DI CHI è IL PECCATO ORIGINALE?

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La paura più grande di un essere umano, insieme a quella della morte, è di non valere agli occhi degli altri , di poter essere considerato in modo negativo o con ostilità”

Così esordiva l’illuminante libro di Lucio della Seta “Debellare il senso di colpa”, probabilmente uno dei testi migliori sull’argomento dei sensi di colpa. Già il titolo faceva riflettere: l’uso del debellare (il cui significato non a caso è : terminare la guerra, sconfiggere, annientare, eliminare, sbaragliare) dava l’idea di qualcosa di forte da aggredire. A tal proposito allego un link sottostante con un’intervista all’autore, nonchè la spiegazione della scelta del termine

Per eliminare i sensi di colpa che lui intende come senso di inadeguatezza, la battaglia è dura, ma non impossibile. Non basta quindi la pura riflessione o sperare che miracolosamente scompaiano da soli; bisogna lavorare molto perchè i sensi di colpa sono la conseguenza della nostra bassa autostima, delle lesioni al suo interno, delle lacerazioni emotive che ci impediscono di stare bene. Come sappiamo il termine era stato introdotto da Freud anche per sostituire il concetto religioso del peccato originale, sebbene i due concetti così restarono legati da un comune legame con l’ archetipo collettivo che pertanto li rendeva quasi indissolubili. Quest’idea ovviamente non ha aiutato chi poteva o si avvicinava al loro smantellamento, creando probabilmente un ulteriore convinzione su quanto i sensi di colpa fossero invalicabili.

Di sicuro si formano presto e pertanto generano radici profonde, metastasi nella psiche e nel comportamento. E’ molto difficile per chi educa sapere cosa causerà cosa, quali parole o gesti resteranno nella psiche di un bambino (per quanto oggi l’accesso alla conoscenza della comunicazione base è più facile di un tempo). Ciò nonostante se i complimenti vengono elargiti laddove non sono necessari, ma sono superflui e spesso ampliano solo l’ego, la parte che sviluppa sensi di colpa (senso di essere sbagliato e di fare cose sbagliate, sentire cose sbagliate e pensare cose sbagliate), non riceve l’attenzione che merita. Non potendo mettere in discussione il potere genitoriale, in quanto un bambino ne dipende sia a livello emotivo che materiale, quando avverte anche un’ingiustizia o soffre per un comportamento dei genitori, chi sbaglia è lui. Questo rimane indiscusso finchè non emergono i problemi durante l’adolescenza o la vita adulta. I genitori tengono il potere attraverso il monito: io so cosa è giusto o sbagliato ..è così perchè te lo dico io. Educare in tal modo è di sicuro utile nei primi anni di vita, per dare regole ed evitare rischi per il bambino, con il tempo però se non si stimola il suo punto di vista e il suo spirito critico, questo rischia di non svilupparsi se non malamente e con sensi di colpa. La persona così non ha opinioni proprie, non sa essere assertivo, non ha sentimenti suoi, bisogni suoi e deve imparare da grande a ritrovarli.

I sensi di colpa quindi, intesi come sensazione di essere sbagliati o inadeguati, provocano insicurezza su chi siamo veramente e sul nostro valore sociale. Spesso le convinzioni che si associano a questo stato sono del tipo : non ce la faccio, sono sbagliato, non sono capace , non ho la forza, non ci riesco, non lo merito. Sono tutte convinzioni che hanno a che fare appunto con una percezione debole o assente del proprio “potere personale”, tanto da temere in modo opprimente le conseguenze prima di fare qualcosa o di prendere una decisione…da quì l’in-decisione e l’ansia che ne consegue. O possono portare al punto di non-fare, per evitare errori.

Possiamo ricevere conferme sul nostro valore o sulle nostre capacità dal mondo e dalla realtà dei fatti, tuttavia fintanto che le convinzioni di base non cambiano, resta anche inconsciamente la convinzione di non essere abbastanza capaci. Il bisogno di approvazione che può essere naturale da bambini diviene così un ossessione e un problema da grandi; inoltre a differenza di quando eravamo bambini, di fatto non abbiamo più così bisogno degli altri e della loro approvazione, ma continuiamo a vivere con gli stessi schemi, senza quindi affrontarlo. Non dipendiamo più dagli altri allo stesso modo, ma al contempo non abbiamo imparato ad essere autonomi. E come afferma ancora Della Seta il “senso di colpa diviene la risposta psicosomatica alle colpevolizzazioni subite”.

Perchè l’ansia come risposta fisica? Perchè l’ansia è lo stato che consegue uno senso di allarme, la probabile paura del rimprovero, rifiuto, punizione, allontanamento. Rappresenta la lotta interna per far emergere ciò che siamo contro ciò con cui ci hanno definito. Gli schemi come dice Galimberti, nella splendida conferenza postata qualche settimana fa, creano la nostra identità… Questo meccanismo viene attivato ancora tutte le volte in cui dobbiamo scegliere; la paura di sbagliare, l’ansia di non aver fatto la scelta migliore; tale bombardamento finisce con l’inibire qualsiasi azione. Sebbene come afferma ancora Della Seta nella bella ed intensa intervista, la paura riguarda un pericolo reale, mentre l’ansia qualcosa presente nella nostra immaginazione, le due vengono fraintese nel nostro cervello, generando le stesse reazioni.

Per quanto possa sembrare uno stato paralizzante e la mortificazione interiore che ne consegue un compagno latente e inseparabile, il rischio maggiore è che restiamo noi stessi vittime dei nostri senso di colpa, impanicati da questo stato quanto tanto dall’uscirne. Una volta riconosciuti, analizzati, liberati, bisogna inizialmente conviverci un pò. Imparare che possiamo rispettare i nostri bisogni, essere assertivi, vivere liberi e non sopravvivere. Poi passano, si scoloriscono come un ricordo, l’ansia non c’è più. La convinzione nuova che segue, è quella che si, i sensi di colpa finalmente e con impegno, si possono debellare!

Rebecca Montagnino

https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/personaggi-e-storie/con-il-corpo-capisco-e-curo-quella-paura-profonda-di-essere-rifiutato

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