Troppo veloce per decidere bene

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Il video molto bello che ho scelto oggi per parlare dei bias, mostra perfettamente come gli “stereotipi” siano alla base del fraintendimento, degli errori sistematici o del cosiddetto giudizio affrettato. Sono preconcetti che ricorrono in maniera riconoscibile e prevedibile se visti dall’esterno; per chi li percepisce invece lo sono meno, in quanto noi tutti ci lasciamo normalmente guidare da impressioni e sensazioni, giustificate dalle nostre convinzioni/sensazioni senza che ne averne consapevolezza. Siamo sicuri delle nostre idee anche quando sono fondate su assunti sbagliati che non vediamo, scambiando ad esempio ipotesi per certezze. Molto spesso oggi viene usato il termine inglese bias per definire questo modo di ragionare, tradotto con schierarsi.

Se a volte prendere una posizione è importante per definire le nostre opinioni e la nostra identità, accade che questo modo di ragionare possa sedimentarsi e talvolta queste posizioni possono diventare rigide. Invece di confutarle, continuiamo a mantenerle nel tempo solo per non metterle in discussione e/o non mettere in discussione la nostra personalità.

I bias sono delle scorciatoie mentali, dettate dall’esperienza e dalla competenza: vero è che con il tempo afferrare concetti velocemente ci appare più semplice, quanto lo è che competenza ed esperienza non ci esentano da errori di giudizio. Molto spesso possono persino fuorviarci facendoci dare per scontato fatti, facendoci scorrere velocemente la lettura di una situazione ed eludendo dettagli o facendoci ancora trarre conclusioni affrettate. Quante volte ad esempio non afferriamo il contenuto di un messaggio whatsapp che ci viene inviato? La moltituidne di informazione che la mente non decifra come urgente porta per forza di cose, diremo per economia mentale, a trarre conclusioni quando ancora nona abbiamo terminato la lettura del testo. Lo stesso fraintendimento avviene sovente nella comunicazione vis à vis quando “supponiamo” di aver già chiaro in mente dove vuole arrivare il nostro interlocutore. Sebbene siamo soliti rilevare le conseguenze di questi fraintendimenti, continuiamo ad applicarli.

La somiglianza con concetti che già possediamo o con esperienze simili, la facile memorizzazione e il quantitativo di volte in cui assorbiamo un ‘informazione (stato di cui i media si avvalgono notevolmente), come il numero di persone, specie se appartenenti al nostro stesso gruppo, che hanno la stessa idea, sono dei fattori che contribuiscono alla formazione dei bias. Per chi volesse approfondire l’argomento molto interessante e su quali siano i principali bias che attiviamo, aggiungo i seguenti link:

https://www.stateofmind.it/tag/bias/

http://www.pensierocritico.eu/intelligenza-euristica.html

La maggior parte delle volte imputiamo all’emotività l’errore di valutazione, spesso proviene anche da errori sistematici nel ragionamento di cui non siamo coscienti. Daniel Kahneman vincitore del premio Nobel nel 2002 parla di cervello lento e cervello veloce. Il primo rappresentato da quella parte della corteccia più antica e più funzionale per lo sviluppo dell’uomo: è la parte che ci fa decidere in fretta, trarre conclusioni, è la parte istintuale, senza la quale l’uomo difronte ai pericoli si sarebbe estinto. E’ veloce appunto nella misura in cui ci consente di percepire senza un’apparente attenzione, dei dettagli che vengono velocemente protocollati e ci portano a scegliere, processo assai utile quindi, in caso di pericolo per la nostra vita. Il cervello lento invece ha uno sviluppo più recente e comprende la corteccia frontale, quella parte deputata alla riflessione e al ragionamento lento, come al posticipare la gratificazione immediata. E’ quindi molto importante la sua funzionalità nel prendere decisioni o nel fare valutazioni, non a caso è la struttura corticale che viene sviluppata grazie alla pratica della mindful. Il cervello lento e la sua attivazione frontale, nasce dal bisogno di non agire immediatamente sotto l’impulso o lo stato di allarme, ma di allenare la mente ad analizzare, a ragionare. Quando decidiamo in genere dovremo bilanciare entrambi, avere l’impulso iniziale di e ragionarci poi più lentamente dopo, integrare così le due parti. La parte del pensiero veloce per quanto possa aver avuto un ruolo predominante per la sopravvivenza dell’uomo è anche foriera dei principali errori decisionali nonchè del fatto che ci devia spesso verso conclusioni affrettate. Lo stesso ragionamento se ci pensate come nel caso di pensieri che generano ansia, se fatto al “rallentatore” può permettere di notare errori o scorciatoie adottate e rivisitato può portare a stati emotivi ben diversi.

Probabilmente vedendo il video e conoscendone il titolo avrete inizialmente fatto dei pronostici su quale fosse l’errore di giudizio. A cosa avete pensato? La maggior parte delle persone dà per scontato che la ragazza non abbia sentito volutamente, la differenza sta nella lettura che abbiamo dato alle sue intenzioni: immaginare un pregiudizio da parte della ragazza è un ragionamento più comune e pertanto più veloce che immaginare altre ragioni del suo non sentire.. il risultato è anche lo stesso, ma il perchè fornisce una lettura ben diversa.

La scelta del vostro finale per quanto vi possa esser sembrata condizionata da fattori presenti nel video, dipende in realtà dal vostro personale modo di pensare o dai vostri bias, che vi piaccia o no. Ri-conoscendoli nel senso di portarli alla coscienza, potremo la prossima volta metterli in discussione, vedere le cose da angolazioni diverse e noi diventare un pò più.. unbiased.

Rebecca Montagnino

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