EMPATICI VS NON-AUTENTICI

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A volte quando siamo a contatto con persone molto strutturate, proviamo un certo disagio che ci dà voglia di allontanarcene. Così quando ho trovato quest’articolo sul tema- articolo linkato alla fine del post – mi sono detta, : “ah ecco perche!'”. Sebbene avessi ipotizzato la causa, averne un ulteriore testimonianza e conferma rende sempre più veritiera la propria teoria. ..

E’ mai capitato anche a voi di avvertire un senso di disturbo alla presenza di una persona che si comporta in modo non autentico? Una sensazione di artificioso, un voler piacere a tutti costi dietro cui maschera il suo vero Io. Talvolta questa situazione è data da un reale intento di manipolare il vostro giudizio su di essa, ma spesso questo agire avviene al di sotto della consapevolezza della persona stessa. La conclusione comunque non cambia molto il disagio provato, è come assistere alla riproduzione di un disco che ad un certo punto gracchia.

COSA SI NASCONDE DIETRO LA NON AUNTENTICITA’. Intanto, cosa intendiamo quando parliamo di autenticità? Essere autentici significa essere liberi di essere sè stessi (dal greco atos), essere consapevoli e spontanei, manifestando apertamente le proprie emozioni; essere senza maschere quindi e senza filtrarle per paura del giudizio altrui.

https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/11/23/autenticita-complessita

Nella sua semplicità l’articolo che ho voluto riportare porta a galla quel tipico senso di fastidio per la non autenticità, seguita sovente da un senso di colpa degli empatici. Quando si è empatici infatti e quando il nostro interlocutore non ci appare “sincero”, o emotivamente onesto, la nostra psiche avverte qualcosa che stona, che suona come falso.

Il fatto poi che la persona non autentica lo faccia per ragioni di difesa psicologica, piuttosto che per un’intenzione realmente ingannevole o che lo faccia inconsciamente, o ancora per bisogno di accettazione fa provare inizialmente, in ogni caso uno stato di confusione. Ci sentiamo difronte ad opposti stati, leggiamo messaggi diversi talvolta anche contraddittori; in fondo l’empatico coglie sia la facciata delle emozioni, che il retro, per cui tende a giustificare l’ambiguità anche a suo discapito, rischiando così di cadere in uno stato di eccessiva empatia.

Una cultura- oggi assai meno – votata al buonismo, mette davanti ogni situazione una facciata di giustificazionismo; “in fondo in fondo è buono“, oscura quel senso di stridore che magari è un segnale che potrebbe svelarci una verità che prima o poi verremo a scoprire. Stride inoltre, in quanto la richiesta di assumerci la responsabilità di stabilire chi abbiamo davanti in mezzo a tale doppiezza diventa preponderante.

Siamo tutti buoni in fondo in fondo, ma non tutti quel lato buono lo concretizzano. Inoltre il fatto che una persona non autentica lo faccia inconsapevolmente non toglie che ci procuri un certo malessere e che giustifichi la non espressione dei nostri bisogni. In quel caso più che empatia, la definirei debolezza. Ed Essere empatici non vuol dire essere di vetro.

L’EMPATICO ASSORBE TUTTO. Nell’articolo si parla soprattutto della causa imputabile al forte assorbimento di emozioni dell’empatico, che in questo caso aspirerebbe la tossicità del non autentico e proverebbe pertanto un relativo malessere. Occorre fare subito una premessa: l’empatico assorbe tutto, proprio come un aspirapolvere non filtra, se non imparandolo spesso a seguito di una profonda sofferenza, a difendersene. Quindi il problema vale un pò per ogni aspetto negativo delle emozioni, non solo per la non autenticità

Se è vero infatti che l’empatico respira come un rilevatore di monossido tutti gli stati emotivi presenti intorno a sè e gli introietta, chiaramente ciò che non è percepito come chiaro provoca un senso di disagio. Per non ” è chiaro” si intende chi si finge in un modo, non solo volontariamente per apparire ed essere accettato, ma anche chi inconsapevolmente, è convinto di avere un’identità piuttosto che un’altra. Detto ciò appare evidente come la sensibilità empatica soffra di più in questo momento storico, dove l’inganno e le identità rinnegate per dirla alla Lowen zampillano un pò ovunque. (Narcisismo. L’identità rinnegata, A. Lowen)

I DISAGI DELL’EMPATICO. Chi è empatico e soprattutto autentico, infatti ha in genere un contatto con le sue emozioni molto profondo, prima ancora che averlo con quelle altrui, senza del quale tra l’altro sarebbe improbabile la comprensione dei loro stati psicologici. Pertanto ha bisogno di uno stato di congruenza maggiore sia a livello personale che relazionale, vive male la cascata di emozioni confuse dell’altro, perchè la loro risonanza crea uno stato di confusione per un discorso di rispecchiamento (neuroni a specchio)

Credo inoltre che un ulteriore motivo di disagio provenga dalla difficoltà dell’empatico, a sua volta di mostrarsi autentico, quindi semplicemente sè stesso, con chi non lo è. Fatichiamo infatti a lasciarci andare con chi ci manda segnali di non autenticità, è come stare in allarme perenne in attesa che la persona sveli qualcosa che ci sfugge. Avvertiamo segnali di dissonanza piuttosto che di risonanza e questo viene recepito come faticoso e fortemente disagevole, mettendoci (anche per condizioni precauzionali) sulla difesa.

COME RESTARE CENTRATI. Come afferma l’articolo, sarebbe ottimale se tutti fossero trasparenti, ci sarebbe uno scambio limpido e diretto, ma non è così, specie in un era in cui l’immagine predomina sull’identità, l’essere performativo sullo spontaneità, l’opportunismo sulla lealtà. Sappiamo però, per chi preferirebbe restare centrato, che un’arma vincente contro questo stato emotivo esterno dissonante, risiede nelle capacità di essere assertivi, perchè nel momento in cui essere sensibili, empatici o autentici viene avvertito come un diritto, non è poi così importante come sia l’altro nei nostri riguardi. Impariamo inoltre ad avere la forza per essere ciò in cui crediamo, ad avere quella stabilità, padronanza di noi e delle nostre emozioni perchè questo diviene un valore inalienabile per noi. Se restiamo integri, restiamo solidi. E se impariamo a restare solidi siamo meno perturbabili all’emotività altrui.

Diventa un problema dell’altro a quel punto, se finge o se si comporta bene solo per essere approvato. Forse aggiungerei, bisognerebbe avere il coraggio ogni tanto di cogliere quei segnali, quei piccolo fastidi anche fisici che ci portano a vedere che siamo in una relazione non autentica e cercare se possibile, di mantenere nonostante tutto, maggiore autenticità.

METTERE UN LIMITE. Spesso non sarà possibile, perchè dall’altra parte troveremo strati di sovrastrutture tali da essere invalicabili o perchè semplicemente il non autentico sta meglio ormai in quell’identità creata ed esibita. Pazienza, starà alla nostra valutazione, al nostro sentire, decidere quanto e se restare in quella situazione.

Con il tempo capiamo quanto il nostro tempo sia importante, che non possiamo risolvere tutto, farci trascinare dal senso di pena andare d’accordo con tutti e forzarci ad accettare/accogliere tutto proprio a causa della nostra empatia; non siamo pattumiere emotive e abbiamo il dovere verso noi stessi di imparare a difenderci e il dovere di farlo, affinchè qualcun altro non debba occuparsi di noi per la nostra fragilità.

Per essere davvero empatici è necessario sapere mettere dei filtri, delle barriere, altrimenti non solo cadiamo in iperempatia, ma ci identifichiamo, decentrandoci e allora non siamo più di aiuto a nessuno, nè a noi stessi, nè agli altri. Essere empatici non vuol dire infatti identificarci al punto di perderci nell’altro.

Quando l’empatia (quella vera da non confondere con ‘eccessiva trasparenza e fragilità) viaggia con l’autenticità, la ricerca della congruenza intesa come verità emotiva diviene un bisogno fondamentale.

Arriverà chiaro così imparando ad ascoltarci, che la situazione che viviamo non fa per noi, ci dirà cosa e quanto possiamo fare, perchè una volta che vivremo nella coerenza diverrà difficile accettare l’incoerenza o la falsità. E solo quando impareremo ad essere empaticamente assertivi, avremo quella centratura e quell’amor proprio, necessari per relazioni sane.

Rebecca Montagnino

https://www.giornodopogiorno.org/2018/08/19/perche-gli-empatici-si-sentono-fortemente-a-disagio-accanto-alle-persone-non-autentiche/

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