PERCHE’ LA GENIALITA’ CI COLPISCE TANTO: ENNIO, IL FILM

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Tornatore presenta Ennio

Se la gente sapesse quante ore ho sudato per realizzarlo, non mi considererebbe un genio.”
MICHELANGELO

Che cos’è il Genio? Qualche settimana me lo sono domandato vedendo come tanti di voi, uno dei più bei documentari biografici. Amo da sempre conoscere la storia di uomini che hanno speso la vita mossi da qualcosa di grande, scovarne i pensieri e le gesta che hanno segnato la differenza. Il capolavoro di Tornatore, per l’occasione in sala a presentarlo, rappresenta un omaggio meticoloso, profondo e soprattutto estremamente toccante sulla figura che ha cambiato più di tutte e per sempre il concetto di colonna sonora: Ennio Morricone

IL GENIO Era un Genio, questo è ciò che si porta nel cuore quando si esce commossi dalla sala. Molti spettatori lo rivedono due volte perchè percepire la genialità in un mondo in cui ultimamente la bruttura ne offusca la bellezza, è un dono inestimabile. Riconcilia con l’umanità, permette di apprezzarne l’ immensità; tuttavia ci fa scontrare anche con la piccolezza in cui cadiamo, vittime di vite meno appaganti quando non troviamo (nè cerchiamo) un Senso, non perchè non abbiamo talenti, ma perchè ci manca quel furore e la capacità di servirlo. In un modo o nell’altro ci scuote.

Il Genio è prima di tutto chi trascende sè stesso per fare qualcosa che gli è impossibile non fare. Quando sposiamo la nostra vera natura siamo soddisfatti e riempiti da ciò che facciamo, quando ci trastulliamo invece in vizi, attività senza senso che colmano solo il nostro Ego, ci sentiamo vuoti ed inquieti.

Non ricordo chi diceva che il Genio è colui che illumina gli anni a venire: ecco la sensazione difronte alla grandezza di taluni uomini è un pò questa.

WHY ARE WE CREATIVE.

Il caso ha voluto che qualche giorno prima fossi stata rapita da un altro documentario, Why are we creative di Hermann Vaskenn in cui passa ad intervistare musicisti come David Bowie, Michael Stipe, registi come Tarantino, scienziati come Stephen Wawking, attori, politici come Mandela o artisti come Damien Hirst o Marina Abramovic (bellissima la sua intervista), chiedendo loro di descrivere cosa sia la creatività. Alcuni come Sean Penn o Bono lo fanno attraverso un disegno, alcuni con difficoltà difronte una domanda così importante, altri con ricordi, altri ancora descrivendo ciò che li spinge o ciò che ne fanno concretamente.

A parte la bellezza di leggere le convinzioni di grandi menti ed artisti, quello che emerge alla fine è un quadro molto toccante ed umano, secondo cui la creatività è un dono. Qualcosa che va oltre il proprio controllo, la stanchezza fisica, gli ostacoli che si incontrano, che richiede impegno quanto venerazione, costanza e dedizione.

Se lo scopo del cinema è quello di farci vivere storie, quella della musica da film è quello di farcele sentire. Morricone appare nelle tante interviste fatte da coloro che lo hanno conosciuto, con cui ha collaborato, che lo hanno semplicemente amato o usato a loro volta nei loro spettacoli come i Metallica, un talento che componeva con una facilità sovrannaturale.

Il suo guizzo, il suo tocco unico e magico, rendeva eterne le melodie e innovative le composizioni, il tutto avveniva come un qualcosa di mistico e magico allo stesso tempo. Non c’era solo un talento nell’ innovare musica, ma probabilmente dietro si celava una capacità di innovare i suoi schemi mentali, di vedere oltre quello che le persone vedono normalmente, rischiando strade meno facili.

Allo stesso tempo se vediamo la sua stanza o se ascoltiamo i suoi racconti, comprendiamo che ogni giorno dedicava anima e corpo alla musica. Perchè il talento da solo non basta, ci insegna infatti che non basta la sola ispirazione, ma occorre sempre un enorme e costante lavoro di disciplina.

LA MUSICA E IL CINEMA. Sono stata sempre attratta dalla musica per i film perchè è una musica estremamente emotiva. Prendiamo In the mood for love; se non avesse avuto quell’avvicendarsi di archi così struggenti, probabilmente sarebbe stata una storia d’amore incomprensibile, invece quel movimento musicale ripetuto segna tutto quello che i protagonisti non si dicono, tutta la passione repressa che nel film viene solo sfiorata.

“La musica esige che prima si guardi dentro se stessi, poi che si esprima quanto elaborato nella partitura e nell’esecuzione.”
ENNIO MORRICONE

Il POTERE EVOCATIVO DELLA MUSICA La grandiosità di Morricone è testimoniata nel fatto che dei film a cui collaborò, ci rimane associata le sua melodia. Aveva una caratteristica empatica unica nell’entrare nella sceneggiatura, nel personaggio e in quello che il regista gli chiedeva, pur rimanendo fedele a sè stesso. Arrivava con le sue note prima di quanto facessero le immagini a volte, le scene erano inquadrate dai suoi commenti musicali più che dalle parole. Dimostrando così quello che la musica fa al posto del linguaggio, ovvero comunicare direttamente emozioni e alle emozioni.

Grande compositore non solo poi di colonne sonore, come ho scoperto vedendo il film, ma anche di canzoni note e sinfonie. Tantissimi anni fa, ebbi la fortuna di assistere ad uno di suoi concerti e di vedere il Maestro dirigere l’orchestra. Lo ricordo così semplice ed umano mentre salutava il pubblico, sebbene avesse già scalato mete importanti. Non componeva infatti musica per il suo Ego, nè per il successo, tantomeno per il denaro, ma perchè si sentiva un esecutore del dono

L’UMILTA’.

Tra le varie testimonianze riportate ho scelto quella in cui gli venne conferito l’Oscar per la carriera, un riconoscimento importante soprattutto per tutte le volte che l’Accademy glielo aveva negato. Mi commuovo guardandolo, come si commossero allora i presenti, perchè c’erano nel messaggio di quell’uomo due caratteristiche che invocano soprattutto oggi, un’infinita ammirazione: la Grandiosità e l’Umiltà. Lui stesso si commuove nel suo discorso di ringraziamento, come se non sapesse quale era la sua Maestria. Resta un uomo modesto, con il ricordo dei sacrifici, degli anni di incomprensione in cui dovette lottare per affermare la sua vocazione. L’umiltà non lo abbandonò mai e gli permise di restare comunque grato per i riconoscimenti ricevuti. E credo che un uomo più è Grande, più resta semplice, semplicemente perchè conosce il suo valore.

Lui volle dare alla musica da film la sua dignità, in questo ridefinì il concetto di colonna sonora non piegandosi alle richieste dei registi di incollare pezzi altrui, ma creò dei pezzi appositi e i registi alla fine seguirono tutte le sue indicazioni quasi pregandolo di lavorare per loro.

Credo sia questo l’essenza che ci incolla per due ore e mezza a seguirne la storia. Ammirazione profonda e umanità a non finire, data anche dal tocco di cuore con cui il film è stato girato. Tornatore ha usato gli stessi ingredienti che delineavano Morricone per raccontarlo: impegno e passione. Regista che collaborò tra l’altro con Morricone e che attraverso il film ci racconta anche il loro saldo rapporto.

Non è il connubio dei due Oscar, quello dà “solo” il piacere e il fascino che solo il grande schermo riesce ad evocare, rendendo la settima Arte qualcosa di sempre Eterno. E’ la storia di un Genio e dell’attrazione che abbiamo quando percepiamo qualcosa di più Grande.

https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/cultura/cinema/2022/02/21/il-caso-ennio-cinema-pieni-per-docu-su-morricone_4b9f7238-95d6-447f-b619-883a2948c2de.html

https://www.ciakmagazine.it/recensioni/ennio-la-recensione/

https://spettacoli.tiscali.it/cinema/articoli/Ennio-racconta-Morricone/

Rebecca Montagnino

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