ENJOY THE SILENCE…

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Da “Il Narcisismo”, A.Lowen 1980

 

“L’eccesso di stimolazione è una condizione generale nelle città del mondo occidentale. C’è troppo rumore, troppo movimento, troppa attività, troppe stimolazioni insolite.

La consapevolezza è una funzione di un contrasto, i cittadini si accorgono di quanto sia rumorosa la città, quando la domenica mattina, il ronzio si attenua e subentra una relativa quiete.

Paghiamo un prezzo per questo adattamento allo stress della vita moderna, perchè siamo costretti a erigere delle barriere per proteggerci dall’eccesso di stimolazione. Per funzionare al ritmo di una macchina dobbiamo noi stessi diventare delle macchine, dobbiamo cioè rendere insensibile il nostro corpo o negare i nostri sentimenti. In molte case americane la radio e la televisione restano accese a lungo. Le notizie dei media sono particolarmente disturbanti perchè  spesso provocano sentimenti che non possono essere espressi. Il racconto di un crimine può destare una collera che non trova valvole di scarico. Si impara presto a non lasciari influenzare, ma questo vuol dire che si è rinforzato lo scudo contro tutti gli stimoli.

Un altro fattore che va ad aggiungersi all’eccesso di stimolazione è l’attività continua richiesta dalla società occidentale,

. Sembra di avere tanto da fare che è quasi impossibile fermarsi , a riposare, pensare, meditare. Solo per arrivare in fondo alla giornata lavorativa non si deve mai smettere di muoversi. La gente è indaffarata a guadagnare soldi, a spenderli, ad avere  cura delle cose che compra. Per non parlare della guida di un automobile; non è stressante solo per l’attenzione che richiede, ma anche perchè si è costantemente bombardati dalle visuali che cambiano di continuo.

Eppure sembra che la gente abbia bisogno di tutta questa attività. Può darsi che ci sia troppo da fare, però il troppo poco lascia annoiati e inquieti. Si sente continuamente di programmi eccitanti: finita un’attività ne comincia subito un’altra.

Essere “nell’azione” è solitamente un’espressione che implica una valutazione positiva dell’attività costante. L’irrequietezza tuttavia deriva dall’incapacità di stare fermi. Ci si sente vivi quando si agisce, ma l’agire è una difesa contro l’essere e il sentire. 

Alexander Lowen

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2 risposte

  1. mr.crocodile ha detto:

    Mi è capitato più volte di soffermarmi davanti alle vasche in cui nuotano gli squali. L’ultima volta di recente in un negozio di acquari, ma ancora di più presso l’acquario pubblico di Plymouth in Gran Bretagna 3 anni fa. Questi animali nuotano sempre, non si fermano mai perchè non essendo dotati della vescica natatoria non riuscirebbero a mantenere la profondità ed affonderebbero fermandosi. Guardarli mette una certa ansia. Leggendo questo pensiero mi è tornata alla mente l’immagine di questi animali. Forse per certi versi anche noi stiamo diventando così? Incapaci di godere della quiete, del silenzio o semplicemente del rumore della natura, ci rimpinziamo di caos e di stress senza renderci conto che è certamente causa del nostro malessere generale. Mi rendo conto di questo solo quando dopo una intensa giornata di lavoro riesco ad assaporare la quiete del posto in cui vivo passeggiando per strada con il cane. Abito lontano dalla città caotica e mi rendo conto che anche se molti pensano che questa situazione sia noiosa è però portatrice di tranquillità…

  2. danilaurora ha detto:

    La vita di tutti è invasa da interferenze che distolgono l’attenzione da ciò che è importante per noi: tentiamo di salvarci da queste interferenze, cercando di proteggerci ma questa protezione non sempre è funzionale, al contrario, ci imprigiona. L’essere e il sentire ci sono, sono lì, dentro di noi, come una “voce-guida”. Lo sappiamo che c’è. L’abbiamo sempre saputo. E’ lì. Però, anche i rumori sono forti e assordanti; così questa voce tendiamo a dimenticarla, a reprimerla, a nasconderla, a fingere che non esista…ma lei c’è, è dentro di noi, in attesa di essere ascoltata, di trovare il suo suono ed essere per quella che è.

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