Volere o piacere…il malessere degli eterni insoddisfatti

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Quando alcuni mesi fa ho letto questo post, ho sorriso mentalmente leggendolo e mi sono ritrovata del tutto concorde. Parlando spesso di quanto il reale, genuino, ardente desiderio oggi sia piuttosto estinto un pò su tutto, ho ritrovato molta verità in alcuni esempi che faceva l’autore dell’articolo, la cui distinzione tra il desiderio e il piacere per qualcosa è molto significativa. Si dice “mangiare con gli occhi” non a caso forse per definire quello stato di eccitabilità che si attiva quando vogliamo o pensiamo di volere qualcosa. Questa eccitabilità (si dice anche avere gli occhi più grandi della pancia sempre non a caso ) crea delle aspettative in genere molto grandi, anzi piuttosto eccessive rispetto al desiderio. Perchè è l’atto di desiderare che aumenta ed incrementa le endorfine, non l’atto del consumo del desiderio. Per questo poi il consumo a volte banalizza quello che il desiderio aveva idealizzato o non corrisponde alla grandezza con cui l’avevamo costruito nella nostra mente. I bambini sono un ottimo esempio di questo, ma lo sono spesso anche gli adulti che restano insaziati e perennemente insoddisfatti, non solo perchè come ci spiega l’articolo nel desiderio e nel piacere si attivano due centri neurologici distinti, ma soprattutto perchè siamo così stimolati da desideri continui ed effimeri che alla fine ci stancano con la stessa velocità con cui un bambino lascia sciogliere il gelato tanto reclamato.

Chissà se anche il fatto che le pubblicità siano chiamate reclame derivi proprio da questo far nascere desideri che portano al consumo e siccome il consumo in genere non appaga le aspettative del desiderio, la dose deve aumentare o l’oggetto del desiderio …cambiare. Ciò spiega in parte quella sensazione di non soddisfazione perenne che attanaglia molte persone oggi, spesso giovani, perchè abituate a veder velocizzata la soddisfazione di qualsiasi loro capriccio, ottenuta senza sforzo tante volte e con la convinzione perciò che possedere ciò che si vuole sia molto facile. Tale è il grande inganno con cui crescono e si aspettano il mondo risponda loro; soffrono perciò quando tempi di normale attesa sono troppo lunghi per loro o quando qualcosa non combacia alla facilità con cui si aspettavano di vedere realizzati i loro piani.

Mi annoia? quindi continuo a consumare di più …La noia che subentra dopo il primo morso è un senso di disincanto come se si conoscesse già tutto o come se al contrario la fatica di approfondire facesse de-mordere prima di assaggiare ulteriormente. E questo è purtroppo visibile anche nei rapporti umani. C’è un aggettivo francese, essere blasé che rende bene questo stato ed è un termine poco traducibile. Il significato è uno stato di indifferenza o scetticismo di chi ha abusato troppo del piacere e si ritrova con un senso di vuoto, di noia rispetto a ciò che può accadere. Spesso è questo stato di noia che porta a creare nuovi desideri, talvolta più per la quasi disperata ricerca d’entusiasmo, che passa presto o viene immancabilmente a mancare, non capendo infatti che non sta fuori di noi il problema..

Questa logica molto baumaniana è la logica conseguenza del nostro benessere / malessere, a seconda da quale prospettiva la guardiamo. Come i bambini aspettano con avidità che arrivi Babbo Natale, per poi scartare i regali inseguendo con lo sguardo quello che ancora devono aprire, senza degnare di attenzione quello che hanno in mano…siamo noi allo stesso modo per tutte le nostre attività. Eterni insoddisfatti e annoiati. Come la loro camera è piena di giocattoli da sembrare un negozio, giocattoli che fanno numero, i nostri desideri non sono poi così diversi. E così le nostre esperienze, ricordi, affetti, oggetti…tutto scontato, tutto noioso.

https://www.internazionale.it/opinione/oliver-burkeman/2020/07/28/volere-piacere-differenza

A questo punto allego un ulteriore articolo che secondo me può essere collegato a questo discorso o meglio approfondisce come quel senso di insoddisfazione si diffonda un pò ovunque. Spesso è proprio il consumismo a creare desideri e a complicare di conseguenza semplici scelte che diventano fonte di dubbio. Tutte le volte che qualcosa di semplice è per noi fonte di difficoltà non è la cosa in sè che ci sta creando un problema, ma molto più probabilmente la nostra difficoltà nel discernere il nostro reale e personale desiderio, da quelli condizionati e incorporati, è un meccanismo mentale che invece di seguire una linea più o meno dritta, inizia ad assecondare curve disperdendosi ed allontanandosi dal suo focus iniziale. Perchè come tutto e più di tutto i nostri desideri possono essere condizionati, indirizzati e non appartenerci davvero. Questo spiega anche la noia e i dubbi che conseguono: se inseguo un desiderio non mio, ovvio non mi appagherà mai, non avrò piacere nel fare quella determinata cosa. Soprattutto in un epoca in cui è più potente farsi piacere dagli altri che cercare di far davvero un piacere agli altri o cercare il proprio benessere, la confusione e l’insoddisfazione divengono meccanismi così “naturalmente” consequenziali.

https://lamenteemeravigliosa.it/le-cose-semplici-che-sono-diventate-complicate/

Aggiungerei per concludere la solita ma sempre necessaria riflessione su quanto sia importante sentire i nostri desideri più che capirli o averne un concetto, sentire quanto siano reali o profondi e sapere anche aspettare prima di soddisfarli; ci indicano realmente quanto contano per noi e lasciano inoltre che l’aroma del tanto atteso resti nell’aria il più possibile.. ed è questo che fa si che il piacere non scemi al primo assaggio.

Rebecca Montagnino

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