L’AUTONOMIA

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Visto che ne parlo spesso, ho fatto una ricerca su Internet, scoprendo che in genere si parla di autonomia soprattutto nell’ambito dell’handicap. Credo invece che bisognerebbe approfondire l’argomento, oggi assai importante anche per le persone “normali”, al fine di sviluppare in loro una sana realizzazione e libertà interiore.

Sono sempre più numerose oggi le New Addictions, le nuove dipendenze che comprendono più che l’uso di sostanze la presenza di comportamenti compulsivi e distruttivi (dipendenze da internet, da gioco d’azzardo,  da sesso o dipendenze affettive). Forse non è poi così assurdo considerato che come affermava un importante sociologico, all’aumentare della libertà, aumenta di conseguenza il senso di responsabilità di scelta. In genere l’individuo che non sa gestire la libertà in modo consono, se ne sente sopraffatto e delega la propria autonomia ad un organo competente, in campo politico o a qualcosa o qualcuno che lo guidi o domini, in molti casi.

In Italia è piuttosto facile che ciò che avvenga perchè non c’è un ‘adeguata educazione all’autonomia. Il termine (dal greco antico auto-nomos significa “legge propria”), intende la possibilità per un soggetto di svolgere le proprie funzioni senza ingerenze o condizionamenti di terzi come la capacità di regolarsi liberamente, provvedendo da solo alle proprie necessità. In ambito evolutivo questo comprende il cammino che la persona compie al fine di raggiungere non solo l’ indipendenza pratica, ma soprattutto quella interiore. Un ruolo quindi fondamentale lo svolge l’educazione che dovrebbe favorire la libertà del soggetto, pensiamo infatti a quanto sia importante per un bambino imparare a camminare da solo, dirigendosi dove vuole o imparare a mangiare da solo. Anche in adolescenza sappiamo come le conquiste progressive di maggiori libertà siano un passo decisivo e fonte di soddisfazione per l’individuo.

In questo scenario il compito dell’educatore è quello di indirizzare verso la  libertà, rifiutando la tentazione di non lasciar andare o tenerli piccoli i figli, tenerli accanto a sè o crescerli come se stessi, superando dunque il bisogno di controllo e di possesso. Quando questo avviene il compito educativo fallisce e le conseguenze di una mancata autonomia sono devastanti, sebbene non siano sempre visibili o peggio, anche quando lo sono, vengono persino valutate in modo positivo. Ci sono genitori che gioiscono nel mantenere figli  adulti a casa con loro e si sentono soddisfatti se i loro figli spendono i loro guadagni in divertimenti, piuttosto che adempiendo a normali responsabilità. L’autonomia, ricordiamo,  è l’attuarsi dell’istinto di auto-realizzazione, che corrisponde ad uno dei bisogni della scala di Maslow. Purtroppo nel nostro paese, considerata la struttura invischiante della famiglia, c’è scarsa attenzione in tale senso, con la conseguenza che genitori poco indipendenti generano figli dipendenti, se non da loro, da qualcosa. Nessuno comprende bene e fino in fondo le conseguenze che tale fenomeno può provocare nella vita delle persone, perchè le depriva dell’attivazione di risorse e capacità atte a migliorare il proprio funzionamento nel mondo, aumentando la possibilità di ricercare situazioni o persone a cui aggrapparsi e riducendone in tal modo lo spirito critico. Questo è alla base di tante forme di ansia o di identità fragili, in quanto genera insicurezze croniche e molto patologiche.

Soprattutto nelle donne l’educazione all’autonomia   è ancora  molto ridotta, pur essendo giunti a una forma di libertà a seguito di lotte e soprusi. Non si è insegnato loro a dedicare parte del tempo della mente e del cuore ad intraprendere percorsi personali, volti non solo alla costruzione di relazioni, ma alla realizzazione personale. Ci sorprendiamo quindi della presenza ancora nascente  delle donne in politica, assenti nell’economia, scarsamente presenti nell’ambito scientifico.

L’autonomia può essere di diversi tipi, c’è un autonomia personale, che implica la capacità di raggiungere da soli i bisogni primari, di non avere bisogno quindi di accudimento. Tali competenza una volta acquisite durano per sempre nel corso della vita. Purtroppo non sempre i genitori comprendono che anticipando i bisogni dei figli, per proteggerli o mantenerli al riparo dalle difficoltà naturali della vita, ne impediscono un progressivo inserimento o bloccano le esperienze che sviluppano l’adattamento. Poi c’è l’autonomia pratica, con cui si intende la normale autonomia economica e lo sviluppo di tutte quelle capacità di risoluzione dei problemi che permettono all’individuo di reggersi sulle proprie gambe.  L‘autonomia intellettiva ancora, ovvero l’evoluzione dello spirito critico che permette di avere delle idee personali non condizionate dagli altri o dalla cultura imperante. L’autonomia psicologica che implica un autostima realistica, l’ accettazione, la capacità di relazionarsi con gli altri senza temerne il giudizio e la consapevolezza di sè e del mondo circostante. Infine l’autonomia affettiva con cui si intende la capacità di creare relazioni sane in ambito sociale, di amicizia, di coppia, di creare una vita indipendentemente dal nucleo genitoriale di appartenenza. Quando l’attaccamento è avvenuto in modo sano durante l’infanzia e il bambino è stato dotato di una base sicura secondo la teoria di J.Bowlby, in genere questo avviene senza problemi, al contrario  quando questo non succede, diventa problematico lo sviluppo di un sè realmente forte da non richiedere l’assistenza o l’aggrapparsi affettivo a qualcun altro.

Esiste  un ultimo tipo di autonomia, quella morale, in cui la persona si disgiunge dal pensiero e dall’obbedienza dominante; non solo e non tanto attraverso la ribellione, quanto attraverso uno spostamento dall’autorità genitoriale o esterna ad un autoregolamento interno dove l’assunzione di responsabilità è il primo passo, così come la conoscenza dei propri valori e la loro concretizzazione nella vita. Senza l’autonomia è impensabile un sano stare al mondo, un diventare esseri sociali in senso ampio.

Il dato particolare che emerge è che mentre per i disabili il perseguire l’autonomia è in genere qualcosa in cui si impegnano al massimo, per le persone “abili” invece sembra un compito terribilmente faticoso e talvolta persino poco importante. Forse vale sempre il detto che chi ha il pane, non ha i denti….

Dott.ssa Rebecca Montagnino

 

BIBLIOGRAFIA:

Una base sicura, J. Bowlby

www.ilsorriso.net/ProgettoDellaBella/1_5.ht

www.psicologi-italia.it/psicologia/varie/747/dipendenza-affettiva.html

www.antoniolatorre.it/art.dipendenzeaffettive.html

 

 

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