PAURA DELLA LIBERTA’

Ridimensiona il testo-+=

Tempo di lettura: 6 minuti

“L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura. Perchè? Perchè la libertà lo obbliga a prendere decisioni e le decisioni comportano rischi.” Erich Fromm

Quest’ estate ho riletto “1984 di Orwell e non sazia di quella che allora era definito romanzo distopico ma oggi è pura realtà, ho aggiunto “Fuga dalla libertà ” di Erich Fromm; come sempre ho riscontrato quanto possa essere consolatorio riconoscersi in un pensiero, destabilizzante che sia. E’ stato strano, queste letture non mi fecero lo stesso effetto quando ero un adolescente: causa una consapevolezza aumentata o un mondo che al momento è lo specchio di ciò che contengono quei due libri?

Capita spesso che mi assale una fame di condi-visione sulla visione mondo, per questo seguo certi artisti e divoro ogni forma di Consapevolezza; ho bisogno di ritrovare un pensiero che mi dia conforto, che sottenda una ricerca di maggiore verità. Accetto meglio questa realtà, se so che altri convivono con questa lettura amara senza doverla edulcorare o negare, per poterla sopportare. Cerco un aiuto che permetta di mantenere il focus, senza dover modulare l’intensità con cui arrivano certe prese di consapevolezza. Forse, da qualche parte, ho anche bisogno di uscire o scappare dalla confort zone, semmai ci dovessi cadere..

LIBERTA’ E REPONSABILITA’ DI SCELTA. Fromm e prima di lui tanti altri, diceva che non reggiamo tanta libertà, non la sappiamo gestire. La libertà comporta responsabilità di scelta; non tolleriamo perciò andare fino in fondo, svegliarci e vedere chiaro, richiede una presa di coscienza e una continua scelta su cosa fare o cosa essere. Allora l’uomo difronte all’abisso della libertà ha due strade, o ottimizzare quella libertà conquistata cercando di vivere al meglio il suo potenziale o cercare forme di dipendenza e sottomissione a cui delegare le sue responsabilità. Il suo testo era del 1941… eppure così drammaticamente attuale

LO STATO GASSOSO. Chissà se Bauman aveva previsto che la società da solida a liquida come l aveva definita, sarebbe diventata gassosa. Più che soddisfare eterni desideri, stiamo spegnendo il desiderio stesso, per spostarci appagare il confortevole Nulla.

Se aveva intuito che il prendere coscienza sarebbe divenuto un processo sempre più effimero e trasparente, che dura lo stesso tempo con cui scrolliamo, a momentanery act of reason, che poi evapora nello spazio. Se aveva già capito come il problema dell’attenzione, si sarebbe tramutato in una disattenzione normalizzata, dove l’uomo non riesce a mantenere il focus se non per una manciata di secondi, per poi tornare a perdersi in uno stato di apatia e di trance perpetuo. ..

Se aveva pre-visto quali devastanti conseguenze avrebbe avuto nella società la perdita del proprio Centro, dell’Ascolto, dell’Approfondimento, del Coinvolgimento. delle emozioni, del potere sui propri pensieri, Per cosa poi? Per un letargo infinito…Se Wiston e Julia protagonisti di ” 1984″ venivano deprivati della loro umanità, noi abbiamo fatto un passo avanti; lo chiediamo e lo cerchiamo in tutti i modi .

La testa viene imbottita di pensieri che corrono alla deriva, incessanti immagini che tornano, scambiate con la rifless-ione. Overwhelming lo definiscono, tradotto erroneamente con il pensare in modo eccessivo; nel concreto invece, significa avere pensieri rimurginanti sul nulla. Pensieri di insicurezza, bisogno di approvazione, narcisismo, ripiegamento su sè stessi, non sono pensieri filosofici o domande esistenziali. Fanno ammalare, ma la “malattia” è meno faticosa della rivolta. Provocano angoscia, ma il prendere atto di un ‘angoscia primordiale sul senso del nostro stare al mondo, richiederebbe uno sforzo maggiore.

ADDICTED STORE Conosci te stesso non è più in voga, non è più ambito. Se manca il senso della vita, tutto è insipido e richiede pertanto una costante proliferazione di stimoli spettacolari, non dovremmo meravigliarcene. Siamo circondati da violenza, ma ci giriamo, senza chiederci se siamo in grado di notarla per poterci difendere. Ci difendiamo da cose non importanti, lasciando che i mostri girino impuniti. Dentro di noi e fuori nel mondo.

Il lavoro su di sè costa una fatica indicibile, perchè ci dobbiamo liberare prima da mille condizionamenti e vizi che ci piacciono, caramelline che ci allietano la vita. Per questo, appena possibile si cerca di fuggire da sè stessi. Una fuga che sfocia nelle mille dipendenze a disposizione: serie tv, cibo, droghe, e-commerce, porno, alcool, social, dipendenze affettive, Ce n’ è per tutti i gusti…

Fuggire dalle responsabilità se è insito nella natura dell’uomo, non è mai stato così facile; è è alla portata di mano, basta infilare dentro la testa immagini passivamente, come se la propria mente fosse una tv. Ciò che accade all’interno di quello schermo non ci riguarda. Non si percepisce, quindi non se ne ha gestione, se non si ha la gestione, non si ha potere, ma in “compenso”, se ha la deresponsabilizzazione. Una sorta di lobotomia autoindotta insomma

Ci si abbrutisce di qualsiasi cosa pur di non guardare fuori, tantomeno dentro e quando ci si prova, si realizza che l’introspezione non è più alla nostra portata, si ricorda a malapena il significato della parola. Dismessa, barattata, per comodità. per piacere agli altri, per inerzia, per minuti in più in rete. La rete, Il nuovo oppio dei popoli, seppur sulla rete stessa, si potrebbe far tanto altro e imparare cose nuove, che ci aprono la mente. Non è colpa sua, la rete è come si sceglie di usarla.

TU SEI LA TUA SCELTA . J.P SARTRE Decidiamo noi cosa fare del nostro tempo, di ciò che mangiamo, leggiamo, facciamo. Quindi se l’uomo moderno si ingozza di reel o di foto su cosa fanno gli altri, lo sta scegliendo. Se si impadronisce di idee altrui, se ne appropria per darsi un’identità, che lo salvi dall’esclusione, lo fa deliberatamente. Dante e il libero arbitrio, vi ricorda qualcosa? Sebbene il prezzo che l’individuo paga è la perdita della sua Identità vera, è orrendo, ma è meno faticoso. Da qui la sensazione per cui incontrare autenticità è come incontrare un Ufo

Idee e parole gettate come coriandoli, che sembrano avere spessore solo perchè come le foto in una gallery fanno scena (eufemismo per fuffa): sono tante, sono colorate, sono veloci, sono dettate da Chi influenza. Un tempo il concetto di essere spiati dal Grande Fratello era sinonimo di terrore, oggi è agognato: datemi attenzione, a qualsiasi costo.

Il nostro essere è definito dalla quantità di follower, dai messaggi, o dai like o dalle visualizzazioni che riceviamo dai follower. Regaliamo senza battere ciglio dati personali, intimità, lacrime e gioie al mondo sapendo che servono anche a scopi pubblicitari.

Così per smettere di partecipare all’impegnativo compito che lo stare al mondo richiede, si spegne ogni contatto, emotivo, fisico, mentale che sia; niente più indignazione o rischio di ribellione, niente conflitto. Se si bandisce il contatto con se stessi o con il mondo, allora ci va bene tutto, pur se il “tutto” è ingiallito da una coltre di costante insoddisfazione.

Non si può scuotere in fondo chi non prova emozioni : ha perso il desiderio di provarne. E-movere infatti è il verbo da cui deriva e significa smuovere. No emozioni, no azione

COSCIENZA ALTERNATA La coscienza in taluni casi invece oscilla come una altalena o una luce stroboscopica, ora c’è e un secondo dopo svanisce, si dissolve. Inverosimilmente-

La conformità, la fuga delle responsabilità, la paura di uscire dai propri confini hanno vinto. Facilmente.

.

AGGRAPPATI AD UN PROFILO: AGGRAPPATI AL FALSO SE L’uomo moderno…Impanicato se resta qualche ora senza connessione con il suo telefono, mentre non è altrettanto preoccupato o angosciato –Mofo, è parola per descrivere la patologia, ovvero paura di essere tagliato fuori- perchè non sa più connettersi con i suoi pensieri, lasciando che vaghino come cavalli impazziti nella testa, o con le sue emozioni che scoppiano con violenza o si prosciugano come ci fosse un ‘improvvisa siccità di voglia di vivere. L’uomo alienato emotivamente, lascia esplodere le emozioni in comportamenti folli con noncuranza e senza rimorso; oppure le congela a vita, pur di non apparire vulnerabile ed umano. Who cares!

FUGA DALLA LIBERTA’ Si può fuggire dalla libertà, si può temere di conquistarla?

Prima di Fromm avevano capito in molti che rinunciare a lottare per la propria libertà è un male insito nell’uomo. Platone non diceva forse che chi osa liberare gli uomini dalla caverna, rischia di venirne ucciso? E con lui Spinoza o Etienne de Boitie in un attualissimo saggio del 1500 un pò dimenticato ” Discorso sulla servitù volontaria”, affermava che asservire all’obbedienza è più facile che ribellarvisi. Prendeva numerosi esempi nella storia di popoli che pigramente e beatamente avevano preferito arrendersi o non lottare affatto, delegando ad un Uno solo la loro democrazia. Così ha avuto luogo quella che Arendt ha espresso meravigliosamente bene nella sua crudezza, la Banalità del male. A volte il male si compie perchè ce n’è coscienza, che forse è peggio che l’averne, è uno stato di indolenza, di disfacimento delle assunzioni di responsabilità morali. In una sua citazione: “La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive”. Non vi riporta a fatti del presente?

Leggevo di recente del Natale anticipato in Venezuela da Maduro, stratagemma politico per far tacere eventuali rivolte: doni e cibo ed addobbi natalizi già da ora, ci meraviglia forse? Non siamo quelli che secoli fà si lasciavano addormentare dagli spettacoli dei gladiatori o che oggi si coprono gli occhi con le partite di calcio o le serie su Netflix?

Un popolo che dorme e non vuole svegliarsi, è come una persona senza consapevolezza ; non vede ciò che accade intorno e gli occhi del mondo oggi, sono fissi su uno schermo, più tempo di quanto lo siano a caccia di realismo.

COSA POSSIAMO FARE NOI? Svegliarci, riattivare lo spirito critico, scegliere, rimanere attivi mentalmente ed emotivamente, rimanere empatici, cercare di essere umani. Non cadere nell’acquiescenza .

La psicologia stessa mai come ora, deve essere sociale per poter capire cosa sta accadendo all’individuo. Ricordare che è /dovrebbe essere lo studio dell’anima, non accontentarsi di portare ad un livello di coscienza minimo il lato razionale dell’individuo, quello dei pensieri e del linguaggio, puntare al ritorno della consapevolezza, se ci occupiamo solo della cura, di mettere a posto malesseri, ordine nel razionale, benessere nel corpo, per le emozioni e figuriamoci per lo spirito, ci sarà ancora un posto domani?

Rebecca Montagnino

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.