COSA HAI FATTO A CAPODANNO?

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In quanti vi hanno fatto questa domanda geniale? Ma son certa che ancor di più vi sarete sentiti chiedere dai primi di dicembre, fino alle 23.55 del 31 dicembre “Che cosa fai a Capodanno?”. C’è una verità atroce sotto tutto questo che probabilmente avrete già scoperto: non gliene frega niente a nessuno. E’ un pour parler, così come è “d’obbligo” incontrarsi e chiedersi “Come stai?” …è un intercalare che ha come unico scopo di avvicinare le distanze sociali tra le persone. Peccato che  dietro a questa domanda non ci sia quasi mai un sincero interesse umano.

Da qualche anno chiunque te lo chiede ( e quel chiunque in genere non chiede come hai passato il lunedì, il martedì, la domenica, la notte), dal parrucchiere, al tabaccaio, agli amici, ai vicini; verrebbe voglia di fuggire perchè tutto questo domandare intorno al capodanno (non fanno eccezione a questo nè le vacanze estive, nè il ferragosto), tutto questo affaccendarsi intorno alla risposta e all’organizzazione, hanno due  temibili effetti secondari.

Il primo è quello di generare ansia, come se uno si sentisse costretto a dare una risposta originale, sorprendente, avventurosa o meglio di dover partecipare ad un Evento, come se non fosse in fondo un giorno come un altro. Anzi c’è più lavorio sulla risposta che sul pensare a cosa si vorrebbe fare davvero. Un’ansia da prestazione folle! In genere la seconda domanda è “stai a Roma (o nella città in cui si vive), non vai fuori?”, Ma perchè bisogna andar fuori a Capodanno? Bisogna andar a pranzo fuori a Ferragosto, bisogna andare in vacanza solo canonicamente nel mese di agosto?

Far qualcosa di “speciale” a Capodanno, come in altre date divenute ormai consuetudine, è un MUST…Se rispondi “sto a casa con amici” in genere segue ” ah!…fai una cosa tranquilla”. Chi l’ha detto? Magari potrei sfasciare casa a colpi di testa, ballare il can can, preparare una molotov al posto dei vecchi rauti…tutti questi luoghi comuni son davvero pesanti e giudicanti.

Eppure i parrucchieri, estetisti, nails operator, pullulano di clienti proprio nei giorni che precedono le feste, come se i peli crescessero in concomitanza di metà dicembre e tutti la sera di Natale guardassero sotto al tavolo  lo stato della nostra peluria sulle gambe, anzichè guardare cosa hanno nel piatto.

E’ ancora un piacere questa corsa al FARE? E’ una tradizione  o  un generatore di ansia ?

Il secondo effetto è che se non sia ha una risposta pronta, smart, cotta al momento, si cade o si rischia di, secondo il pensare comune,cadere  nella categoria degli sfigati. Chi non è nella massa, guarda caso è sempre sfigato… non venisse mai in mente a nessuno che semplicemente è diverso o riservato? Che chi non fa ciò che fanno tutti,  ama altre cose, ha  un altro modo di relazionarsi semplicemente. E invece no, non si può far quello che si vuole,  si viene presi per diversi, depressi, poveracci senza amici, introversi e persino un pò psicotici. Il che implicherebbe, cosa non mi pare poi così vera, che quelli che invece fanno le cose di massa e  che fanno tutti, son sani.

E’ questo il dramma, se non ti butti nella massa, sei malato, se non sei definibile nelle tue  azioni dai soliti luoghi comuni, desti sospetto. Per questo molti vanno a cena fuori il sabato sera, o ai centri commerciali la domenica, fa sentire normali e sani. Esclude dal razzismo sociale ( e daò trovare altre più valide alternative).  Ricordo un giorno di aver risposto alla domanda “estiva” : dove vai al mare? con:  “al mare non  ci vado”..e che fai la domenica allora????? e  mica esiste solo il mare! .., il tutto condito da uno sguardo atterrito, come fossi una marziana o vivessi su di un’isola.

C’è infine un ‘ultima, ma non meno triste categoria: quelli che per avversione o per creare una moda alternativa, assolutamente non festeggiano. Non è che  vorrebbero non far niente, in questa posizione tra il dark e l’emo si configura chi, per partito preso, deve distinguersi dalla massa, cadendo così in un altro ghetto, solo che è opposto. L’anticonsumista è colui che  diventa un discepolo della privazione e che se anche volesse, ha deciso che deve fare il contrario della massa, a costo di non divertirsi. E’ nato per dare uno schiaffo al consumismo e ha finito con il dare quello schiaffo al suo piacere.

Ora che il capodanno è passato, la domanda è spostata su cosa abbiamo fatto.

 Oggi ero in palestra  e giuro davvero non volendo, ho sentito di cene, antipasti, feste,  botti fatti, bottiglie bevute, da chiunque e per tutta la mia permanenza in sala pesi. La fiera degli affari altrui o della banalità…

E se invece, vi domando, fosse solo  un triste modo per avere un argomento di conversazione, in mancanza d’ altro????

Rebecca Montagnino

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