GIOVENTU’ BRUCIATA: DISAGIO O RABBIA NARCISISTA?

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E’ difficile aggiungere qualcosa a proposito della crescente violenza giovanile, contenuto che in queste settimane non sia stato già detto, stimolare una riflessione in mezzo alle tante, che chiunque in quanto psicologo si è sentito di fare. Purtroppo non ci sono nelle parole soluzioni a quest’onda di violenza che se tocca donne, classi emarginate, insegnanti, scuote più del solito, perchè a colpire sono spesso ragazzi, se non bambini.

Mentre già pensavo di scrivere qualcosa nei mesi precedenti, si accavallavano altri fatti di cronaca ogni giorno, femminicidi, infanticidi, ma a disarmare erano le violenze tra coetanei, vuoi perchè in aumento, vuoi per la giovane età, vuoi per il numero: giochi pericolosi finiti male pur di essere ripresi dal telefono, coltellate date con una facilità raccapricciante, senza senso (semmai ce ne sia), senza spiegazione o motivazione. E non ultimi i fatti di Parigi dove l’età media dei fermati è di 17 anni e dove purtroppo sembra che la morte di Nahel sia diventata un pretesto per manifestare una violenza senza limiti e confini, fatto che rende ancora più desolante l’accaduto. La domanda è per tutti: cosa sta accadendo?

NESSUNO MI PUò DIRE COSA FARE Un ‘ipotesi: e se più che un problema derivante da un malessere fosse la conseguenza anche di un eccessivo benessere? se la rabbia narcisista fosse semplicemente in cerca di pretesti per potersi sfogare. Non hanno ricevuto dei no e se qualcuno glieli mette davanti, non li accettano o se qualcuno li mette in discussione, hanno ragione, si sentono offesi e reagiscono con ostilità. Nessuno può pertanto permettersi di dire loro cosa fare, non perchè hanno una grande personalità, hanno un ego sterminato e …fragile

MONDO REALE O MONDO VIRTUALE Dalla descrizione è come se queste menti agissero scollegate dalla realtà o con aspettative troppo alte della realtà, pronte a saltare con una violenza cieca al primo segnale di qualcosa che non arriva ( ma che per loro è un atto dovuto.) Ciò che sentono è un costante bisogno di essere venerati per qualsiasi cosa dicano, facciano, così sono cresciuti

Annoiati per aver ricevuto troppo, subito, senza chiedere, senza difficoltà, senza responsabilità, gonfiati nell’ego prima della nascita, non hanno imparato a stare al mondo, ad attraversarne le difficoltà, ad elaborarne le complessità piuttosto che a tollerarne le frustrazioni. O perchè sono stati appunto talmente schermati dai problemi della vita o perchè si sono imprigionati nella rete a cui invece di ribellarsi, vi si donano incondizionatamente, ribellandosi semmai quando nel loro alto Ego, percepiscono di aver subito un torto.

Vivono da sempre in un mondo finto come quello della rete, privo di ostacoli e di problemi concreti; o altre volte sono abituati stati avere sempre ragione, ad averle sempre vinte. In entrambi i casi sono accomunati dall’idea che se fai qualcosa di sbagliato, non paghi le conseguenze e le responsabilità; non si educa pertanto il senso di autoregolazione e si sentono così al riparo e sovente nel diritto di fare ciò che vogliono istintivamente, senza confini. Ma è un diritto a senso unico, solo verso sè stessi, la propria persona, l’ Ego divenuto ormai onnipotente.

ANSIA E RABBIA IN AUMENTO Questo è tristemente il panorama di oggi, se non altro di colpo se ne parla, sebbene non siano mancati in passato segnali per allarmarsi e semmai correggere qualcosa. Quello che è cresciuto negli ultimi vent’anni è un progressivo passaggio dall”incomprensione dei giovani, al metterli piano piano su un piedistallo dove era tutto possibile. Rendere loro facile ciò che facile non è, trasformandoli in prede di loro stessi, schiavi o dell’ansia o di una rabbia che non sanno veicolare o elaborare. Chiaro non proprio tutti sono così; ma il numero di coloro che soffre di ansia è vertiginoso e quelli di cui la cronaca fa parlare, davvero troppi.

Non vanno repressi, non vanno sgridati, va parlato loro piano, non bisogna stressarli, bisogna capirli, dare attenzione, applaudirli per ogni più insignificante successo, imboccare la loro autostima che poi ovviamente non si crea, visto che a crearla non sono loro, ma un insieme di gente che lo fa al posto loro.

Possiamo incolpare la cattiva educazione o meglio la mancanza di …, la negoziazione continua, il modellare rapporti famigliari in falsi rapporti amicali, perdendo quell’autorità che da soffocante in meno di trent ‘anni è sparita, è diventata assente.

SENZA DIFFICOLTA’

Le difficoltà vanno abolite, al massimo passate nella centrifuga, affinchè diventino liquide e più digeribili; via esami, via testi scolastici troppo lunghi, via argomenti di riflessione, via ciò che “sconvolge”, via tutto.

Se una difficoltà di apprendimento in questi ultimi anni è stata trattata come un allarme bomba più per via dell infinite figure coinvolte, la crescita di baby gang anni fa ha sollevato qualche trafiletto nella stampa, ma esisteva una giustificazione, allora era il covid, oggi ce ne sono altre. Le separazioni genitoriali, le nascite di fratelli che sono di certo momenti nella vita che richiedono cambiamenti e destabilizzano, hanno finito con il diventare alibi per non correggere o per non fermarci noi adulti a realizzare ed ammettere che qualcosa non funzionava. Anche noi professionisti del settore abbiamo esagerato nel comprendere troppo, fino a giustificare troppo

Come gli altri miei colleghi che parlano molto del problema, anche io non ho una soluzione su situazioni che ho visto nascere, aumentare e diventare enormi nel tempo, subodorando le conseguenze e il pericolo poi di fatto manifestatosi, di creare essere fragili ed insicuri che vivono di ansie per ogni cosa, scambiando l’uscirne fuori come degli incredibili successi; fragili nel crollare, nello scoppiare e quindi anche nel diventare violenti, tanto più che passano ore ed ore su schermi virtuali, lontani dal mondo reale.

DALLA COMPRENSIONE AL GIUSTIFICAZIOSIMO Forse è anche un esame di coscienza riconoscere che a volte la psicologia è stata la “giustificazione ” nel tentativo inizialmente buono di essere comprensione. C’ era un confine da rispettare, ora è tardi per ridisegnarlo, non è solo il fallimento di chi così giovane usa la violenza con così tanta facilità, è un fallimento generale, delle vite bruciate e del rimorso che senza empatia non arriva. E’ un fallimento delle teorie e dei bisogni degli adulti di non crescere e di divenire i migliori amici dei figli, sottovalutato le conseguenze di certe trappole.

Quando non si sa cosa fare, magari vedere cosa si potrebbe smettere di fare e c’è molto in tal senso da fare, aprirebbe già una via. Forse, forse non funzionerebbe, ma qualcosa di diverso bisognerebbe iniziare a farlo e anche abbastanza presto.

Rebecca Montagnino

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