L’aiuto online

Ridimensiona il testo-+=

Tempo di lettura: 4 minuti

La quarantena ha spostato il lavoro di molti allo smartworking, così come per noi psicologi le sedute con i pazienti. Qualche settimana fa pubblicavo l’iniziativa e la lista da trovare on line, dei professionisti che operano a distanza e che ripeto al fine di diffondere l’informazione per chi ne avesse bisogno: psicologionline che trovate sulla pagina del sito www.ordinedeglipsicologilazio.it; e #iononhopaura.it che trovate sulla pagina del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi. Da allora escono ogni giorno iniziative nuove che cerco di diffondere.

https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2020/04/03/supporto-psicologico-coronavirus.html

In questa pagina vorrei raccontare la mia esperienza on line, in quanto il passaggio sul web viene forse ancora stigmatizzato eccessivamente. Io stessa all’inizio ero perplessa, nel tempo ho imparato anche per altre cose, che tutto dipende dal contesto, cioè da come lo si usa e che niente in assoluto è perciò negativo o positivo, persino Internet! (grazie anche a tanta Pnl, tanta Ret e ovviamente tanto lavoro sulle mie convinzioni limitanti…) Non è un quindi un elogio alla rete, in quanto non cambio le opinioni che ho espresso in passato, è una riflessione su un suo uso utile e consapevole.

A parte che la quarantena e quindi l’evitamento di spostamenti per i pazienti, che non necessitano per questa professione di una visita “fisica”, quanto di un contatto umano (il che potrebbe stimolare una motivazione e un ‘attenzione ancora maggiore al contatto empatico ), esiste di fatto numerosa bibliografia su www.stateofmind.it sull’argomento. Già molti medici lavorano sulla piattoforma di E -health dove si possono avere consulti on line.

Personalmente ho iniziato a lavorare anche on line circa sei anni fa, quando dei miei pazienti sono andati a vivere all’estero. Sappiamo come la lingua, l’uso dei termini sia molto importante per l’efficacia dell’esplorazione di se stessi in questa professione e molto spesso la barriera linguistica può disincentivare le persone a ricorrere all’aiuto di professionisti in loco. Aggiungendo poi le conseguenze iniziali talvolta problematiche di inserimento, rivolgersi a qualcuno di familiare può essere davvero d’aiuto. In seguito ho esteso le sedute sul web, oltre che per coloro che emigravano da Roma, anche per persone che non potevano muoversi facilmente, come donne in gravidanza che dovevano restare a riposo o per pazienti che abitando fuori -Roma impiegavano più tempo ad arrivare e a tornare che per la seduta in sè. Così come per coloro che avevano orari lavorativi molto tardivi, come per persone influenzate costrette come ora tutti a noi, a casa ….

Ripensandoci la mia tesi di laurea nel 1994 era stata sull’ uso dell’empatia nel counselling telefonico: sia attraverso un’esperienza pratica presso un centro di consulenza telefonica, sia attraverso lo studio su situazioni già esistenti di sostegno/tearapia telefonica in altri paesi: la telemedicina, il monitoraggio dei pazienti o il semplice mantenimento di sedute terapeutiche per famiglie, dove un membro si spostava in un altro stato per lavoro. Sia dalla mia ricerca che da quelle analizzate, l’espressione dell’empatia non subiva cambiamenti dal rapporto vis a vis con il cliente. Allora si trattava tra l’altro solo dell’uso telefonico non di video telefonate, dove invece il contatto visivo è presente e fondamentale ai fini della relazione.

SVANTAGGI DEL RAPPORTO TERAPEUTICO ON LIVE DA QUELLO VIS A VIS.

Chiaramente il primo elemento che viene a mancare
nelle sedute on line, è quello del non verbale. Sullo schermo non appare la parte inferiore del corpo, elemento indicativo importante per la comprensione della persona. Devo dire però che lo schermo rimanda il viso e le sue espressioni come forse la distanza fisica normale in uno studio, non permette di avere. Si colgono sfumature che forse si perderebbero e conosciamo dagli studi di P.Ekman, quanto siano rilevatrici le microespressioni facciali per il riconoscimento delle emozioni( per chi fosse interessato, consiglio il libro: Te lo leggo in faccia)

Manca soprattutto la possibilità di un contatto fisico minimo che può avere un grande effetto consolatorio ed umano. Per questo l’ascolto attento è ancora più prezioso, come il cogliere parole o saperne leggere il significato profondo, è ancora più necessario. Uno studio sulla comunicazione in questo senso può forse non compensare, ma portare dei numerosi vantaggi.

La connessione di rete ancora dovrebbe essere di buon livello, almeno perchè le continue interferenze di linea possono interrompere anche il flusso comunicativo specie quando emotivo. Infine il problema della privacy; in questo periodo in cui tutti i famigliari sono nello stesso ambiente, può essere un elemento che inibisce ed ostacola la libera espressione. Devo dire che a questo proposito l’ora di seduta può paradossalmente rappresentare un’ora per se, un’ora di raccoglimento, indipendentemente dalla ristrettezza del luogo, ho visto persone adattarsi e inventarsi postazioni ingegnose, isolandosi con gli auricolari. In fondo accade anche per situazioni non terapeutiche ed è o può diventare un modo per asserire il proprio bisogno di privacy, così necessario, tanto più perchè limitato con la quarantena.

VANTAGGI DELLA PSICOLOGIA ON LINE

Oggi quasi tutti hanno dimistichezza con la tecnologia comunicativa, la quarantena ha chiaramente favorito tale sviluppo. Abbiamo visto già all’inizio come la psicologia on line dia la possibilità di collegarsi facilmente anche per chi non può farlo fisicamente per diverse ragioni. La comodità dello stare a casa consente di accedere anche ad orari alternativi a seconda delle diverse esigenze e questo anche per sedute di terapia famigliare, dove i differenti orari delle persone sono spesso una causa di rinuncia alla terapia.

Lo schermo inoltre è stato osservato nelle ricerche, può essere un elemento che facilita la disinibizione e dà possibilità di aprirsi con meno reticenze. Sempre dalle ricerche è emerso che coloro che seguivano le sedute on line, interrompevano meno il lavoro terapeutico, se non altro anche per l’aggiunta dei benefici logistici. Sta a noi professionisti far sentire, specie in questo momento dove il bisogno è più acuto, a loro agio le persone, familiarizzando con uno strumento che ci consente di arrivare al disagio e di continuare non solo a lavorare, ma a vivere e far vivere meglio la difficoltà. Sentivo il prof De Masi parlare dello smartworking all’inizio dell’isolamento, pratica nel nostro paese allora poco conosciuta e dei suoi benefici sulla riduzione del traffico e dell’inquinamento.

Non sono mai stata una fan del web lo ammetto, di sicuro non lo sono dei social o meglio dell’uso senza senso e del possibile pericolo della dipendenza (in questo periodo va menzionato, c’è anche chi usa i social in modo funzionale, per creare comunità o fare webinar, pensiamo ai milioni di partecipanti alla meditazione di Deepak Chopra domenica scorsa). Ma riconosco che sono una fan dell’adattabilità in generale, specie del concetto di utilità/efficacia in particolare, per scoprire cose nuove, studiare, evadere su siti d’arte o di musica e soprattutto sulla possibilità che la rete sta dando ora di essere vicino alle persone.

Rebecca Montagnino

Rebecca Montagnino

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.