LA LENTEZZA

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Brani tratti da “Elogio alla lentezza” di Lambero Maffei

Se la realtà presente significa correre verso mete non chiare o addirittura misteriose, apprendere notizie dalla televisione senza aver tempo neppure di ripensare se l’informazione sia vera o manipolata…  Viviamo in un mondo veloce, dove il tempo sembra via via contrarsi: continuamente connessi, chiamati a rispondere in tempi brevi a e-mail, tweeter e sms, iper sollecitati dalle immagini, in una frenesia visiva e cognitiva dai tratti patologici. Dimentichiamo così che il cervello è una macchina lenta e nel tentativo di imitare le macchine veloci, andiamo incontro a costrizioni e affanni.

La comunicazione visiva ha la caratteristica della rapidità e può dare la sensazione di vero: ” l ho visto coi i miei occhi, l’ho visto in televisione. ..”

Dimentichiamo che il cervello è una macchina lenta e questo desiderio di emulare le macchine rapide create da noi stessi diventa fonte di angoscia e di frustrazione…

In realtà sappiamo proprio per la sua filogenesi  che il cervello umano possiede sia meccanismi ancestrali rapidi di risposta all’ambiente, automatici o quasi automatici, sia meccanismi più lenti, comparsi solo successivamente. I primi sono di gran lunga inconsci, mentre i secondi sono frutto di ragionamento…

In questa situazione andare controcorrente risulta faticoso, anche se seguire il gregge  può essere triste e offensivo per il proprio cervello e produrre insoddisfazione fino ai sintomi depressivi…

Oggi la scienza, ma soprattutto direi la tecnologia, corre così veloce e i prodotti si rinnovano con tale rapidità che il cittadino è costretto ad affrettarsi, ad aggiornarsi e a cambiare comportamento..si pensi alla velocità con cui si rinnovano computer, tablet e tv, in tal modo la percezione del tempo viene accelerata.”

Brano tratto da “La lentezza” di Milan Kundera

C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio . Prendiamo una delle situazioni le più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto cerca di ricordare qualcosa che però gli sfugge. Allora istintivamente rallenta il passo. Chi invece vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto, accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sè nel tempo.

Il grado di lentezza è  direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.”

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