Essere affamato ….o non esserlo?

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In questi giorni di quarantena il cibo rappresenta:

a:) DESIDERIO inteso come oggetto agognato (soprattutto perchè non si può fare shopping di altro) a seguito di lunghe e pazienti file nei supermercati e PREMIO quando viene trovato e accaparrato; b) un utile passatempo da fare a casa; c) una compensazione/gratificazione quando lo si mangia dalla frustrazione/tensione del restare a casa; d) un servizio fotografico da pubblicare, molto in voga sui social.

In realtà il rapporto con il cibo proprio in questo periodo di forzata sedentarietà, dovrebbe essere ancora più equilibrato: regolarità degli orari dei pasti; attenzione alle calorie, che non potendo essere bruciate come di consueto, rischiano di comportare problemi alla salute; alternanza di attività fisica a momenti di relax, sia per attivare l’organismo che la mente; diminuzione degli zuccheri assunti che contribuiscono al mangiare compulsivo, nonchè ad un senso di apatia mentale (ovviamente anche per le conseguenze sulla salute). Molto spesso le emozioni negative, la frustrazione in primis, come lo stress vengono alleviate con il cibo, anche perchè è una compensazione facile e veloce da ottenere. Magari non abbiamo veramente fame o “voglia di”, ma il fatto di ripetere quell’immagine costantemente nella testa in modo ossessivo, si trasforma in un bisogno concreto, che pare impossibile da frenare… A non aiutarci poi, se sostiamo davanti alla tv, sono le pubblicità che richiamano nella mente l’immagine di felicità=cibo ( ad esempio lo spot di una famosa merendina dove il messaggio è: se pensi ad una pausa pensi solo a …per un momento di piacere senza pensieri e di questo genere di messaggi ne arrivano tanti). Questo annuncio che arriva in un momento in cui tutti vorremo avere più piacere e soprattutto meno pensieri, crea nella nostra mente inconscia un informazione. L’informazione viene ripetuta e pian piano genera un ‘immagine concreta, la quale attiva il bisogno di cibo, specie di quel cibo.

Quest’articolo che può dare un’efficace spiegazione e un approfondimento al tema, è anche un modo per dare più attenzione su un argomento utile al nostro benessere psicofisico, assai prezioso per mantenerci e aiutarci ad affrontare meglio il momento. La differenza tra un senso di sazietà e quello di pienezza viene spesso confuso come avrete modo di vedere nell’articolo, da circuiti neuronali che si confondono in quanto si sono alterati per un uso nostro non diretto a soddisfare la fame, quanto la compensazione emotiva. Per questo è importante, come per non cedere all’abitudine di facili indulgenze verso abitudini maladattive in generale, trovare una maggiore consapevolezza quando mangiamo, magari attraverso la mindful eating (di cui aggiungo un ulteriore articolo). Avere un rapporto anche visivo con ciò che mangiamo, farlo con lentezza, con apprezzamento cosciente, cioè attento. Non serve solo alle nostre pance, serve anche al nostro atteggiamento mentale.

Rebecca Montagnino

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