LA TEORIA DELLA ZANZARA

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Anche questo mese il post è un piccolo racconto in cui fatti o persone sono puramente casuali…

Il mio incontro con la teoria della zanzara avvenne nel 2017, mentre ero sul volo di ritorno da New York. Accanto a me sedeva una bambina dai tratti orientali, che poi seppi giapponese da parte di madre, Sakura. Avevo notato la sua calma indomita mentre io mi agitavo incapace di dormire, pensando a quanto quelle ore prive di sonno e con una montagna di lavoro ad attendermi a Parigi, le avrei pagate. Lei forse per l’età mi dicevo, doveva avere pressa poco dodici anni, guardava film pazientemente. Forse per cultura mi ripetevo, le hanno insegnato a non sbuffare e a sopportare meglio le cose.

Di fatto non sembrava per niente disturbata dalle turbolenze che ogni tanto, troppo spesso per i miei gusti, disturbavano il volo, facendomi ricordare la pessima pietanza che ci avevano fornito come pasto. Ad un certo punto Sakura si volto sorridendomi e mostrando due occhi dolci e profondi. “Non ti preoccupare” mi disse, “tra poco passa, succede in questa parte della tratta”. Rimasi un pò sorpresa, anche infastidita che un infante cercasse di tranquillizzare me, mentre sarebbe dovuto essere il contrario, io una donna matura, una manager di una famosa ditta di cosmetici, una habituè dei viaggi in aereo, mi facevo calmare da una mocciosa. Ma era gentile, il suo scopo non era quello di fare l’altezzosa, quanto quello di essere premurosa. Sembrava più adulta e matura della sua età e mi spiegò che faceva questo viaggio almeno una volta al mese da due anni, da quando i suoi genitori si erano separati e andava a trovare il padre trasferitosi a New York.

Io avevo impiegato anni a dormire la notte prima di volare, anni per sopportare l’imbarco e quella fila infinita di gente a cui bisognava ricordare sempre di mettere i liquidi in un sacchetto. Ancora oggi facevo quell’operazione con un ansia fastidiosa, odiavo quei cretini che facevano perdere tempo, quelli che mi facevano agitare nel porre la valigia nel metal detector. Ogni volta poi arrivavo in aeroporto con la paura di aver dimenticato qualcosa, per quanto sapessi che vi vendevano tutto o che avrei trovato il necessario mancante in qualsiasi città in cui la mia ditta mi spediva. La verità è che vivevo di ansie, vivevo di rimescolamenti emotivi dovuti a continui pensieri, di idee che riprendevo e rianalizzavo, discorsi che si ripetevano in rimurginii insopportabili. Praticavo l’anticipazione di ogni cosa, riunioni, meeting, litigate con i partner, allo scopo di essere più pronta e di sapermela cavare meglio. Vivevo nel futuro, immaginandomi cose e quando ero nel presente, quei pochi attimi, erano altrettanto insopportabili perchè era insopportabile la sensazione che mi provocavano.

A nulla valevano le pillole per dormire, odiavo le turbolenze, odiavo le chiacchiere dei vacanzieri che esibivano le loro foto. Avevo fretta di arrivare, accendere il mio telefono e controllare la posta, i messaggi. Da anni vivevo in un turbinio di impegni lavorativi che mi divoravano le giornate e mi tenevano sveglia le notti. La mia vita sentimentale era costellata di fugaci uomini di passaggio che restavano presenti nella mente per più tempo di quanto lo erano stati presenti nella realtà, sempre con l’ansia di piacerli prima, di mantenere la storia dopo, di capire infine perchè era finita.

Sakura mi sorrise di nuovo e mi domandò il mio nome. “Sabrine”.

Domandai: “Non hai paura dell’aereo e di viaggiare da sola ?”.

“No, ci sono abituata e quando ho paura cerco di pensare ad altro. A che serve?”

“Ma è normale avere paura, essere agitati..”

“Si ma a che serve. RESTARE così? Quando me ne accorgo sposto la mia mente su altro, così passa prima. ” A me pareva impossibile.

” Ok ma avrai paura ogni tanto e ogni tanto ti capiterà di non riuscire a pensare ad altro!”

“Certo che mi capita, ma so che se ne va e mentre aspetto che vada via, faccio fare altro ai miei pensieri. Quando ero piccola per un periodo io e i miei genitori abbiamo vissuto in un paese dove eravamo punti dalle zanzare di continuo, specie la notte. Allora invece di grattarmi avevo capito che il prurito vien forte due volte e poi passa, basta non grattarsi. Se lo lasci andare e non gli dai attenzione, te ne liberi prima e questo funziona per ogni cosa. E’ come quando bruci qualcosa, se aspetti di cambiare l’aria, la puzza di fumo impiega più tempo per andarsene”.

Credo che l’incontro con Sakura non fu un caso e quello che mi insegnò quella bambina era la risposta a tanti libri letti, a tanti guru incontrati per far sparire la mia ansia. . Ho capito che ci restavo aggrappata, perchè speravo così di non sbagliare mai. Ovunque sia spesso penso a lei e la ringrazio

Avevo impiegato una vita a far andare tutto bene, pensando che doveva andare tutto bene. Ero incollata a quell’ansia perchè mi faceva sentire che così facendo, inseguendola ovunque, avrei potuto non sbagliare mai.

L’altro giorno ho letto questa frase e ho sorriso, oggi la vedo così

Tutto passa, il bene come il male, tutto è transitorio. Vale per ogni cosa a cui invece ci aggrappiamo solitamente, che sia rabbia, dolore; più ci fa soffrire, più restiamo incollati, più quel pensiero o quell’emozione ci infastidisce, più la rincorriamo. Al contrario, se non ci concentriamo sulla zanzara, ce ne liberiamo prima e se impariamo a concentrarci su cosa è davvero utile, impariamo a non esser vittime di noi stessi. Le cose accadono nella realtà una sola volta, nella nostra mente, infinite.

Ci sono pensieri invasivi che mi arrivano ancora, di tanto in tanto, da cui scaturiscono emozioni fastidiose, è naturale che ciò accada. Ho smesso di lottare con “non dovrebbe essere così”

Lascio che quel pensiero, quel momento, quella situazione mi attraversi senza più restarci attaccata, prima o poi va via. Non la alimento, non creo catene di pensieri. E’ la teoria della zanzara

THIS TOO SHALL PASS

Rebecca Montagnino

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