L’ONNIPOTENZA DI ECO
Conosciamo tutti Eco e Narciso, soprattutto lui. Abituati a parlare di narcisisti, dimentichiamo di volgerci anche verso Eco. Di lei sappiamo che era una ninfa innamorata, anch’essa tra le tante, di Narciso, punita a non parlare da Giove e destinata a ripetere solo le ultime parole udite. Finì con il morire in una grotta, invocando l’amore infranto per Narciso che l’aveva respinta. Ma Craig Malkin, psicologo americano affascinato dalla sua figura, ne ha studiato i tratti delineando così la personalità ecoista. Con questa si intende la personalità che ha paura di essere percepita come narcisista: i soggetti in questione temono di essere considerati speciali o narcisi e quando questo accade si sentono profondamente a disagio. Il tratto saliente è infatti il bisogno di passare inosservati e non venire mai lodati. Non per modestia, quanto per una reale paura di essere scambiati per narcisisti ed egoisti, tanto da portarli ad annullare il loro Io ed i loro bisogni.
Un altro tratto che caratterizza tali personalità è una sensibilità estrema fin dalla nascita, per cui soffrono o si sentono in imbarazzo quando vengono rimproverati. Il loro tentativo di annullarsi forse sta proprio nella ricerca di eludere ogni critica e umiliazione, quanto l’ essere lodati. In fondo sono due modi per non attirare l’attenzione ( e non sentirne la responsabilità ).
Temono di essere un peso per gli altri, arrivando ad escludere desideri ed esigenze e concedendosi totalmente nelle relazioni. Pensano che solo dando se stessi e non chiedendo nulla in cambio, saranno apprezzati. Per queste ragioni diventano facilmente vittime della dipendenza affettiva e sono un’ottima preda/ incastro per i narcisisti. Possono raggiungere livelli così alti di dipendenza da scaturire atteggiamenti masochistici, con cui si rafforzano nel loro vittimismo. Per l’ecoista venire soggiogato e umiliato, può presentare una forma di potere, quella di essere appunto la povera vittima, piena di buone intenzioni, ma ingiustamente trattata e poter ripetere di conseguenza lo schema appreso durante l’infanzia.
Alla fine il disequilibrio tra il dare troppo e non volere niente emerge pure, ma gli ecoisti continuano a rimuovere i loro bisogni. Chiaramente soffrono di bassa autostima e pensano di non valere abbastanza, per cui difficilmente intraprendono qualcosa o quando lo fanno associano convinzioni così negative da avverare la profezia di un cattivo risultato.
Abituati a soddisfare gli altri e mai se stessi, finiscono con il perdere la connessione con il loro Io e quando si domanda loro cosa vogliono, si sentono persi. Hanno perso la capacità di desiderare.
LE ORIGINI. Probabilmente nella loro infanzia questi soggetti hanno represso se stessi, convinti che per essere amati, dovevano limitare al massimo la loro presenza, “disturbare” il meno possibile. Genitori -o ecoisti a loro volta o narcisisti- che spesso minimizzano i risultati dei figli o insegnano loro ad accontentarsi, possono farli sentire egoisti e privarli nel tempo perciò di una sana ambizione. Non solo, questo meccanismo di difesa nato durante l’infanzia, può portare nell’età adulta ad un alto grado di conformismo e a reiterare lo stesso schema in qualsiasi relazione. Deprivare i bambini dell’orgoglio e colpevolizzarli in questo senso, crea una difficoltà a connettere, anche dopo in un percorso terapeutico, la genesi del problema. Questi soggetti provano un senso di colpa a riconoscere il legame tra la loro educazione e l’incapacità di autoaffermarsi da adulti, quand’anche di mettere in discussione le figure genitoriali. Per loro ciò che li è stato detto è sacro e anche se cresciuti, faticano a differenziarsi dalle convinzioni del copione famigliare. Tale meccanismo viene definito “introversione difensiva” e porta le persone ecoiche ad essere costantemente gentili, persino servizievoli senza chiedere mai niente in cambio o stando sempre in tensione, per paura di sbagliare.
Questa chiusura emotiva alla lunga degenera in una chiusura fisica, per non incorrere nel rischio di attirare l’attenzione o di commettere errori.
L’incastro nelle relazioni narcisistiche trova quindi la sua struttura perfetta. Eco può esistere solo attraverso gli occhi di Narciso, per lui invece è la preda migliore, più facile. Non esige reciprocità, ha un senso di inadeguatezza che la rende facilmente plasmabile, fa di tutto per rendersi indispensabile. Non chiede nulla, se non di vivere unicamente per Narciso. Dandosi a lui nella sua interezza, è convinta che in questo modo lo legherà a sè e vincerà su qualsiasi altra donna. Parlo al femminile perchè il più delle volte è la donna ad asservirsi nella relazione, vuoi ancora per canoni educativi, vuoi per la sua capacità di amare in modo assolutistico.
Eco vive l’angoscia della libertà in modo così forte da cedere difronte ogni richiesta irragionevole e pericolosa del partner. Possiamo parlare quindi di onnipotenza anche per Eco, ben diversa o quasi opposta a quella di Narciso, ma comunque presente. Ho visto donne perdonare qualsiasi affronto solo perchè in nome dell’amore e della loro unione ritenevano che si dovesse sopportare tutto. Abituate da sempre a dirigere la loro intera energia nelle relazioni, di qualsiasi tipo siano, hanno sviluppato un’abilità a tollerare gli affronti oltre i loro limiti.
La loro grandiosità sta esattamente nell’ estenuante sopportazione e sfida, come fosse il senso della loro intera vita, far capitolare Narciso, passando sopra a ferite, inganni, indignazioni, umiliazioni e soprattutto a Sé stesse. In genere sognano ad occhi aperti, soprattutto situazioni romantiche irrealizzabili, specialmente con partner narcisisti. La convinzione che professano come una fede, è “io posso sopportare tutto, io lo farò cambiare e lui resterà con me se mi comporto così” E queste le porta a ingannare sè stesse, mancando di rispetto per la loro persona, che ancora una volta non viene fatta rispettare. Quest amore sacrificale appare ai loro occhi persino puro, esclusivo e solido: sentono così la simbiosi con la parte Buona, contrariamente al lato totalmente Cattivo di Narciso. Hanno esorcizzato in tal modo e per sempre l’egoismo dalla loro personalità, il tratto ecoistico ha vinto. Ha vinto lo schema di quando da bambine avrebbero voluto urlare “guardate cosa mi avete fatto!”.
Tale asservimento e dedizione assoluta finisce con il stancare Narciso, che vuole una donna più assertiva; ad un certo punto ed Eco rimane sola con un senso di vuoto interiore, un senso di un’ingiustizia enorme, senza vedere come sia stata lei stessa a costruire l’inganno. Non può più continuare a dirsi che la colpa è sua, a leggere nelle sue “mancanze”, l’allontanamento di Narciso; le sue certezze basate su illusioni si infrangono. Assumendosi le colpe, Eco non si assume però e dovrà farlo se vorrà uscirne, le responsabilità del suo ruolo vittimizzante e per aver reso questo gioco perverso attuabile.
Vedo spesso questo tratto nelle persone e aggiungerei che due sono le parole chiave che gli ecoici dovrebbero avere come obiettivo per uscire dalla loro passività: l’assertività e la reciprocità. Mentre la seconda serve a vedere l’inganno e dare un parametro di equilibrio alle relazioni, la prima serve a ritrovare la capacità fondamentale e necessaria, ad affermare il diritto di esistere.
Rebecca Montagnino
BIBLIOGRAFIA
-Star bene con l’altro, M. Campobasso
-Avventure e disavventure del narcisismo, R.Filippini
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