MALATI DI SFIDUCIA

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Tempo di lettura: 4 minuti

Ho scoperto che anche andare ad una mostra può essere una “fregatura”: il titolo non è affatto garanzia di ciò che andiamo a vedere e  mi è già successo due volte che  fossi convinta di vedere quadri che poi non erano presenti o presenti in misura davvero insignificante. Di recente mi hanno propinato due sale di ritratti all’interno di un esposizione sull’Impressionismo, movimento pittorico noto per la pittura en plein air...fortunatamente lo credo ancora, ma mi hanno spiegato poi che il titolo è generico perchè al momento dell’organizzazione non sono noti i budget e i possibili acquisti dai musei, pertanto è solo indicativo e tocca al cittadino controllare accuratamente cosa andrà a vedere prima di acquistare il biglietto e magari fare la fila.

Ho scoperto che una compagnia di un’utenza domestica può rubare il contratto prendendo il nome di un defunto, senza poterci fare niente e sentirmi dire che questo accade sovente. Non solo, che la relativa denuncia e privazione della fornitura mi trovano impotente di qualsiasi azione per difendermi.

Tra le tante peculiarità non positive di quest epoca, la diffidenza primeggia. Siamo abituati a dubitare di tutto e a chiederci sempre cosa ci sia dietro ogni atteggiamento o parola con cui entriamo in relazione. Siamo abituati a guardare la benzina che ci mettono, tanto quanto siamo abituati a chiedere più preventivi quando dobbiamo fare dei lavori o a vedere diversi medici per avere un consulto. Le esperienze degli anni e le raccomandazioni che ci vengono fatte sin dall’infanzia, ci preparano a vivere in un mondo dove più si cerca la certezza, più si viene sopraffatti dalla sfiducia.

In un paese come il nostro è normale non avere più fiducia nelle amministrazioni, quanto nel malgoverno, crediamo in ideali che vengono disattesi e traditi in un battere di ciglia senza che possiamo lottare contro questo senso di ingiustizia e malafede che diventa pertanto un modus pensandi.

Guardiamo ai fatti della politica estera sempre più in cerca di una trama cospirativa che sta tra le righe e ci viene occultata, creando una visione delle cose che non può che uscirne confusa e disincantata.

A farne le spese è quel senso di previsione del futuro che perde ogni contatto di imprevedibilità avventurosa per trasformarsi in un vuoto di valori e ideali, nel senso di:  a che serve credere se tanto poi ogni aspettativa viene disillusa? Per questo i miti del benessere, quanto quelli dell’effimero che non possono di per se esercitare nessuna forma di speranza a lungo termine, sono quei rifugi incantati in cui ci crogioliamo in attesa del tempo che passa.

A farne le spese sono soprattutto le relazioni umane, troppo liquide per dirla alla Bauman, volatili e passeggere che si deprimono dell’impegno che necessitano e la responsabilità che richiedono. Di conseguenza ci abituiamo a non credere più in niente, fatti e parole non trovano concordanza e soprattutto quella normale coerenza ed integrità.  Le relazioni si disintegrano in fumo,  dove e per cui investire  non conviene. Come il grande sociologo afferma: ” Se la modernità è fatta di cemento ed acciaio, la post modernità è fatta di plastica biodegradabile”.

Ci si rassegna/adegua così a questa superficialità, non solo a quella altrui ma a in primis a quella propria, fuggendo da ogni possibile rimorso e viaggiando nella vita con un animo più leggero, perchè privo del peso della coscienza.

L’epoca della diffidenza e della sfiducia riduce le persone a sentirsi sole ma a non cercare quel senso di comunità così umano, perchè sono segnate sin dalla loro nascita da uno spirito disilluso. Troppo giovani le persone smettono di credere; se un tempo i matrimoni dovevano durare per sempre oggi sono bollati da subito dalla possibilità della fine e i tribunali testimoniano ogni giorno, con liste infinite di udienze questa triste verità.

Nemmeno l’amicizia è più fonte sicura di certezza affettiva, gli amici entrano ed escono nelle nostre vite come passeggeri da un aereo senza lasciare spesso traccia o ricordo.

Se mettersi in discussione è ancora un’attività redditizia per la psiche, dubitare e diffidare di tutto e tutti è un modo di vivere assurdo e ansiogeno. Significa non tanto vivere alla giornata, quanto vivere al minuto adeguandosi di volta in volta a quello che accade con una celerità da lepre che non è umana,  ben lonta o dal concetto di qui ed ora, generando sconforto e sfiducia, Diventa come camminare sull’acqua o scrivere la storia sulla sabbia. La paura che ne deriva blocca spesso ogni azione prima di agire o fa agire con la irresponsabilità  di un così fan tutti. Come se il fatto che l’impunibilità e la cattiva coscienza epidemica purifichi i cuori “poco bianchi” della coscienza individuale.

Ma a chi può portare vantaggio una società che si basa sulla sfiducia e sull’individualismo? A tutti coloro che hanno interesse a disgregare quel senso di solidarietà e di attenzione per il prossimo che è fondamento di una nazione o di una società capace di agire. Non solo, sembra quasi che l’unico modo che stanno trovano gli esseri umani per salvarsi da questa disgregazione sia comportarsi come gli altri, ovvero dove il dictat dominante è “ti frego io, prima che tu freghi me o frego te come hanno fregato me.” Solo che in tal modo si spegne non solo il benessere generale, ma viene colpito anche nel profondo quello individuale portando alla deriva verso un destino in cui se è difficile agire e avere un minimo di potere, si finisce per aderire ad un caos senza controllo e fiducia alcuna.

Dott.ssa Rebecca Montagnino

BIBLIOGRAFIA:

Z.Bauman, La società dell’incertezza

Z.Bauman, Intervista sull’identità

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2 risposte

  1. AfterTOOLnothing ha detto:

    Pensavo ad un vecchio proverbio, ma ormai lo sono tutti, che recita :‘’ fidarsi è bene, non fidarsi è meglio’’ . Il nostro caro bis bis nonno evidentemente deluso dal comportamento di un suo pari è stato indotto a dispensare questa pillola di saggezza. Mentre però un tempo questo doveva riferirsi solo nell’ambito dei rapporti interpersonali oggi credo abbia una valenza enorme e crea, se applicato, un effetto domino di sfiducia verso non solo le persone fisiche. E’ vero quello che dici, penso siamo malati cronici di sfiducia e l’essere prevenuti è la nostra medicina. D’altronde come potremmo non esserlo se siamo alla mercé di governi che da trent’anni la metà di chi li compone è inquisita, se mettiamo i risparmi di una vita nelle banche e poi per i loro comodi non averli più a disposizione, se a causa della malasanità entriamo verticali in ospedale per un’appendicite e ne usciamo orizzontali, se gli enti erogatori di servizi rubano e falsificano i contratti, se l’istruzione dovrebbe avere per prima lei un’insufficienza in pagella e la lista potrebbe continuare. Certo, ci sono sempre persone dietro tutto questo ma proprio perché dietro non compaiono e noi, allarmati da tutte queste informazioni negative non sapendo chi sfiduciare, sfiduciamo direttamente la società. Beati i nostri bis bis nonni, la loro ‘’sfiducite’’ era solo in incubazione.

    • Rebecca Montagnino ha detto:

      In effetti i proverbi erano fonte di saggezza, parola desueta quanto la coerenza del loro contenuto…la superficialità non solo non si nutre di saggezza, la evita proprio….

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