A LITTLE WOULD BE ENOUGH

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Basterebbe poco a volte per far star bene gli altri.. se solo si vedessero gli altri…”

Parkanyi Raab Peter

Mesi addietro ero in aereo quando ho assistito ad uno dei soliti episodi di invasione barbarica; un gruppo di “adulti” che sparso in file diverse, proponeva urlando come fossero allo stadio, ristoranti per la sera, mentre intorno chi provava a leggere, figuriamoci chi a dormire, li osserva infastidito. Loro erano totalmente incuranti e disinteressati del disagio creato, come se l’aereo fosse stato il loro jet privato. Scene di totale inciviltà ed egocentrismo a cui siamo purtroppo abituati

Allora per bisogno di compensazione, ho riletto un articolo che mi ero salvata, una sorta di reminder pacificatore, pensando quanto basta poco per vivere meglio in mezzo agli altri. L’articolo che vi giro riguardava delle regole silenti che i passeggeri della metro londinese adottano, specialmente quando i vagoni sono affollati. Potrebbe essere valido per tante diverse situazioni, così come per tanti luoghi differenti, ogni volta che il buon senso, nasce dalla consapevolezza che il mondo non gira attorno a noi, ma che ciò che facciamo ha delle conseguenze sugli altri .F orse questo, se adottato come igiene di vita sociale, permetterebbe di vivere meno nervosamente nelle grandi città.

Siamo invasi dal rumore e nel nostro spazio costantemente dagli altri e sappiamo infatti che il rumore come il sovraffollamento sono elementi che contribuiscono ad innalzare i livelli di cortisolo nel sangue, ovvero dello stress. Avere semplici premure verso l’ambiente intorno, porterebbe a non tenerlo così alto, se non ad abbassarlo.

https://www.donnamoderna.com/lifestyle/viaggi/londra-le-regole-del-galateo-in-metropolitana

Ora per me quella città rappresenta una delle cose che amo di più al mondo, non solo perchè Londra è amazing non c’è niente da fare, ma perchè rappresenta ( specie prima della Brexit) l’accettazione dell’eterogeneità, il rispetto di regole civili e di una forma di libertà dal giudizio altrui. A nessuno interessa come vai vestito, a quale genere appartieni; non è solo questione di tolleranza, è essere open minded , una forma di rispetto della diversità. E ogni tanto devo scappare lì per respirare quell’aria; lo so che ha i suoi difetti, che chi la vive la detesta, ma per chi ha bisogno di maggiore apertura e di forme cortesi di convivenza è una boccata d’aria, inquinata che sia.

IL RISPETTO E’ LIBERTA’ E’ un’aria che scioglie quei condizionamenti ottusi a cui siamo abituati, quei limiti di una cultura paesana/bigotta/ giudicante/ impaurita/ maschilista/chiusa che abbiamo. Girare in un ambiente non giudicante, dove non sono attenti all ‘apparenza e all’approvazione degli altri è disintossicante. Ricevere scuse se aspetti in fila o se ti urtano per sbaglio per strada, un grazie se fai passare, l’automobilista che si ferma sulle strisce pedonali, fa stare bene. A me persino commuove, tanto sento il benessere che provoca.

Se leggete l’articolo sembra così naturale comportarsi in un modo che tenga conto del fatto che su una metro non siamo soli e che le nostre azioni hanno delle ripercussioni sull’altro; il nostro urlare, tenere alte le suonerie, urtare gli altri passeggeri con gli zaini ingombranti. Lo stesso vale per la strada o sul camminare in mezzo ai marciapiedi senza pensare che non sono spazi solo nostri, sostare sulle scale della metro senza considerazione per chi le usa come voi, vivere come se l’altro non esistesse, basandosi solo sulla visione del proprio Io.

C’è una considerazione umana non dico empatica sempre, ma quanto meno civile dell’altro; c’è un’ educazione alla solidarietà e al senso di comunità che non abbiamo. C’è l’idea che il nostro comportamento potrebbe disturbare: il pensare prima di agire o parlare, riflettendo sull’impatto che abbiamo fuori, è decisamente la base della convivenza.

OVER TUTTO Viviamo ormai in città sovrafollate dove sappiamo la densità essere uno dei fattori di maggiore stress, se ognuno mantenesse delle piccole accortezze per non scocciare il prossimo, il grado di frustrazione e di intolleranza che si accumula, diminuirebbe.

Spesso ci sentiamo irascibili già di prima mattina, se analizziamo i motivi, o probabile ci siano stati cento episodi in cui distrattamente e senza attenzione, qualcuno ha prevaricato il nostro spazio, la nostra sfera intima, ha fatto un rumore molesto senza bisogno, è passato avanti. Così la sera ci domandiamo perchè siamo esausti e spesso la risposta è semplicemente nell’aver avuto a che fare con le persone.

. Persino il viaggiare sta diventando un problema a causa dell’overtourism, che altro non è un quantitativo di gente eccessiva, che si comporta soprattutto in modo eccessivo, senza prestare l’attenzione e la cura ai posti in cui si trova e alla cultura che la ospita. Purtroppo spesso lo scopo del viaggio è solo quello di presenziare (ometto instagrammare per evitarmi la nausea), senza nessun garbo o delicatezza: il motto è ci DEVO ESSERE. Prova ne è stata l’ondata di folla a fotografare il Papa nella sua bara, nonostante i divieti.

E’ impensabile continuare a muoversi in un mondo in modo così ottuso ed egocentrico, senza badare a non urtare emotivamente o fisicamente l’altro. Usare risorse, o sfruttare solo per il proprio bisogno infantile l’ambiente. C’è nel depauperamento ambientale come nel disinteresse dell’altro, lo stesso senso di arroganza ed egoismo, reso ottuso perchè in fondo danneggia anche chi lo provoca.

ESERCITARE L’ATTENZIONE ALL’ALTRO. Esercitarci l’attenzione, chiederci cosa sentono gli altri, pensare che non tutti sono come noi, a come sono, a quale mondo interiore hanno, quali valori li spingono, quale linguaggio utilizzano. Vedere un film e togliersi almeno lì dal proprio posto, usarlo come un esercizio di comprensione da ciò che non ci appartiene. Riprendere a leggere per osare ad entrare in mondi sconosciuti, riappropriarci anche e prima di tutto dell ‘ascolto di noi stessi, ma di un ascolto profondo…Riconettersi con il mondo reale

Lorenzo Quinn Building Bridges

Viviamo nel 2025 eppure la comunicazione pur disponendo di ogni mezzo mezzo, non è mai stata così paradossale, priva di riflessione e di sensibilità; non si ascolta, non si vede, non si bada all’altro, talvolta non si è nemmeno più in grado di capire la realtà perchè è stata persa quella dose minima necessaria di oggettività che è il contrario della soggettività.

Se manca lo sforzo umano di entrare dentro, sè stessi o negli altri ed tutto il resto è superficiale e secondario. Siamo solo malati ed ossessionati, ma di connessione tecnologica.

La cecità di ottusa nel vedere con gli occhi del cuore, è finita davvero? Cosa peggiore che sta accadendo: se ce ne freghiamo di ciò che è vicino, figuriamoci di ciò che è lontano. E quindi l’atrocità che scuote il momento storico che viviamo, lo teniamo “saggiamente” o vigliaccamente a distanza.

Altro e altrove

PLEASE DO NOT DISTURB Da quell’articolo si ritaglia una frase che riassume ogni punto: evitate di disturbare che è anche evitare di nuocere. Pensate all’altro; non disturbare è anche un modo per prendersi cura dell’altro.

CI VORREBBE POCO IN FONDO…Basterebbe poco, un minimo di attenzione e di sforzo, un ingentilirsi non per quel nauseante bisogno di sembrare migliori, di vendere quel santino di bontà che nemmeno ci appartiene. Basterebbe ragionare prima di parlare o di muoversi, diverrebbe un’abitudine con gli anni, abbasserebbe il cortisolo senza pensare poi, che solitamente alla gentilezza o cortesia, si risponde per automatismo con la stessa.

Noi purtroppo abbiamo secoli di valori basati sulla furbizia, che ha creato uno stato interno di perenne sfiducia e di chiusura. Ci ha portati ad essere indiretti nella comunicazione e a vivere continuamente sulla difensiva. Non in tutti, segno che si può combattere anche questo.

Viaggiare tra le mille cose insegna questo, che quello che pensi sia normale, altrove non lo è, che quello che trovi legittimo e non viene condiviso, altrove lo è e per questo tengo quell’articolo sul mio profilo di whatsapp, per aprirlo e ricordarmi che in fondo basterebbe poco.

E’ come ascoltare il rumore del mare da una conchiglia, anche quando il mare non lo vedi.

Ho bisogno di sentirmi a casa e cercare ovunque ciò che mi dà quel senso di appartenenza e connessione. La casa in fondo è ovunque ci sentiamo condivisi, rispettati e se a volte ci sentiamo alieni, non sempre dipende da noi, magari è il posto sbagliato o le diverse affinità con chi ci circonda che mancano.

Secondo voi quali gesti di gentilezza o buona educazione potrebbero migliorare il vostro umore quotidianamente e quali sono le cose che vi invece vi arrecano fastidio?

Rebecca Montagnino

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Una risposta

  1. marta pisa ha detto:

    Una cosa che noto ad esempio, non solo come dici non c’è un tentativo di immedesimazione vera con l’altro ma si tende molto a dare per scontato che l’altro la pensi ed agisca come io farei. Ciò che viene a mancare è l’esperienza, l’esperire le situazioni. La tecnologia ci porta a passi larghi sempre più in questa direzione, principalmente perché la si usa per evadere e non per approfondire. Ciò che mi infastidisce noto essere un’intolleranza degli altri nel voler star a spiegare se stessi quando qualcuno cerca di capire meglio, che é l’altra faccia della medaglia nell’esigere un certo comportamento o nell’esigere di avere a che fare solo con persone con il QI dal 110 in su. C’è davvero questa voglia di connessione e di capire la differenza tra le persone o c’è piuttosto l’esistenza di due estremi che non si tollerano a vicenda?

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