SE SEI UNO SPIRITO LIBERO, LA COMODITA’ NON PUO’ ESSERE IL TUO VALORE.

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Essere uno spirito libero è diventato un termine abusato da molti, che confondono il significato del termine con un faccio come mi pare, tutto mi è dovuto, come e quando voglio. Uno spirito libero in realtà è un concetto, ma soprattutto un modo di essere meno individualistico e un pochino più nobile, perche implica la rinuncia per qualcosa di singolare, forte, impegnativo, talvolta anche drastico. Conseguenza per cui comodità e libertà non possono coesistere, specie quando si fa della seconda il cardine della propria vita. Per cui se molti si palesano come spiriti liberi è solo guardando alla determinazione che mettono nelle proprie azioni e non solo nei propri pensieri che segna la differenza.

E SE LA COMODITA’ STESSE DIVENTANDO UN VALORE?

Ero indecisa se metterlo sotto forma di un periodo ipotetico o se non usare il sarcasmo e ammettere che si, la comodità è diventata un valore, quasi spesso predominante. Oggi che la rete omologa e si rincorre la somiglianza assoluta più che l’unicità o l’originalità, il nostro stesso linguaggio, le nostre idee sono imbevute di ìdee altrui, di idee nate senza averne fatto esperienza e si vomitano opinioni ovvie, purchè non” disapprovabili”.

La comodità non solo intesa come comodità materiale, ma peggio come comodità emotiva (o estromissione/appiattimento quindi)- affettiva (l‘amore liquido alla Bauman o l‘assenza di passioni vedi sopra), fino alla – comodità psicologica (resto come sono vuoi perchè non mi va di sforzarmi o impegnarmi/ vuoi perchè come sto soddisfa qualche vantaggio disdicevole, ma assai propizio). E lì potremmo aggiungere che la comodità diviene indolenza, ignavia anche. C’ è un libro molto bello, l’ultimo di Crepet, Passione in l’autore cui sottolinea quanto sia importante educare alla ricerca di passione come fondamento evoluzionistico. Lo stesso linguaggio impoverito dalle emozioni riflette questo piattume di concetti, attraverso facili ovvietà che segnalano il declino dell’avventura intellettuale. Per non parlare poi del letargo emotivo nel non verbale in cui ogni si anela all’impassibilità.

Sicuramente la società in cui viviamo ha agevolato nei decenni questo stato di cose e se spesso ci si annoia o non si è soddisfatti, è una derivazione del fatto che la comodità non porta molti cambiamenti e soprattutto non spinge ad uscir fuori all’avventura, alla curiosità. Si potrebbe rischiare di star scomodi o di perdere ciò che si ha, si potrebbe perdere il controllo (fittizio tra l’altro), si potrebbe essere scaraventati fuori dalla cara, anestetizzante confort zone. Che in altri tempi avrebbe comportato un..magari!! A dirla così non sembra così grave, in verità lo è ed è anche pericoloso vivere sposando la comodità.

COSA PERDIAMO SE DIVENTIAMO UNA SOCIETA’ CHE VIVE DI COMODITA’.

Cosa stiamo già perdendo o cosa abbiamo in parte già perso.. La capacità di adattarci intanto ai cambiamenti, che vuoi o non vuoi comunque arrivano nella vita; ogni minima ventata di altro/oltre rispetto al noto, fa tremare, stressare. Ci si aggrappa a questa modalità anche quando fa male, il familiare è infatti sempre preferibile alla destabilizzazione del nuovo.

La creatività; il creare richiede fare qualcosa di nuovo, esercitare un lato di noi sconosciuto, inesplorato. Come la fantasia e l’immaginazione si spengono, finisce con lo spegnersi anche il desiderio di fare. Se la posta in gioco viene vissuta come stressante, ci si ferma e così fermiamo il nostro istinto di progredire, di crescere e anche di imparare.

Molti obiettano che se qualcosa va bene perchè dovremmo sforzarci a cambiarla? La risposta è quella frase di David Bowie nel sottotitolo: perchè la scomodità genera novità e produzione di nuove sinapsi-

Il problem solving se non cerchiamo ogni tanto la scomodità, questo si appiattisce, invece di focalizzarci sulle risorse si allunga la sfilza di problemi che anteponiamo alla scomodità, vediamo solo il rischio, la possibilità di sbagliare, ma non il miglioramento o peggio il miglioramento nemmeno ci interessa se richiede uno sforzo o uno strappo dal noto. Agli arbori della terapia comportamentale c’era la teoria di Thorndike tentativi ed errori, per cui ogni sbaglio genera il riconoscimento di come quella cosa non vada bene, dando un fedback quindi e senza errori ricordiamo, non esiste progresso.

La ricerca continua di sicurezze che non esistono, diviene un muro ogni giorno più alto che ci condiziona e ci schiavizza nel nome della passività. Diviene un fare il morto a galla piacevole, che nulla cambia ma nulla toglie. Eppure se guardiamo a fondo, toglie, solo che lo si capisce negli anni e nell’accumulo dei rimpianti il giorno in cui si realizza che si è sprecata l’occasione e forse parte della propria vita. Perdiamo tempo, mesi, anni in quella comodità, assopendo desideri e bisogni, in nome di un caldo divano nella confort zone. E il tempo non ha payback, non ci viene ridato niente, ciò che è perso è perso. L’irriproducibilità e l’unicità di ogni attimo è un valore che in genere viene compreso solo molto avanti negli anni, a volte troppo tardi.

La noia, non a caso molti ne soffrono e sono alla ricerca continua di qualcosa di esterno che arrivi e smuova le acque senza muovere un dito; la noia del mondo è in fondo la noia di se stessi. A forza di attendere una sorpresa esterna e impauriti di una sorpresa interna, non ci sorprendiamo più da soli, ci chiudiamo laddove ci sentiamo al sicuro, non agiamo, così da non sbagliare mai, restiamo impeccabili. Ma irrimediabilmente fermi.

ESSERE UNO SPIRITO LIBERO

—implica l’opposto di quello detto fin’ora e vi invito a leggere l’articolo sottostante che lo spiega molto bene, è un modo di essere che richiede tante rinunce e una devozione verso i nostri valori più sacri e i nostri ideali, non cerca radici, intanto perchè uno spirto libero è radicato e centrato nella sua consapevolezza e può muoversi, aprirsi senza temere di perdersi. Perchè sa che è inevitabile perdersi per ritrovarsi ogni volta, per aggiungere ogni volta un pezzetto di conoscenza del mondo e di sè.

https://lamenteemeravigliosa.it/essere-uno-spirito-libero-tratti-della-personalita/

Lo spirito libero non teme il giudizio altrui, è libero e ha messo in conto che la sua diversità gli costerà tale prezzo; non necessita dell’approvazione, perchè ciò che conta davvero è la congruenza con i propri valori. Non teme la solitudine perchè all’interno trova lo spazio e il tempo per riflettere e dialogare con sè stesso, perchè si nutre anche dei silenzi piuttosto che dal vociare affollato di chi segue il gregge.

E ora che avete letto bene, cosa concludete: siete replicanti o duplicanti? Comodi o spiriti liberi?

Rebecca Montagnino

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