LA PACE INTERIORE E IL RISPETTO VERSO SE STESSI

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Sbirciando nella rete ho trovato due articoli molto belli che vi propongo. Li ho messi insieme perchè trovo che siano in qualche modo legati tra loro. Lavoro infatti sempre più spesso su tematiche quali il rispetto verso se stessi e la manipolazione che accettiam0/subiamo  dagli altri, una sorta di indulgenza eccessiva verso situazioni che ci imprigionano e da cui non sappiamo difenderci.

Ricordiamo come dice anche  l’articolo, che  il nostro corpo registra quando esageriamo nel farci mancare di rispetto, il che equivale a dire che il danno non solo viene avvertito, ma crea un vero malessere nell’autostima e nel nostro organismo. La mancanza di limiti nell’identità che fa passare di tutto dall’esterno, diventa un vero problema di cui ci si accorge purtroppo tardi e ristabilire in seguito il giusto equilibrio, richiede uno sforzo notevole. Non ci si accorge quindi sul momento di questa debolezza e dell’energia che richiede la sopportazione, pensando che mettere un freno ne richieda molta di più. In realtà quello sforzo sarebbe necessario proprio per non abituarci alla sopportazione, affinchè questa non diventi uno stato cronico in cui viviamo. Anche perchè come cresciamo noi, cresce il nostro senso di tolleranza alla frustrazione. Non solo. Imparare a stabilire i confini con gli altri, il grado di rispetto che vogliamo, determina il tipo di relazioni che abbiamo. Non dovrebbe esserci nessuno che oltrepassi quella soglia, soprattutto quando lentamente e silentemente ne soffriamo. Sarebbe quindi importante capire che cosa c’è alla base, perchè giustifichiamo eccessivamente senza saperci difendere e su quali temi siamo più fragili, in quali circostanze e con quali persone non sappiamo mettere i giusti confini. Probabilmente siamo abituati così già da parecchio tempo, il che rende un pò più lento il processo di ripresa di potere personale. La nostra risposta è diventata quella di accettazione rassegnata, timorosi della conflittualità che potrebbe conseguirne e incapaci di essere assertivi nelle nostre relazioni, senza considerare che la presa d’atto prima o poi arriva; più andiamo avanti e più lavoro abbiamo per ripristinare il rispetto per noi. La conflittualità che ne potrebbe derivare non dovrebbe essere temuta, perchè se temiamo di esprimere i nostri bisogni e il nostro malessere ci indeboliamo un pò alla volta e perdiamo la fiducia nelle nostre risorse, quanto nell’altra persona. I momenti di crisi sono importanti sempre quando sono costruttivi, se poi non c’è risposta esterna dobbiamo trovare il coraggio di fare un passo indietro e saperci allontanare da ciò che ci nuoce. Il diritto di chiedere è un diritto molto importante, negarcelo equivale ad annullare il nostro valore. Sentire il diritto di essere accettati infine, è anche un passo per superare la paura della non approvazione.

Molto spesso mi domandano dove sia il limite tra se stessi e gli altri, dove sia il punto in cui non dovremo più accettare certi comportamenti o situazioni. Chiaramente il rispetto per se stessi, come quello verso gli altri, è soggettivo e dovrebbe esserci insegnato da bambini in quanto è una delle basi di una sana autostima. Quando questo non avviene, ma siamo invece educati a subire i condizionamenti, rischiamo di crescere riproponendo questo schema nell’età adulta a discapito della nostra salute fisica e mentale. Dico sempre che Gesù è sceso sulla terra per essere immolato, al restante dell’umanità non spetta tale condanna. Quando questo avviene c’è qualcosa che non funziona nel meccanismo di autodifesa. A lungo andare poi non facilita i rapporti perchè nemmeno coloro che attuano tale condotta sono consapevolizzati di quello che stanno provocando,  così non possono a loro volta interrompere questo circolo. Dobbiamo imparare ad educarci al rispetto quanto educare chi ci sta intorno a farlo, sempre, anche quando sono adulti. Rischiamo altrimenti di arrivare ad un punto di non ritorno, in cui le relazioni sono minate irrimediabilmente.

In alcuni casi avviene il contrario, la mancanza di rispetto durante l’infanzia provoca un bisogno di considerazione altissimo per cui qualsiasi atto viene letto come una grave mancanza e diventa motivo di conflittualità con il mondo. Il senso di ingiustizia o giustizia è talmente compromesso da annullare una lettura obiettiva della realtà e il nostro comportamento ne esce totalmente deresponsabilizzato.

Credo che alla fine dovrebbe vincere un equilibrio che tenga conto dei nostri valori e di come li attiviamo nella nostra vita, ricordando che se ci comportiamo correttamente e con attenzione verso gli altri, forse dovremo pretendere lo stesso da chiunque, proprio per un sano senso di reciprocità. Non esistono premi di consolazione, nè beatificazione postuma. Esiste il raggiungimento però della pace interiore che dovrebbero essere qualcosa per cui vale davvero la pena lottare.

La pace interiore è infatti quello stato di armonia con noi stessi e con gli altri, che la terapia, quando la vita non riesce, dovrebbe insegnarci a perseguire.

 

Rebecca Montagnino

 

 

Se vi mancano di rispetto, stabilite dei limiti

La pace interiore inizia quando non ci si lascia gestire dagli altri

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