TELEVISIONE , CATTIVA MAESTRA O …..LA GRANDE BRUTTEZZA

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Questo era il titolo di un famoso e interessantissimo saggio di Karl Popper e Giancarlo Bosetti sulle conseguenze della televisione. Karl Popper (1902-1994) filosofo e  studioso di pedagogia  fece importanti rivelazioni sulla capacità della televisione di condizionare comportamenti di adulti e bambini. Secondo lui la qualità scadente dei programmi televisivi era dovuta al fatto che ideare programmi per venti ore di buona televisione era più difficile del contrario e soprattutto  la gente richiedeva più programmi sensazionalistici che di buona informazione. Ma la sua critica più forte era direzionata alla violenza presente sia nei programmi in generale, cartoni animati compresi, sia nei telegiornali (sono in molti infatti ad affermare che è meglio evitare l’uso di telegiornali prima di coricarsi per evitare di trasmettere l’ansia generata dalle immagini nel sonno). Specie per i bambini che hanno difficoltà a distinguere realtà e finzione, la presenza di immagini violente sul video equivale a sentire la violenza come facente parte del loro luogo domestico. A tal proposito Popper sollecitava l’introduzione di una patente a chi fa televisione, patente che poteva  essere revocata qualora non venivano rispettati i criteri, al fine di consapevolizzare gli ideatori del  ruolo importante di educatori di massa. Infatti come diceva anche Bauman, esiste una definizione di spettatore intesa come “colui che non fa il male, ma lo osserva”..in tal modo si sottolinea la negazione della colpa e si allontana la percezione della responsabilità. Oggi siamo tutti spettatori, consapevoli o meno, volenti o meno (ricordiamo di come siamo stati chiamati alla visione del crollo delle due torri gemelle l’11 settembre). “. ..le immagini sono numerose e appaiono nei nostri salotti con spaventosa regolarità..come tutte le cose tradizionali, hanno perso il potere di traumatizzarci perche sono state rese aproblematiche dalla routine quotidiane e dall’abitudine…l’assorbimento di immagini può ostacolare piuttosto che facilitare l’assimilazione del sapere. Non si sa nulla delle cause dei drammi che vediamo e così la nostra responsabilità comune per i disastri umani non è presa neanche in considerazione e non rovina la festa della reciproca assoluzione”.

Popper  ancora, ben consapevole dell’uso  dei mezzi mediatici che era stata fatto con le precedenti dittature, vedeva quindi nella tv uno strumento di potere altamente condizionante soprattutto su fasce di popolazione più deboli caratterialmente. C’è chi invece come Negroponte, che ha  ipotizzato un uso on demand della televisione, al fine di far scegliere gli individui e rendere l’apparecchio meno pericoloso di quello che è. Oggi molti programmi sono infatti accompagnati da un simbolo che conferisce il grado di adattabilità del pubblico alla visione, sconsigliandola ad un pubblico giovane per esempio. Questo perchè Popper non sapeva quali mostri di condizionamento sarebbero nati dopo, non conosceva la facilità di accesso per tutti ai social e il loro temibile potere condizionante.

La televisione infatti, strumento fino a prima dei social capace di condizionare moltissimo i comportamenti nonchè le scelte di consumo della popolazione, ricopre oggi un ruolo decisamente meno prioritario nelle ricerche sociologiche. I social infatti  oggi investono molto più tempo di quello che un giorno apparteneva al guardare passivamente la tv, soprattutto perchè sono accessibili sempre passivamente ovunque e in qualsiasi momento. La televisione richiede ancora se non altro lo stare a casa che sia in cucina o in salotto, da soli o in compagnia. Un tempo “lo diceva la tv, oggi lo dice internet” e il suo potere è assai più forte. Ciò nonostante è ancora una fedele compagnia, permette di svuotare la mente, senza scegliere una direzione precisa, canalizzata solo verso quel che al momento lo zapping ci mostra meno noioso. Tuttavia ci indirizza ancora molto su quali schemi seguire, su come spendere i nostri soldi, su come dobbiamo apparire, sottoponendoci ad un annullamento del nostro pensiero. La nostra visione diviene acritica difronte a notizie sconvolgenti che ci scorrono davanti in un pot pourri di qualsiasi cosa (sport, gossip, drammi interni, tragedie esterne, meteo, risse parlamentari), inondandoci di ansia e stress emotivi che il corpo registra specie durante il sonno.

La tv è brutta, volgare, molesta, indecente. Gente (uomini e donne, donne e donne) in programmi dove si spogliano e per trenta minuti in un letto cercano di capire se l’altro è appetibile o meno (meno del tempo che una donna impiega mediamente in un negozio nel periodo dei saldi..); reality di debosciati che vanno in posti bellissimi ma ameni a farsi cospargere il corpo di insetti orrendi; programmi di cucina che inondano una penisola che soffre di disturbi intestinali, di alimentazione e di digestione; pubblicità  spettacolari per il gioco d’azzardo con una vocina che nel finale in due secondi, avverte che può causare dipendenza: la follia. Se non che questa tv viene pagata senza potere di disfarsene e per vedere film più o meno decenti e recenti, bisogna pagare ulteriormente. L’ alternativa è un cinema, dove il parcheggio è infelice, dove c’è fila per il posto, l’odore nauseante di pop corn e il rumore delle mani che frugano dentro e delle bocche che ruminano indecentemente, le stesse mani che controllano continuamente le eventuali notifiche sul telefono,  nemmeno gli spettatori fossero Grillo.

Guardare il tg la sera non fa venire solo l’ansia, fa venire la depressione. L’ansia viene per le notizie di cronaca estera , sulla cronaca interna assistiamo ad un labirinto mentale e verbale del tutto incomprensibile, un cubo che come giri e rigiri non ne trovi un lato omogeneo..figuriamoci a trovare gli altri cinque..e cenare davanti non spezza la comunicazione, mette nello stomaco tutta quella roba, immondizia.

La grande bruttezza è nei dibattiti dei nostri politici, un pessimo esempio di non comunicazione, dove vince chi prevarica e prevale sull’altro ( lo stesso che poi viene fatto al di fuori del piccolo schermo). E’ nei corpi esibiti delle donne che rafforzano quel modello femminile privo di neuroni che ogni donna dovrebbe rifiutare e ogni uomo allontanare.

La programmazione dei comportamenti umani è un fatto che esisteva da tempo, anche prima della tv ,ma grazie ad essa e ai social dopo, ha trovato un ottimo strumento di governabilità. Ormai non solo ogni famiglia  dispone di uno o due apparecchi, ma è presente nei bar, nelle palestre,  così che siamo continuamente perseguitati e involontariamente condizionati. Nessuno ci dice però che il battito elettronico emesso dalle tv è molto più dannoso di quello percepito in un concerto. Distoglie inoltre la mente dal chiedersi se le notizie, proprio perchè incessantemente ripetute, siano veritiere o meno. Sempre però siamo noi che decidiamo cosa mettere nella nostra testa.  Esiste  certo la possibilità del libero arbitrio o la possibilità di scelta: guardare solo ciò che ci interessa e quando non c’è niente, spegnere, fare altro, ecco il problema forse sorge qui..ma cosa altro ci interessa????

 

Rebecca Montagnino

BIGLIOGRAFIA:

Televisione, cattiva maestra. K.Popper, G.Bosetti

Il secolo degli spettatori, Z.Bauman

I pericoli della televisione

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Una risposta

  1. www.fabtravel.it ha detto:

    Se facciamo attenzione noteremo che fra le persone che sono maggiormente allegre e divertenti sono quelle che guardano meno la televisione. chi guarda molta televisione spesso e’ triste o aggressivo o insoddisfatto o anche tutti e tre insieme

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