Ostaggi della rete
Ci sono ancora al mondo persone felici anche quando non ricevono notifiche (..soprattutto?), anelanti di spegnare il telefono e incuranti di cosa accade sul web..persone che soffrano la sensazione di esser presi in ostaggio dai messaggi sullo smartphone che chiede di continuo attenzione e risposte in uno stato di immobilità fisica ? Sebbene non tutti soffrono quest’ immobilismo, visto che riescono a leggere e scrivere sulle chat guidando, mangiando, davanti ad un film al cinema, mentre stanno conversando o sono a cena con altre persone. Dei fenomeni!!! che poi questo causi ogni tanto degli incidenti… pazienza! Sembra la sindrome di Stoccolma per cui siamo tutti dipendenti dal nostro “rapitore” e ci manca se non viene a fagocitare la nostra vita. Quel che ruba alla nostra esistenza -esperienze profonde e tempo – non ha più importanza, perchè vale meno del piacere che la connessione dà… Che sia per dovere, per piacere o per ‘ossessione”, di sicuro crea una totale incapacità di contenere pensieri, idee, comportamenti. La smania della condivisione di oggi è ormai lontana anni luce dal quel condividere sano di un tempo, il tempo prima degli smartphone, dei social, in cui si selezionavano le persone e si sceglievano i momenti in cui cercarle. Ora bisogna farlo compulsivamente subito, senza barriere di orari, di spazio, di gerarchia. Perchè non dire quindi che tra le tante dipendenze che emergono e sono emerse negli ultimi cinquant anni (fatto che di per sè dovrebbe far riflettere), questa viene considerata “meno” dannosa solo perchè ce l’hanno tutti, compresi probabilmente anche quelli che la potrebbero e la dovrebbero curare…Se è vero che la mania di condividere foto, like, situazioni, è uno dei mali in aumento insieme al bisogno di controllo (coppie che si controllano a vicenda, genitori che controllano i figli, capi che controllano i dipendenti..altrochè mezzo per la liberazione!) e al disturbo ossessivo compulsivo, è evidente la gravità della situazione. Qualcosa non va nei milioni di persone che è caduta nella rete…e che in quella rete vive placidamente.
Oggi è una dipendenza quasi inevitabile e visto che non si può tornare indietro, nè eliminarla, quello che si potrebbe è promuoverne un usoh più sano e consapevole degli smartphone. https://www.lastampa.it/salute/2018/11/15/news/dopamina-ecco-come-funziona-il-meccanismo-della-ricompensa-alla-base-delle-dipendenze-1.34060495S Sapere ad esempio che la dopamina che produciamo grazie all’attivazione delle aree cerebrali deputate all’attesa, alla ricompensa, al piacere viene studiata da chi attiva app di e-commerce, shopping compulsivo, di siti porno, di giochi,di giochi d’azzardo, di chi fa proliferare i like…e che quindi può gestire la nostra emotività e dipendenza dalla rete. Già selezionando cosa sia davvero importante condividere, postare, filtrare, rimandare, abbrevviare nei tempi, è un modo per non venire sopraffatti, restare vigili e attivi. //www.theschooloflife.com/shop/phone-detox/
Tutto ciò è avvenuto con un’impennata degli ultimi 12 anni, dall’avvento dell Iphone, il primo pc portatile .. o meglio a portata di mano. Ora questo strumento viene maneggiato da bambini già molto piccoli che lo apprendono con facilità maggiore rispetto ai grandi: gli stessi poi che sgridano i figli per i selfie o per star troppo tempo a chattare mentre controllano compulsivamente le mail di lavoro o postano le foto dei figli stessi. O peggio si incupiscono per litigate infinite con amici per questioni sociali o politiche di cui sanno poco e niente, perchè come diciamo spesso, la velocità della notizia ha perso punti a favore della qualità e dell’approfondimento della stessa.
“L’oggetto della dipendenza non è più solo una sostanza, bensì un’attività lecita e socialmente accettata se non addirittura incoraggiata; a differenza di quelle chimiche, qui l’individuo è spinto alla ricerca di un determinato oggetto o comportamento senza il quale la sua esistenza diventa priva di significato” Queste dipendenze comportamentali sono appunto dei comportamenti abituali o ripetitivi che incrementano il rischio dei disturbi personali o sociali, come perdita di controllo dell’impulso o incapacità di smettere. Assecondare l’impulso crea una gratificazione immediata. ” (dal libro Internet è come la cioccolata, S.Purificato, A.Stamegna)
Di fatto:
-domina i pensieri- altera l’umore – aumenta il tempo di connessione quando si raggiunge la tolleranza – produce sintomi di astinenza – viene vissuta come una fuga dalla realtà – fa mentire agli altri per non smentire la propria dipendenza. Non ultimo forse il sovraccarico di stimoli che dà un senso di benessere e l’illusione di vivere pienamente, mentre in realtà nasconde l’assenza di riflessioni . Ci ricordiamo del fenomeno FOMO- fear of missing out – di cui abbiamo parlato spesso riguardo ai ragazzi e al loro uso massiccio degli smart phone, è un vero stato di ansia e come sappiamo da molti fatti di cronaca la paura del cyberbullismo come l’uso di video intimi ad insaputa della vittima, hanno già devastato numerose giovani vite.
E così mentre nelle relazioni partecipiamo “virtualmente” come fosse la stessa cosa che partecipare fisicamente e fare esperienze in comune, mentre le foto più che un ricordo oggi testimoniano la mia presenza ad un evento (foto di cui abbondiamo e che perderemo mentre la rete le terrà per sempre, che lo vogliamo o meno..), ci lasciamo scivolare in quest’ abisso. Felici di ciò che sappiamo essere non sano, disperati quando lo perdiamo , quando non abbiamo connessione, solo perchè al telefono, che è tutto fuorche un telefono (l’uso per le chiamate infatti è quasi dimezzato) abbiamo relegato la nostra vita, la nostra intimità. E ci basta davvero per sentirci meno dipendenti, pensare che a condividere questa dipendenza c’è un mondo intero?
Rebecca Montagnino
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