RELAZIONI PERICOLOSE

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Che cosa succede in un mondo dove prolifera il narcisismo? Che prima o poi i narcisisti si incontrano o meglio si scontrano. Il che spiega  perchè oggi trovare due persone che si amano sinceramente e felicemente, è più difficile che vincere alla lotteria!

Mi accade spesso di sentire, oltre alle problematiche individuali simili tra loro, segno che la globalizzazione non risparmia niente,  problemi di coppia molto somiglianti. Va bene la vita frenetica, la mancanza di consapevolezza, le conseguenze del consumismo, i problemi infantili irrisolti, ma c’è qualcosa di più profondo…

Più che relazioni, queste sembrano sfide. Sfide a non svelarsi, ad attendere che l’altro faccia la prima mossa, a non mostrarsi vulnerabili, a tenere  in caldo relazioni passate che non si sa mai, possono sempre servire. I rapporti diventano  così un gioco di forza e di potere. Certamente la seduzione prevede anche strategie di difesa e di attacco, ma spesso le relazioni sentimentali si limitano a questo.

Abbiamo già evidenziato come i problemi narcisistici si manifestino soprattutto nella relazione con l’altro; l’oggetto d’amore non viene vissuto come si vive una persona, ma come una compensazione o un rafforzativo di parti mancanti di sè. Anzi, si potrebbe persino affermare che il narcisista amando se stesso, non cerca tanto la completezza nell’altro, ma scelga in base a canoni che migliorino il suo status, da ogni punto di vista. L’insoddisfazione personale invece di venire elaborata, si proietta nelle dinamiche relazioni, rendendo la personalità inquieta e sempre alla ricerca di un ideale, di qualcosa di meglio. Quel vuoto interiore viene quindi spostato sull’altro e la soddisfazione non è tanto di tipo affettivo, quanto di un rimando positivo, magari eccezionale, rispetto a all’immagine che si vuole acquisire. E’ un pò come a confermare i dubbi della regina di Biancaneve, quando chiedeva al suo specchio ogni giorno, chi fosse la più bella del reame. il narcisista ha bisogno di essere amato in modo assoluto ed è molto bravo nel costruire questa trama, dando spesso il meglio di sè. L’altro non si accorge che sta entrando in una ragnatela e ne rimarrà imbrigliato, si lascia amare, pensando che le attenzioni e le cure siano una dimostrazione d’amore e non una ricerca di continua approvazione e un tentativo, di intrappolarlo o legarlo  a sè. I passaggi d’umore vengono accettati, in attesa che torni il sereno, le umiliazioni ingoiate, perchè seguite da periodi di grande entusiasmo, la sensazione di non essere e di non fare mai abbastanza, viene vissuta come una crescita personale. In realtà il narcisista  non è in grado di amare, se non nella misura in cui soddisfa il suo ego e ne viene ripagato. L’alternanza di sentimenti ed emozioni diventa qualcosa di normale alla fine, anche se logorante. Il narcisista non domanda solo amore assoluto e attenzioni costanti, ma richiede una comprensione e un andare oltre i propri bisogni. Senza rendersene conto a volte, richiede che l’altro ruoti attorno alla sua vita, cercando di incastrare la propria quotidianeità nella sua e giustificando sempre atteggiamenti  egoistici.

Tutto ciò inizialmente ha i colori felici dell’imprevidibilità, che con il tempo mutano in un senso di precarietà; chiedere la reciprocità ad una narcisista, significa chiedere  qualcosa che non sa dare. Alla base della relazione narcisistica troviamo sempre qualcuno che vuole controllare dall’interno qualcun altro, inducendolo ad essere perfetto per i suoi bisogni e qualcun altro che tenta disperatamente, di essere perfetto per i bisogni dell’interlocutore.

Poi un giorno ci si sveglia, in quella che P.P Brunelli   definisce come trauma da narcisismo, perchè la sensazione è quella di aver vissuto un film, in cui l’altro non c’era. Il narcisista cancella ogni traccia della presenza dell’amato, con una facilità e  velocità che ha qualcosa di orrendo. Non solo dall’altra parte non ci si sente più amati, ma si ha la sensazione che tutto quello che si è vissuto insieme, non sia mai esistito, se non nella propria mente. ” Veramente le vittime del narcisismo è come se fossero state contagiate da un virus psichico, perdono le loro difese immunitarie; vi è poi un crollo dell’autostima per cui  ci si sente incapaci, inadeguati. Il partner narcisistico non abbandona solamente, ma distrugge, umilia, offende. Il trauma nasce proprio dal non comprendere tanta crudeltà, portando ad uno stato ossessivo; seguono depressione, angoscia, difficoltà a dormire, comportamenti compulsivi. Scoprire che la persona amata e a cui ci si era affidati è completamente diversa, è paragonabile all’amputazione di una parte di sè. Non si ama più il mostro, ma il ricordo di quell’immagine, perchè altrimenti ci si sentirebbe degli idioti a non aver capito prima chi era l’altro .”  Nascono tentativi, vani, di richiamare l’attenzione su di se, invece di mollare, ci si accanisce tentando disperatamente di farsi notare, amare, considerare. E questo è il meccanismo della dipendenza affettiva. Come Eco, si resta senza voce, senza riscontro:  in realtà più il grido diventa forte, più è una dimostrazione della lontananza.

L’altro sentirà smentita la propria realtà, verrà estraniato, non considerato, come fosse invisibile, proverà rabbia e un forte senso di ingiustizia, cercherà di manifestarsi ancora di più, per rendersi insostituibile.  La sofferenza maggiore nasce proprio dal sentirsi sparire dalla mente di qualcuno che è significativo; scoprire che l’amore del narcisista era solo il riflesso in uno specchio, è molto doloroso da accettare e alla fine il senso di impotenza prevale in modo distruttivo. Ci si sente traditi nei propri ideali, valori e quindi feriti nella propria identità. E’ un senso di tradimento, come cercare nelle foto e ritrovare solo se stessi nell’attimo di quel ricordo.

Il narcisista va avanti come se niente fosse, finchè forse un giorno, si accorge della sofferenza che ha provocato. Difficilmente ammetterà che anche lui ha bisogno dell’altro, che teme l’intimità vera e duratura di un rapporto, teme cioè di sentirsi legato. Come afferma F. Dostoevskij nei “Fratelli Karamazov” “Chi mente  a sè stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto di non distinguere più la verità, nè in se stesso, nè intorno a sè”. Cerca quindi altre prede, su cui proiettare parti positive di sè.  Bauman a questo proposito: “ Il piacere  sta nel cacciare: la lepre non ci impedisce di vedere la nostra morte e la nostra miseria, ma lo svago della caccia si”.

Per i narcisi la libertà costituisce l’illusione di ogni cosa possibile.

E’ chiaro che le “vittime” vengono attratte da questi aspetti, molto più di quello che sembra; la loro ferita narcisistica si attiva nella sfida impossibile, di far cedere il narcisista, “io ci riuscirò” o “Tu sei come me”, è il loro motto, ma è una lotta senza possibilità di vittoria.

“La sensazione di aver trovato qualcuno di cui finalmente fidarsi”, come afferma R. Filippini, “può comparire come una rivelazione, una salvezza. Chi viene sedotto da un narcisista, a sua volta aspira al Tutto, alla grandiosità e di conseguenza è complice del narcisismo dell’altro”.

Questo nel migliore dei casi. Se il grado di narcisismo è invece forte in entrambi i partner, non solo non riusciranno ad amarsi a vicenda, ma si sfideranno in relazioni dissanguanti ed estreme, con l’obiettivo di vincere sull’altro. Anche perchè in questi casi, la manipolazione è duplice e la forza sta proprio nell’essere così ciecamente egocentrati. Entrambi, privi di empatia, si specchieranno nell’altrui freddezza, inconsapevoli di esserlo a loro volta. E’ come  un gioco: bisogno che vince/bisogno che perde.

 

Nell’articolo di Focus che mi ha rallegrato molto, almeno se ne parla e si sensibilizza l’opinione pubblica sul problema, si citano due modi opposti di essere narciso. Secondo Howard Gabbard, il primo è il narcisista inconsapevole, ovvero quello che mostra un sè grandioso ed esibizionista, richiede ammirazione costante, non prova empatia, è arrogante, egocentrato, e apparentemente impassibile e freddo. Il secondo viene definito, narcisista ipervigile, fragile, inadeguato, sempre sotto giudizio, in cerca dell’approvazione esterna, ipersensibile suscettibile e permaloso. Questo sfugge al generico modello di narcisista che si incontra, anche se spesso l’identità vacilla tra questi due modelli.

Credo dunque che oggi molte delle problematiche relazionali di coppia  derivino dal vivere o  dall’aver incontrato uno, o più a questo punto, partner narcisistici, che hanno minato la fiducia ed eretto barriere difensive; è difficile che un narcisista ammetta la propria problematica, in quanto mina l’immagine che ha costruito di sè . Preferirà razionalizzare, trovare giustificazioni logico-matematiche che ne sottolineino la ragione, mancherà della responsabilità, quando si tratterà di riconoscere il suo ruolo nella sofferenza dell’altro. Ciò nonostante, verrà facilmente perdonato, giustificato anche per le sue mancanze, colui che rincorre, arriverà persino a sminuirsi per non esserne allontanato.

Se la relazione con un narcisista è simile al comportamento di una mantide religiosa ed è perciò fallimentare, lo è ancora di più quando entrambi i partner lo sono. Per amare davvero, occorre saper amare qualcosa diverso da Sè e  amare sempre sè stessi.

 

Rebecca Montagnino

 

BIBLIOGRAFIA

– Ho spostato un narcisista, U. Telfner

– Trauma da narcisismo nelle relazioni di coppia. Associazione culturale Albedo per l’immaginazione attiva, Milano 2011

-App Generation, H. Gabbard

– i serial killer dell’anima, c. Mammoliti, Sonda Edizioni, 2012

– Avventure e sventure el narcisismo, R. Filippini, Ed Laterza, 2007

 

 

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