Non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te
Quanto potrebbe essere formativo ricordare ciò che ci ha dato fastidio, per utilizzarlo come insegnamento futuro di cose da non rifare agli altri? Ed ecco che serendipicamente, parte uno spunto interessante..
Una donna sull ‘aereo con delle enormi cuffie sulle orecchie, mi spiega che metterle è stato l unico modo per viaggiare in pace, visto che deve farlo spesso per lavoro; non ha trovato altro rimedio alla fine che isolarsi per stare lontana dal rumore delle altre persone.
Di fatto dormiamo con i tappi, mettiamo la musica spesso per copririre i rumori del traffico. Siamo inondati da sirene, suonerie di miliardi di notifiche, che pian piano (forse non a caso) si stanno silenziando. Lo stress acustico nelle grandi città attiva più cortisolo del caffè, eppure sembriamo sopportarlo. Aumentano i rumori e aumenta il nostro urlare più forte…Non è il rimedio e per quanto sia, convivere così ci appare normale. Ma non nel nostro corpo, lí qualcosa avverte che è malsano, specie quando a molestarci é l ‘incuria o la maleducazione delle persone. Proviamo rabbia, irritazione, frustrazione e diveniamo nostro malgrado aggressivi.
La signora dell’ aereo si definiva intollerante, eppure guardandola ed ascoltandola, era molto più attenta al prossimo proprio a causa di quest’ ipersensibilità.
DALL INTOLLERANZA ALL’EMPATIA Mi sono domandata quindi se dall’intolleranza, ridiretta come evitamento di provocare ad altri ciò che infastidisce noi, non possa nascere invece una forma di maggiore attenzione, quasi vicina all ‘empatia.
Nello stesso momento un uomo incurante che tutti dormivano, si era messo a giocare con la carta del panino, svegliando me ed altri passeggeri. Avrà avuto circa 60 anni, di sicuro in 60 anni gli sarà capitato di essere stato molestato dal rumore di qualcuno nel suo sonno, perché allora non ha tramutato quell’ esperienza in insegnamento?
Ricordando della spiacevole sensazione di trascuratezza, mancanza di rispetto, perché non può sorgere al suo posto un pensare prima se la nostra azione non danneggia l altro?
Insegnarlo ai bambini tutte le volte che fanno capricci, metterli nei panni di chi subisce, educarli a tenere conto invece che del proprio egocentrismo, delle esigenze altrui non sarebbe una maniera per allentare la Morsa dell’ individualismo?
Il rispetto PER gli altri. Parlare piano, camminare tenendo conto che sui marciapiedi oltre le nostre gambette hanno il diritto di muoversi pure quelle di altre persone, ricordando l effetto, il fastidio di quando mille comportamenti della gente modificano il nostro umore a fine giornata può traslarsi in un educazione al rispetto. Chiaramente se quelle azioni hanno fatto il passaggio dalle cose fastidiose -quindi da non rifare; ciò implica un passaggio non scontato, lusicr fuori dal mondo in cui ci sono solo IO! Basterebbe poco, memorizzare e prestare attenzione, prevenire in modo così semplice un mondo di stress inutili e gratuiti.
L intolleranza come la definiva la signora era una conseguenza magari, una reazione al fastidio, che l aveva portata purtroppo a difendersi dalla maleducazione e al non rispetto altrui, ma l’ aveva modellata allo stesso tempo ad avere più sensibilità e verso la possibilità di infastidire a sua volta, che è una forma di rispetto ed un segno di società civile. Aggiungerei persino fondamentale
Il rispetto di noi stessi. Allo stesso modo come ricorda il meraviglioso epilogo del film di Lars Von Trier Dogville, anche pretendere ogni tanto che gli altri si comportino come li trattiamo, invece di farci calpestare, piuttosto richiede una giusta dose di assertiva/ considerazione, ed é un modo più sano di vivere le relazioni. Non a caso rispetto ed assertività sono due concetti legati, nonchè correlati, che non possono prescindere l ‘uno dall ‘altro. Spesso questo modo di subire sottende come provoca enormi dosi di aggressività. Divenire capaci di farsi rispettare è uno dei principi basilari della vita perchè ci fa vivere in modo equilibrato con noi stessi e con gli altri; se ci rispettiamo davvero, profondamente diviene normale pretendere il rispetto altrui. Significa imparare a chiedere cortesemente, educatamente senza rabbia o vittimismi.
Altrimenti ci lamentiamo, ci ammaliamo anche, altrimenti passiamo da uno stato passivo ad un aggressivo senza renderci conto di quanto c ê nel mezzo che possiamo fare e di quanto possiamo influenzare la differenza sul nostro benessere.
Vivere nel rispetto fa sentire liberi ed in pace con noi stessi e con gli altri. E’ uno dei valori secondo me più importanti e secondo me più necessari oggi
Ricordo e ricorderò sempre un episodio di anni fa in cui a Londra; dopo aver atteso che l ‘assistente della metro aveva speso ben 10 min a spiegare ad una turista come fare i biglietti sulle macchinette distributrici, venire da me e scusarsi per l ‘attesa, ringraziandomi per la pazienza. I 10 min li avevo persi si, ma quel gesto fosse anche per obbligo professionale, per buona educazione, mi aveva fatta sentire considerata, rispettata e che la pazienza era un valore non solo per me. Cambia totalmente quando qualcuno si mette ne nostri panni e ci fa sentire considerati e rispettati. Non solo non mi sono arrabbiata dell’attesa, anzi mi sono commossa perché ho realizzato che scusarsi e che questi piccoli gesti di comprensione e di attenzione fanno un enorme differenza nella vita quotidiana. Fanno vivere meglio, molto meglio.
Quindi ogni tanto domandarsi: quello che sto per fare, potrebbe infastidire qualcuno? Mettersi nei panni dell’ altro, usando la propria esperienza, intelligenza, sensibilità può diventare un passaggio dall’ intolleranza ad un esercizio di empatia, soprattutto quando arrivo a togliere il mio Io e a chiedermi: a quella suddetta persona con la sua sensibilità, con la sua intelligenza, questa data cosa come potrebbe risuonare?
Così come imparare a chiedere cosa si vorrebbe, a manifestare un nostro disagio senza incattivirsi o pretendere che sia scontato che non venga compreso subito e soddisfatti, può aiutarci a rendere concreti i nostri bisogni senza cadere in dubbiose aspettative e divenire invece da training di assertività
Buona estate
Rebecca Montagnino
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