I RISCHI DELLA RETE…

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Ieri sera per caso ho guardato la puntata de “Le Jene” sul fenomeno della Blue Whale. E mi ha toccato molto. Al di là del fatto che magari tra vent’ anni sapremo che è stato tutto frutto di una leggenda metropolitana, ci sono molti spunti su cui riflettere. In primis di come mezzo mondo abbia agito e reagito per cercare di informare e prevenire il fenomeno. Mentre qui da noi, come spesso accade, si vive in una sorta di bolla,  di tempo sospeso, per cui quello che avviene fuori i confini sembra non possa mai attecchire, non ci si preoccupa se non a fatti accaduti. Un conto è allarmare, ingigantire un evento con il rischio di creare emulazione, un conto è informare per sensibilizzare.

Il secondo punto che la visione della puntata va a stimolare è l’attenzione per i genitori, educatori, forse in fondo per tutti coloro che abitano un mondo, alla fragilità degli adolescenti di oggi. A sentire le molte testimonianze, quello che arriva forte è l’urgenza con cui i genitori devono essere al passo con il mondo dei figli. Anzi, sarebbe il caso stessero un passo più avanti con l’informazione, le mode, non  generando ulteriore apprensione (di quella già ce ne è a sufficienza) ma cercando di sviluppare ancora di più la maturità e la responsabilità richiesta a chi deve guidare i giovani. Molto spesso mi sembra che ci sia un’attenzione  rivolta soprattutto e unicamente  alle prime fasi dello sviluppo, quando oggi più che mai, è doveroso aumentare la consapevolezza proprio nelle fasi più avanzate della crescita. Solo che a soddisfare i bisogni pratici di sopravvivenza di un figlio è più facile,  piuttosto che essere veramente”adulti” e saperlo indirizzare verso certi insegnamenti che lo tengano al riparo da situazioni a rischio. Gli adulti usano Internet senza sapere quali siano realmente  le insidie o i pericoli di adescamento, che personalità ancora insicure possono incontrare e vuoi per mancanza di tempo o per non conoscenza, non sanno visionare l’uso che i ragazzi fanno del materiale che trovano in rete. Come non conoscono i quartieri più pericolosi della città in cui  gli adolescenti vanno la sera, non sanno i nomi dei locali che frequentano o che musica ascoltano. Non vedono e non sanno di quanto inizino presto le prime esperienze sessuali, si preoccupano degli anticoncezionali, meno delle malattie e degli esiti che le molteplici esperienze in un’età così acerba, possono comportare sulla personalità.  In Italia poi la frattura generazionale è molto forte per quanto riguarda la trasmissione di interessi, creando così un gap di informazioni che sono invece indicative ed utili, direi quasi necessarie. I figli  non sentono così  di avere davanti modelli di riferimento o peggio figure che abbiano  esperienze di vita e non ne cercano quindi l’aiuto, nè tantomeno il confronto.

C’è un ‘intervista ad uno psichiatra che mi ha colpito più di tutte;  parla  proprio della facilità con cui i giovani rischiano di farsi  reclutare  sia dalla Blue Whale o dall’Isis o da altre forme di manipolazione…il tutto per un bisogno di protagonismo pericoloso e dilagante su cui non si allerta a sufficienza e su cui spesso i genitori non solo non sanno operare, ma  educando i figli in modo narcisistico, rischiano a loro volta di alimentare (fenomeno di cui abbiamo parlato spesso nel blog).

Lascio ora  a voi la visione della puntata e gli stimoli che ne derivano…

 

Rebecca Montagnino

 

 

https://www.iene.mediaset.it/video/come-il-mondo-affronta-la-blue-whale_12417.shtml?r=td-12417

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