SEGNALI DI ALLARME

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Mi sto occupando molto del fenomeno narcisistico innanzitutto perchè è stato molto sottovalutato, per la grandezza delle sue manifestazioni, perchè tra chi ne è colpito o chi ne viene colpito, riguarda la nostra vita da vicino. Diciamo che, come per alcune temibili malattie, è abbastanza inevitabile che nella nostra vita non abbiamo a che fare prima o poi,  con un collega, un amico, una relazione narcisistica.

Ho trovato questo bellissimo passaggio sul romanzo, “Il Tuo volto domani” di Javier Marias. Descrive, senza volerlo,  dei tratti molto peculiari dell’atteggiamento narcisistico, quando tocca livelli avanzati di disturbo,  e di come a questi reagisce la sua vittima.

Mentre la prima vive per se stessa, l’altra vive per l’altro, negando segnali che sono presenti, anche se sporadicamente sin dall’inizio, in maniera significativa. Tali segnali vengono in genere negati, considerati irrilevanti o non vengono percepiti come pericolosi; qualora lo fossero, non ci sarebbe infatti la capacità di investire, nè di illudersi nella possibilità di relazionarcisi.

 

 

“..Ci sono persone che semplicemente risultano impossibili, e l’unica cosa saggia è allontanarsi da loro e mantenerle lontane, e non esistere per loro, nemmeno per combatterli. Sentono, forse ritengono che il mondo viva in debito con loro, quanto giunge loro di buono è soltanto dovuto, niente di meno; ignorano la gioia e la gratitudine pertanto; non tengono mai conto dei favori che vengono loro dispensati, nè della clemenza con cui vengono trattati: vedono quelli come omaggio, questa come debolezza o timore di chi ha avuto in mano il bastone e si è trattenuto dal batterli. Sono persone intrattabili, che mai potranno imparare, nè correggersi. Sembra quasi che queste persone si sentano umiliate dall’affetto o dalle buone intenzioni, o persino che con questo le si sminuisca, o non sopportino di credersi in debito immaginario o obbligati alla gratitudine

…Non si offre nè si piega, e in quanto vede che sopravvive a quell’assalto, si raddrizza un poco e tenta di scuoterselo di dosso il più lontano possibile dalla sua fragile spalla. Non per sopprimere la pena, come se niente fosse, non è che dimentichi irresponsabilmente ; ma sa che quella tristezza potrà tenerla sotto controllo soltanto se la mantiene in prospettiva, a distanza e così forse anche comprenderla …Respingiamo gli indizi e ci rifiutiamo di d’interpretare tanti segni e li releghiamo e li gettiamo nella borsa delle immaginazioni, per contrapporre loro altri che in fondo sappiamo non sono segnali, ma finzioni e simulacri che cercano la nostra fiducia e il nostro torpore o sonnolenza. Non siamo abituati a non desiderare di ingannarci: ci annoiano il proteggerci e il prevenire  e lo stare all’erta, e a noi tutti piace gettare lontano lo scudo e marciare leggeri brandendo la spada come un ornamento.”

 

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