LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ENTRATE.. : L’ANAFFETTIVO

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Inoltro un intervista  gentilmente segnalatami al Dottor Crepet (l’intervista è linkata in fondo al post),  la cui tematica è spesso argomento del mio lavoro. Assisto di frequente all disagio  relazionale con anaffettivi,  che diviene una sorta di accanimento terapeutico da parte delle donne. Crepet ne  evidenzia il contenuto, ora proviamo a chiederci il perchè…

Perchè tante donne anche in gamba si accaniscono in queste relazioni? Al di là delle tematiche psicoanalitiche e della psicologia del profondo, ci sono ancora condizionamenti sociali che contribuiscono a creare questo particolare tipo di legame. Ancora oggi infatti le bambine vengono educate a “prendersi cura” degli altri, cosa che rafforza uno spirito tendenzialmente già più empatico della donna. Quando diventano adulte perciò trovano normale occuparsi di qualcuno, soprattutto se questo sembra essere bisognoso di premure e attenzioni per  un passato difficile. Anzi più la situazione è stata tormentosa, più il loro impegno sembra crescere, rischiando così di scadere in uno sforzo senza speranza, una lotta contro quello che sembra essere un malessere che “non dipende da lui”, senza vedere  invece che è  un muro insormontabile. Oppure il passato terribile è sostituito da una personalità dai tratti ammaliante e affascinante, nonchè sfuggevole. Così diviene una sfida, che la pazienza, la comprensione (si dicono) potranno in qualche modo contribuire a far vincere. Talvolta non c’è nemmeno un passato così catastrofico alle spalle, semplicemente ci si crede onnipotenti e capaci di guarire un cuore che non sa amare (ricordiamo lo splendido film “Un cuore in inverno” a tal proposito). In questo gioco perverso si perdono di vista due sostanziali difficoltà: la gravità del problema di lui che spesso non viene riconosciuta e l’esasperazione di voler arrivare a tutti i costi al proprio obiettivo,  sopprimendo i propri bisogni e giocandosi salute mentale e fisica. Purtroppo come sappiamo anche i bisogni possono essere condizionati, per cui può accadere che il “bisogno di accudire” venga scambiato per un bisogno personale e si trasformi nella necessità di amare sotto questa forma. Quando poi l’oggetto relazionale si rivela anaffettivo, ormai la trappola è stata costruita. La società infatti spinge ancora verso questo tipo di sacrificio, di immolazione  e la donna non sa che ci sono tante cosa da amare nella vita, oltre il legame in cui si trova impigliata.

Esiste inoltre  una vera e propria  patologia definita alessitimia (dal greco a =mancanza, lexis= parola, thimos= emozione), che significa emozioni senza parole o mancanza di parole per le emozioni e  descrive appunto un insieme di deficit di elaborazione degli affetti sia sul piano cognitivo che affettivo. Il soggetto presenta  difficoltà nel descrivere e comunicare emozioni, non sa distinguere la loro attivazione fisiologica e metterla in relazione con gli altri; la realtà è  per lui, solo razionale ed esterna e il suo adattamento sociale è molto conformista.

Ricordiamo che le emozioni sono fenomeni biologici innati, mentre i sentimenti sono fenomeni psicologici individuali; quindi mentre le prime sono presenti già dalla nascita, le seconde vengono mediate e regolate dal contesto affettivo del bambino. Le persone che soffrono di alessitimia non hanno perciò quella che viene definita una adeguata intelligenza emotiva (autoconsapevolezza ed empatia), non sanno riconoscere le loro emozioni e associarle agli stati fisiologici che le generano. Avviene in loro una scissione o dissociazione tra corpo e mente, tra stato interno e mondo esterno .

Fortunatamente non tutti gli anaffettivi rientrano in questo quadro e spesso il loro problema è originato da altri disturbi, quello che non cambia è però il risultato…si può amare un anaffettivo, ma basta lasciare ogni speranza di esserne riamate.

 

Rebecca Montagnino

Paolo Crepet: donne, l’uomo anaffettivo non cambierà mai

  • BIBLIOGRAFIA:
  • Alessitimia, V.Caretti, D.La Barbera

FILMOGRAFIA:

  • Un cuore in inverno, C.Sautet, 1992

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4 risposte

  1. www.fabtravel.it ha detto:

    Verissimo e socialmente utilissimo al mantenimento della specie. Non dobbiamo dimenticare il ruolo della donna nell’evoluzione umana: se ci siamo mantenuti per generazioni è grazie al fatto che le donne partoriscono allattano e svezzano i propri cuccioli. per fare questo deve essere profondamente radicata in loro una forma di affetto non ricambiato, di prendersi cura in misura massima verso qualcuno che non ti restituisce niente se non pianti urla e cose simili. Se sparirà tale sentimento (come stiamo cercando di fare in quest’epoca) sparirà la maternità ed il proseguimento della razza umana sara lasciato ad una tecnologia ancora lontana dall’essere scoperta.

    • Rebecca Montagnino ha detto:

      Veramente non è proprio così…i bambini non hanno consapevolezza di quello che fanno gli adulti in teoria si…il che traccia una grande differenza. Se un adulto fa del male o ha dei problemi oppure vuole fare del male, che è comunque un problema. Se continuiamo ad educare le bambine a subire solo in nome dello spirito materno come le difendiamo dai femminicidi di cui le cronache sono piene? E’ importante soprattutto per questo motivo evidenziare la differenza e non coltivare una cultura del sacrificio che è nefasta e a volte anche pericolosa per le donne,,,

  2. www.fabtravel.it ha detto:

    Probabilmente non mi sono espresso bene nel mio commento, provo a chiarirmi e ed esprimere meglio la mia idea (che non e’ detto sia giusta).
    Quello che volevo dire e’ che a mio giudizio non vi e’ alcun particolare insegnamento – nelle scuole e nella societa’ – rivolto alle bambine sul prendersi cura degli altri (anzi, esattamente il contrario) e credo che un indizio sufficiente a dimostrare cio’, sia la totale mancanza di badanti e infermiere (per non parlare delle suore) ma ci potrebbero essere tanti altri fattori (le richieste di asili nido) che indicano come nella societa’ odierna sono quasi totalmente scomparse le donne portate a prendersi e aiutare gli altri.

    Nelle scuole si insegna genericamente a prendersi cura ed aiutare gli altri (nel rispetto delle nostre radici cristiane) sia alle bambine che ai bambini. La differenza e’ che questi metodi pedagogici (ugualitari e quindi sbagliati) attecchiscono in maniera diversa tra bambini e bambine e portano a risultati diversi. Questo per via del fatto che i terreni sono diversi e i risultati – generalmente – sono quelli che: nei maschi adulti il prendersi cura degli altri e’ orientato verso chi non e’ tuo nemico, mentre nelle donne il prendersi cura degli altri e’ generalizzato ed applicato anche a chi potrebbe essere un loro nemico.
    Questo risultato e’ dovuto alla “composizione del terreno” che risente delle migliaia di anni di evoluzione umana, migliaia di anni nei quali le societa’ che sono sopravvissute erano quelle che resistevano agli attacchi e le conquiste delle altre societa ed il modo piu facile per vincere era essere numerosi e combattere ferocemente. Il primo compito era affidato alla donna e il secondo ai maschi (le societa’ che sono arrivate fino ad oggi sono solamente quelle strutturate in tal modo, le altre si sono estinte nel corso dei secoli) sfruttando un’inclinazione fornita da madre natura (e non acquisita successivamente): il fisico predisposto al parto, all’allattamento e le capacita’ di prendersi cura dei cuccioli senza ricevere nienete in cambio, e’ stata donata alla donna da madre natura; il fisico possente e veloce. la maggior capacita’ di uccidere anche senza una ragione, di ideare e costruire armi sempre piu potenti ed altre amenita’ sono state fornite ai maschi (E la bibbia ce lo spiega benissimo con Caino e Abele) . Nel corso dei millenni si e’ sempre cercato di sviluppare queste naturali tendenze e l’educazione nella nostra societa’ e’ stata orientata in tal senso fino al tardo dopoguerra con la consolidazione della democrazia e del consumismo (sorvolo su questo legame che meriterebbe un discorso a parte).

    Negli ultimi decenni, invece, abbiamo sposato teorie (tutte da verificare) nelle quali l’uomo (in senso lato) si sente superiore alla natura ed addirittura la vive come una frustrazione quando non riesce a direzionarla(!!!). E’ proprio il caso delle donne e della loro femminilita’ e capacita’ riproduttiva: le donne non hanno saputo sfruttare il fatto di avere in mano la chiave del perpetuamento della razza umana. Una cosa nella quale l’uomo non avrebbe mai potuto esserle superiore e nemmeno raggiungereo avvicinare. Le donne del passato hanno sfruttato questa cosa ottenendo la galanteria (oggi dissoltasi parallelamente) Le donne attuali, forse per l’invidia del pene, si sono lasciate convincere che la loro capacita’ di creare uomini non ha alcun valore e preferiscono lasciare i figli al nido ed andare a fare le segretarie dei loro capi cosi guadagnano e possono comprarsi vestiti alla moda e andare dal parrucchiere: Come dire che Maradona si lascia convincere di giocare a basket dove sara’ ultimo invece che a calcio dove non ha rivali. (http://democrazia.myblog.it/il-nuovo-ruolo-della-donna/)

    A mio giudizio, grazie a questo reindirizzamento della donna verso il lavoro (umile) invece che verso la procreazione, gli istinti materni sono rimasti sempre piu insoddisfatti e – quasi come una moderna gravidanza isterica – non potendo essere direzionati verso i figli, cercano sfogo dove lo trovano e dove sono indirizzati. Oltre allo shopping (per l’aspetto di possedere) alle piante (avere cura e riprodurre), uno degli aspetti dell’istinto materno nella sua forma piu arcaica e’ proprio quello accudire qualcuno senza essere ricambiati che porta le mamme a svegliarsi nella notte per allattare il bambino che piange ecc ecc…..
    Sembra quasi che se questo aiuto fine a se stesso, non si esprime si crea nella mente femminile un senso di debito nei confronti degli altri, si sentono in colpa per non aver fatto niente di buono e facilmente giungono alla conclusione di fare qualcosa di buono a chi meno se lo merita anche perche’ fare del bene a chi se lo merita sono capaci tutti.

    Credo che il punto da analizzare sia proprio questo e non il fatto (ipotetico) che le femmine vengon educate ad aiutare l’altro.

    Attualmente i bambini machi sono orientati a sfogare i propri istinti di guerra attraverso lo sport (violento e non violento) che in ogni caso porta alla soddisfazione attraverso la vittoria ed al riconoscimento della propria superiorita da parte del perdente. Le bambine sono orientate a fare quello che fanno gli uomini secondo una pedagogia che prevede che sfoghino i loro istinti nello stesso modo in cui li sfogano i maschi e senza tenere conto che gli istinti sono diversi.

    Domanda retorica e provocatoria: Era piu’ soddisfatta la donna che faceva un maglione ai ferri per i propri figli o la donna che lascia il figlio al nido per andare a lavorare e poter comprare il latte artificiale per allattare senza rovinarsi il seno siliconato?

    Concludendo credo che bisognerebbe approfondire un concetto che potrebbe rivelarsi fondato, vale a dire quello che la donna ha bisogno di sentirsi la coscienza a posto attraverso il dare aiuto non ricambiato (e credo che questo sia dimostrato anche dal maggior numero di psicoterapeuti donne). Le donne aiutano chi non se lo merita solo per soddisfare egoisticamente un proprio istinto fornito da madre natura che la societa’ odierna ha cercato di castrare (perche’ i figli erano una rottura di scatole per gli uomini) .

    • Rebecca Montagnino ha detto:

      Beh conosco molte donne che se avessero la possibilità economica starebbero a casa ad accudire i figli, cosa che non è possibile per tutte visto i salari di oggi. In realtà se guardi le professioni di relazione d’aiuto (infermiere, insegnanti, psicologhe vedrai come la percentuale sia ancora decisamente spostata verso il femminile). Quello di cui parlo io non ha niente a che fare con capricci di donne agiate, quanto di situazioni che sembrano relazioni affettive in cui la donna si ritrova con persone non malalte fisicament4e, ma psicologicamente, purtroppo esistono ancora queste realtà. Vengono educate ad essere accondiscendenti dalle famiglie, dalla cultura senza capire poi la differenza tra un uomo che le maltratta e semplici difetti caratteriali. Parlo di donne che si ostinano a stare in queste relazioni malalte e che scambiano patologia per amore e spesso finiscono male…

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