IL CORPO DICE TUTTO

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“L’emozione sorge laddove mente e corpo si incontrano”Eckhart Tolle.

Alexander Lowen, grande psicologo fondatore dell’approccio bioenergetico, affermava che non esistono parole più chiare che quelle del linguaggio del corpo, una volta che si è imparato a leggerlo. Frase assai vera questa, perchè laddove “mentiamo” a noi stessi e agli altri, il corpo invece rivela.

Esistono infatti silenzi più eloquenti di mille parole, sguardi più rivelatori di tanti discorsi; il corpo ci parla attraverso la sua postura, nei gesti abituali che compiamo, attraverso la respirazione o quando si ammala. Sono proprio questi comportamenti a volte a “tradire” la verità che le parole provano a fare, non intendo per uno scopo deliberato di mentire, quanto di una in-consapevolezza che maschera talune realtà. Questi segnali, marcatori automatici di emozioni o marcatori somatici, sono nati per aiutare l’uomo a sopravvivere nel mondo senza l’ausilio della ragione o quando ancora il linguaggio non era così articolato. Agiscono in fretta proprio per favorire il nostro adattamento o per farci allontanare da una situazione di pericolo.

Oggi invece il nostro corpo si limita in molti casi, a cercare di essere un bell’involucro, saettante di cure che si occupano solo della sua superficie e lo plasmano senza sentire i suoi bisogni profondi.

IL CORPO NON MENTE.

Quando le parole vanno in una direzione ma l’insieme del non verbale in un’altra, siamo portati a credere in generale più alla seconda, in quanto sappiamo che se le parole possono essere scelte, pensate prima di essere pronunciate (per quanto sappiamo che anche lì c’è una parvenza di costruzione, ma molta verità fuoriesce), non possiamo fare con il nostro corpo. Lì nei movimenti, nell’armatura che ha assunto, nel respiro, non abbiamo controllo, non ci rendiamo conto di ciò che “diciamo”.

E’ incredibile quanto sia rivelatore il corpo, solo nel viso si annidano semplicemente tutte le espressioni emotive e siccome queste sono universali (per chi vuole approfondire consiglio ” Te lo leggo in faccia” di P.Ekman), hanno una base biologica imprescindibile, che ci permette di capire lo stato d’animo altrui. Non scegliamo le nostre emozioni, avvengono e basta e arrivano nella voce, nella postura, in un sospiro in una frazione di secondo per cui non abbiamo nemmeno il tempo di rifletterci sopra. Le valutazioni che facciamo si dispiegano in così breve tempo, per cui leggiamo nell’altro un insieme di segnali con un processo interpretativo davvero veloce.

Detto ciò ne deduciamo che gran parte di quello che il nostro corpo arriva agli altri, non è consapevolizzato in noi. Abbiamo di fatto quel minimo di contatto per accorgerci delle sensazioni che cambiano e che danno vita di volta in volta a stati emotivi diversi, contraddittori anche e talvolta conflittuali? Se la risposta è no non spaventatevi, perchè se noi abbiamo perso questo contatto, anche l’altro ha perso la capacità di notare e dare un nome a questi aspetti. Quindi vaghiamo tutti allegramente disconnessi dai corpi.

IL CORPO TRADITO

Mentre ci preoccupiamo del nostro corpo che sia bello, sodo, alto, muscoloso, senza cellulite, snello, sexy, non ci preoccupiamo di cosa ci dice invece. Il corpo infatti trattiene la memoria emotiva, i nostri traumi; le sofferenze passate si depositano non solo nelle patologie, ma anche nella postura, nel respiro, nel tono di voce, nell’incapacità di usare il diaframma, nel sentire la terra sotto i piedi, nel tendere le braccia verso l’alto. Questi segnali non sono solo strascichi di traumi passati, ma anche informazioni sul tipo di relazioni che abbiamo avuto con i caregiver nell’infanzia e di come ci relazioniamo oggi. Presentano gli stessi schemi appresi allora, le stesse manifestazioni somatiche. Di fatto riviviamo nel presente spesso sensazioni che appartengono al nostro passato, come se le situazioni si verificassero ora.

Il nostro corpo reagisce con segnali d’allarme ad eventuali pericoli che per quanto sono ipotetici vengono percepiti come reali. Più un evento ci ha marcato nell’infanzia, innescandosi dentro di noi e più valutiamo simili a livello di amigdala la situazione passata e quella presente, velocizzando l’innesco l’attivazione di tale meccanismo. Il linguaggio del corpo smantella quanto la nostra emotività sia stata condizionata anche a nostra insaputa: la nostra prossemica, come il nostro avvicinarci o allontanarci, ricorda ciò che abbiamo dovuto tradire/condizionare di noi stessi nel passato.

OGNI CORPO RIVELA COSE DIVERSE. Non esiste, per quanto molti formatori vogliono farci credere con faciloneria, un linguaggio non verbale universale, ogni gesto del corpo e ogni tratto va letto rapportato all’esperienza individuale del soggetto. Per quanto si presentano segnali generalizzabili, tutto va sempre contestualizzato, perchè se ognuno di noi prova emozioni, le prova in modo diverso.

Molti teorici hanno pertanto creato delle categorie di personalità partendo dalla loro fisiognomia, ricordiamo sicuramente Lombroso a tal proposito. Ciò che da allora in poi è emerso è che tali categorie sono fallaci nella loro attribuzione di caratteristiche, in quanto non si basano su fattori empirici reali, ma su presunte generalizzazioni che non analizzano la vita della persona.

Anche Lowen come sappiamo ha distribuito le personalità a seconda della loro postura e della loro caratterizzazione psicologica. Chiaramente tenendo conto della polarità di energia che talune personalità racchiudono o mostrano al di fuori della loro individualità, è abbastanza frequente ad esempio che una persona con le spalle chiuse, sia passiva o rassegnata rispetto come una che che con il petto in fuori sia aggressiva o dominante. Queste due forme che il corpo assume, rispecchiano l’atteggiamento che il soggetto ha talvolta dovuto assumere nella sua infanzia.

“Il conflitto dell’uomo moderno scaturisce dai valori opposti dell’io e del corpo. L’io è interessato alla realizzazioni, il corpo al piacere. L’io funziona per immagini, il corpo per sensazioni. Quando immagini e sensazioni coincidono ne consegue una vita emotivamente sana, quando la sensazione è però repressa o subordinata all’immagine dell’Io, ne consegue una vita di illusione e disperazione. L’illusione contraddice la realtà della condizione del corpo, la disperazione elude i suoi bisogni. ” A.Lowen Il corpo tradito

LE TERAPIE CENTRATE SUL CORPO. Quando ci sentiamo sfidati o minacciati o percepiamo uno stimolo come tale, in genere abbiamo tre reazioni: fuga, attacco, congelamento. La risposta è quella di controllare il problema o di liberarcene; raramente la nostra ricerca è quella di sentire, quindi di capire questo segnale e così in entrambi i modi il significato reale di tale segnale viene perso.

Molte terapie dall’avvento della psicoanalisi si sono basate sull’approccio corporeo, pensiamo a quella della Gestalt o la bioenergetica per citarne alcune. Da distinguersi dall’analisi della comunicazione non verbale, che prende i segnali del corpo quali il tono, il ritmo della voce, i gesti abituali per avere una visione più esatta della comunicazione stessa o per portare la persona in rapport. I segnali non verbali in terapia servono soprattutto quando il terapeuta nota una discrepanza, cioè un atteggiamento corporeo che esplicita un contenuto diverso da quello espresso a livello verbale: l’espressione di un conflitto o di qualcosa di represso spesso è all’origine di tale incongruenza

Quasi tutte le scuole e le metodologie di psicologia oggi si avvalgono di tecniche di rilassamento corporeo, dell’uso della respirazione per correggere o sentire taluni stati emotivi, pensiamo all’ampia diffusione della mindfulness presente ormai in qualsiasi approccio. La presenza del corpo testimonia da un lato la necessità di riconnettersi con i bisogni più profondi inascoltati, dall’altra diviene uno strumento su cui lavorare per liberare stati di sofferenza. E diviene abbastanza usuale, che il corpo rivela spesso ciò che le parole omettono o ciò che la pancia non dice…

Lo scopo della terapia bioenergetica era proprio quello di lavorare sui blocchi emotivi da un’angolazione diversa e con effetti più catartici rispetto alla narrazione verbale. I blocchi venivano trattati al fine di liberare l’energia repressa che causava l’armatura caratteriale del soggetto. Dal respiro contratto che racchiudeva una sofferenza rimossa e creava un’inibizione degli stati emotivi, alla corazza muscolare di un soggetto, il corpo diveniva lo specchio della condizione interna e lo strumento per liberare queste situazioni del passato.

TERAPIA SENSOMOTORIA. Così come la terapia sensomotoria di cui ho appena fatto un corso e che ha riacceso il mio entusiasmo sull’importanza del corpo; questa terapia parte dalle sensazioni inascoltate che lo attraversano, dalle posizioni che assume considerando i vari aspetti come informazioni che la persona trattiene. Molte persone si inibiscono talvolta se viene proposito loro un semplice lavoro di visualizzazione, quando li si chiede di sentire cosa dice il proprio corpo, cosa si sta provando si ritrovano destabilizzate. Per molti la terapia si limita al verbale e si aspettano di dover solo parlare e raccontare fatti, come se il corpo non facesse parte del loro Io.

Questa terapia si basa sul presupposto che molti pazienti sono disconnessi dalla propria esperienza interiore e presentano una disregolazione emotiva, il corpo in questo caso è appunto sia colui che fornisce le informazioni, sia colui sul quale si interviene con il trattamento. Il trauma o le esperienze infantili che non hanno portato ad una sana regolazione emotiva, hanno provocato delle disregolazioni anche subcorticali. Infatti tale approccio viene largamente utilizzato sia in casi di traumi, che da situazioni di disturbo post traumatico da stress, ma anche nei disturbi dell’umore, dell’ansia e della personalità. Prendendo i contributi della terapia psicodinamica (soprattutto riguardo la teoria dell’attaccamento), delle neuroscienze, dell’approccio cognitivo comportamentale (per l’analisi delle convinzioni), concentra l’attenzione sulla postura, sulle tensioni muscolari, sui movimenti.

L’attenzione del paziente viene guidata alle sensazioni ed emozioni, così come ai pensieri, integrando queste esperienze al vissuto corporeo. Esistono schemi mentali parallelamente a schemi emotivi che una volta riconosciuti dal paziente e riconosciuta la loro ripetizione nei comportamenti di attacco, fuga e freezing, si attivano in situazione di percepita minaccia.

A questo punto il paziente può lavorare sull’asse mente-corpo-emozione e può attivare risorse nuove che rompono tali schemi, in modo che riprenda la padronanza sui suoi vissuti, una maggiore capacità di regolazione emotiva e una consapevolezza sul presente rispetto alle memorie del passato che si ripetono. Queste tecniche provvedono a riequilibrare la finestra di tolleranza delle sensazioni di sofferenza, come le eventuali disattivazioni causate dalla situazione traumatica; attraverso l’uso della mindfuness, si aiuta il paziente ad aumentare la sua consapevolezza, generando una maggiore integrazione dell’Io.

Credo che le tecniche corporee diverranno in avvenire sempre più diffuse e presenti nel setting terapeutico; più il nostro corpo tenterà di soffocare emozioni e sensazioni di disagio attraverso la fredda e pratica razionalizzazione, più il corpo cercherà uno spazio in cui poter comunicare. Perchè ricordando la bella frase di Jung, ciò che non passa dall’inconscio al conscio, diviene destino e anche..corpo

BIBLIOGRAFIA

A.Lowen . Il tradimento del corpo,

A.Lowen Il linguaggio del corpo

A.Lowen Bioenergetica

Pat Odgen, Il trauma e il corpo

https://www.stateofmind.it/tag/psicoterapia-sensomotoria/

Rebecca Montagnino

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