiettivo, è piuttosto presente.

Non cerca di migliorare la propria vita o le sue abitudini in modo sano ma di fare la cosa giusta (giusta poi per chi???); infatti se nel primo caso la persona si ascolta, nel secondo va dritta ciecamente verso i suoi obiettivi senza ascoltare i suoi bisogni e le sue emozioni. Congela tutto in nome di un sudditanza alla sua volontà o alla sua compulsione che sia, nascondendo ogni lato che tradirebbe il suo vero Io. Non solo, se mostrasse agli altri le sue vulnerabilità crollerebbe, perderebbe quella sfida che si è imposta.

IL GIUDIZIO: VERGOGNA E SENSO DI COLPA I SENTIMENTI COSTANTI

Non si può fare a meno di giudicare. Da un lato è vero, ma viviamo nell’era dei social dove l’apparenza, la visibilità sovrastano l’essenza; viviamo nell’era del narcisismo dove l’immagine ha sostituito il vero Io. Il condizionamento è così esteso che rimane difficile scapparne, disobbedire alle leggi del mercato che impongono modelli ovunque. Diamo un giudizio ogni giorno in ogni momento, like richiesti, velocizzano o azzerano la riflessione, persino anteponendo il pensiero se sia poi così necessario dare sempre un giudizio su tutto. Questo confronto malato e nevrotizzato alla lunga crea una forte ansia di approvazione, di accettazione nonchè di essere qualcosa in più rispetto agli altri, con invidie e gelosie annesse. Non basta più essere qualcuno, ma essere più di tutti.

Vi ricordate inizio di American Psycho? Christian Bale nel personaggio creato ad hoc dal romanzo di Bret Easton Ellis, ha un rito mattutino per prepararsi infinito, non perchè cura la sua persona, per amore cioè della sua persona, ma per apparire meglio dei suoi colleghi. Senza le conseguenze estreme del suo problema, che fortunatamente non tocca chiunque si ritrovi nel perfezionismo, vi ricordate la scena dei biglietti da visita? Il suo malessere quando scopre quelli dei suoi colleghi più belli del proprio? Per quanto parossistica quella scena è la base del carattere narcisista/perfezionista: ansia di prestazione, confronto, invidia, tre elementi che sembrano avere un prezzo accettabile da pagare, ma quanto costano in realtà?

La vergogna per non essere a quell’altezza è una delle prime conseguenze, sebbene non sia una vergogna giustificata dalla situazione. Nasce dalle convinzioni in base a come si deve essere, le quali spesso portano a come il mondo o gli altri devono essere o debbono trattarci. I sensi di colpa derivano dal senso di inadeguatezza: solo chi si pone degli standard o modelli di comportamento, può sentirsi inadeguato se non li consegue. Tanto è vero che poi di fatto non attivano sempre atteggiamenti di miglioramento o sforzi, anzi sono bloccati al divenire proprio perchè temono di non raggiungere tali livelli. Da qui nasce anche l’ansia di prestazione, il misurarsi confrontarsi con gli altri creando un circolo vizioso.

PERFEZIONISMO E NARCISISMO: così è se vi pare.

C’è una maschera per la società, una per la famiglia, una per il lavoro. Quando sei solo finisce che non sei nessuno” L.Pirandello

Il perfezionismo patologico è un tratto presente spesso nel disturbo di personalità narcisistica; la persona ambendo a creare un’immagine/modello perfetta di sè stessa, cerca di cucire un profilo non solo virtuale, di quello che idealmente immagina sia ciò che gli altri vogliono da lei. Per ottenerne approvazione, accettazione, ma anche per essere al centro delle attenzioni. A forza di vivere questa forzatura in ogni campo della propria vita, finisce per indossare molteplici maschere, a seconda della situazione o circostanza. Maschere che la allontanano progressivamente dai suoi bisogni, dalla sua vera essenza, dalla sua autenticità.

Per far questo si deve scrollare di dosso ogni emozione, impulso che allontanerebbero dal raggiungimento di tale traguardo, sebbene sia un traguardo malsano, diviene come una droga, una necessità sempre più crescente che la aliena da sè stessa. Il prezzo a livello di personalità è altissimo, perchè le esperienze non certificate previamente come riuscita perfetta si evitano oppure si impregnano di un’ansia fortissima; o quando non si realizzano secondo le proprie aspettative irrealistiche, si cercano rappresentazioni che confermino sempre una visione egocentrata o autoreferenziata della situazione.

La personalità vera tanto è abituata a plasmarsi, non si riconosce più, non si sa chi si è davvero. Pirandello il secolo scorso aveva letto benissimo questo fenomeno, ma non immaginava a che livello sarebbe arrivato, non poteva sapere che i social avrebbero amplificato questa scissione e che questa sarebbe stata così perseguita ed divinizzata dall’uomo moderno.

La corsa al perfezionismo inoltre è stata anche influenzata dall’enorme valore che si è dato all’autostima, gonfiando tanto l’ego da contribuire al sorgere e al mantenimento del disturbo narcisistico. Tutto viene esasperato alla ricerca della proclamazione del proprio valore di qualsiasi tipo sia, in qualsiasi campo sia e allo stesso tempo all’abolizione di qualsiasi forma di stress psicologico. Il risultato è una società fragile, narcisista in cui individui più o meno giovani danno tutto di sè stessi pur di ottenere il riconoscimento, la gratificazione, la lusinga. Costruiscono identità fragili fatte di apparenza, che come castelli di carta, crollano al primo soffio di vento e all’interno di questi caselli costruiscono falsi miti per ogni occasione. Come afferma Jean M.Twenge una delle massime esperte del narcisismo nel suo libro L’epidemia del narcisismo in collaborazione con Keith Campbell : ” Capire l’epidemia del narcisismo importante perche le sue conseguenza a lungo termine son distruttive per la società . La concentrazione della cultura americana sull’suto-ammirazione ha causato un volo dalla realtà grandiosa. Abbiamo falsi ricchi (con mutui di soli interessi e montagne di debiti), false bellezze (tramite chirurgia plastica), falsi atleti (tramite droghe per aumentare le prestazioni sportive), false celebrità (tramite reality e Youtube), falsi studenti (tramite l’inflazione dei voti), falsi sentimenti di essere speciali (tra gli altri bambini, falsi amici (tramite l’esplosione dei social network). Oggi il senso di autostima dipende dal successo o dal fallimento, dall’approvazione o dalla disapprovazione; il valore del sè è contingentato da ciò che riteniamo sia il o più settori in cui pensiamo di eccellere, con la conseguenza di un Ego che si sopravaluta facilmente e altrettanto facilmente crolla.

IL PREZZO DEL PERFEZIONISMO. Se il discorso sul prezzo pagato dalla nostra personalità non dovesse far leva a sufficienza, andiamo a vedere in termini economici e di tempo cosa richiede e cosa toglie questo problema. A seguito di alibi o dissociazioni cognitive cucite a pennello, la spesa per sostenere questo stato è altissima ma apparentemente incastonata nelle abitudini di vita.

Anni fa domandai ad una paziente quanto tempo spendeva a settimana per ritoccare le foto su Photoshop prima di postarle su Instagram. All’incirca otto, per un totale di 32 ore mensili…quante altre cose si potrebbe fare in quel mentre, attività che magari lascerebbero un senso o un segno nel tempo e non affliggerebbero per una ricerca della perfezione inesistente.

Quanto tempo spendete sui social per avere like o arrivare a quel livello di perfezione delle foto che vi siete preposti?

Ancora le spese estetiche sono diventate un must oggigiorno, non solo appannaggio di chi lavora nel mondo spettacolo e vive della propria immagine, tutti in qualche modo oggi vivono di immagine. Le spese eccessive vengono sostenute in qualsiasi ceto sociale, senza le quali le donne si sentono o temono di sentirsi criticate dalle altre donne o escluse dagli uomini. Parrucchiere, abbigliamento, accessori, presenzialismo in posti ritenuti alla moda, mani, unghie, personal trainer sono diventati necessari a creare non tanto benessere e forse nemmeno bellezza, quanto per calmare un bisogno sempre più forte e sempre meno contenuto: il bisogno di apparire e di apparire perfetti (anche a costo di sembrare tutti uguali, anzi anche meglio così si è certi di rientrare nel modello socialmente e unanimamente accettato). Mai malati quindi, mai invecchiati, mai umani.

Persino gli animali domestici devono essere perfetti, anche se questo spesso significa snaturarli. La perfezione è ovunque e in qualsiasi ambito ormai. Genitori perfetti, figli perfetti, amanti perfetti, amici perfetti, come tante Barbie per l’occasione.

Suona artificiale e molto peggio poco umano? Pazienza, se avvicina anche di poco alla Perfezione.

https://www.internazionale.it/opinione/arthur-c-brooks/2023/02/12/lavoro-salute-mentale#:~:text=Molti%20studi%20hanno%20dimostrato%20una,compulsivo%20porti%20a%20questi%20disturbi.

https://www.ilsole24ore.com/art/il-meglio-e-nemico-bene-cosi-perfezionismo-crea-effetti-deleteri-AEVfmkeB?refresh_ce=1

Rebecca Montagnino

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