EFFETTO DUNNING-KRUGGER: perchè sta aumentando in modo delirante il senso di superiorità e il cattivo gusto.

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Il saggio sa di essere stupido, , è lo stupido invece che crede di essere saggio” Così è se vi piace, W. Shakespeare

L’avvento della rete se da un lato ha elargito a tutti l’opportunità di esprimersi, ha diffuso contemporaneamente e come conseguenza, la possibilità di farlo senza spirito critico, dando voce sempre più spesso agli iracondi da bar, come agli hater che spruzzano il proprio odio personale su qualsiasi bersaglio.

Così se vi troviamo informazioni utili, possiamo cercare dati che ci interessano, approfondire le nostre conoscenze, in alcuni casi diventiamo soggetti di un abuso di “sindrome del personaggio” in modo quasi del tutto inconsapevole. Accanto all’incalzare di “cattiveria” random, un altro fenomeno si è diffuso senza che ce ne rendessimo conto, quello del cattivo gusto. Già W-Benjamin nel suo “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica “ del 1935, ci aveva messo in guardia sui pericoli della massificazione dell’arte e della sua riproducibilità, per cui aumentando la quantità e la facilità di esserne parte, si sarebbe inevitabilmente abbassata la qualità.

https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/letteratura/walter-siti-impegno/

SIAMO TUTTI UN PO’ ARTISTI.

Capita quindi che siamo circondati da amici che si improvvisano songwriter e grazie alla facilità di inserire i propri pezzi che oggi dà la rete, con Youtube o Spotifify ci tempestano di richieste di un link. Che sia bisogno di accettazione o dispiacere di far dispiacere dicendo la banale verità che quei pezzi sono mediocri o talvolta orrendi, contribuiamo a farceli credere fino ad arrivare a creare personaggi virali raccapriccianti. Tutto questo beninteso non avviene solo con la musica, ma anche con l’arte figurativa per cui assistiamo a mostre o installazioni dove, va bene il concettuale, ma il nulla non è che appartenga esattamente a questa categoria. Peggio ancora per la fotografia dove un social come Instagram ha 27,7 mln di fruitori che ci ingombrano le notifiche con i piatti che mangiano, i selfie ovunque con l’idea di aver fatto lo scatto originale o artistico. Vale lo stesso per i post, i blog, per le vomitate su Twitter (12,8 milioni di utenti nel 2020) scambiate per approfondimenti giornalistici; di approfondito ce n’è ben poco, di ricerca prima di affermare le proprie opinioni ancor meno, per non parlare dell’avventatezza data dalla totale assenza di competenza in un campo.. Eh si, siamo nell’era in cui la visibilità conta più della competenza, perchè quindi meravigliarci e biasimare poi la caduta vertiginosa del gusto???

IL CROLLO DELLA COMPETENZA IL CULTO DELLA VISIBILITA’

La facilità con cui reperire informazioni su Internet ha dato il via all’illusione di poter accedere alla Conoscenza, facilitando in modo egocentrico quando anche un tantino arrogante, l’idea per cui le proprie opinioni sono a) illuminanti, b) originali e soprattutto c) interessano a qualcuno? Tutto ciò nell’era narcisistica è come miele; la possibilità di mettersi in vetrina professando il proprio Io, annullando lo spirito critico, il senso del vero confronto (perchè parliamoci chiaro confrontarsi su due righe in un tweet o in un post è diverso dal farlo con il contatto vis a vis: è molto meno pericoloso ed ansiogeno).

Quello che vediamo è una schiera di autoreferenziati che aboliscono completamente la loro capacità di autovalutazione, seviziando la rete ed il prossimo con il loro Ego ipertrofico e saccente, se non addirittura onnipotente e delirante, contribuendo a far lievitare disturbi di personalità narcisistici o addirittura istrionici. In questo caos perciò le competenze, purtroppo qui stendo un velo pietoso ma molto pietoso anche sulla mia categoria, sono poco importanti, rispetto alla popolarità e alla presenza costante sui social, come fossimo tutti vip. Domanda: ma se un professionista spende ore sui social quanto gli resta per l’aggiornamento e per una vita personale? E ancora: se mette in piazza la propria vita privata, come fa a chiedere a chi gli sta davanti di limitare l’uso dei social in modo complusivo????

Un tempo Andy Warhol diceva “Ognuno in futuro sarà celebre per quindici minuti” provata e assodata questa massima, oggi vale molto questa di Banksy :

EFFETTO DUNNING -KRUGER.

“L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza” Charles Darwin

-Con questo termine si intende una distorsione cognitiva, dove individui poco esperti in un campo, tendono a sopravvalutare le proprie abilità, autodefinendosi come esperti a torto, mentre avviene il contrario per coloro che sono realmente esperti-

Questa definizione nacque verso il 1999 da parte degli autori a cui si deve il nome, ma possiamo ritrovare affermazioni simili in Darwin, Russell, Shakespeare fino ad arrivare a Socrate. Alla base della sua filosofia infatti vi era la convinzione di “sapere di non sapere”, che se da un lato stimolava la curiosità per il Sapere, dall’altra sottolineava i limiti personali, rendendo la conoscenza un processo in divenire senza un fine reale. Su questo pensiero pregno di umiltà e di riconoscimento della propria limitatezza, lo stato delle cose è completamente sovvertito oggi: si sa sempre meno con la pretesa e l’arroganza di sapere tutto e il proprio pensiero viene considerato come Verità pur non possedendo argomentazioni e competenze in favore.

L’ipotesi di base dei due studiosi era che una persona stupida non è in grado di riconoscerlo; la sindrome infatti viene anche chiamata “la piaga dei somari arroganti” ed è un bias cognitivo. Lo abbiamo visto e purtroppo lo stiamo ancora vedendo con la pandemia in quanti si credono virologi, teorici del complottismo, senza mai approfondire nulla, avendo al contempo la presunzione di possedere la Verità.

COLPA ANCHE DELL’EDUCAZIONE.

L’helicopeter parenting come sappiamo, oltre a proteggere in modo eccessivo i figli, crea spesso in loro l’illusione di maneggiare abilità fuori il normale; apprezzamenti e “bravo” vengono elargiti senza un merito reale allo scopo di incoraggiarli (o per i genitori di sentirsi capostipiti di piccoli geni), allevando schiere di giovani che non hanno una reale autostima, ma di sicuro un disturbo narcisistico, che li porta a scambiare capacità con talenti o semplici azioni con abilità straordinarie. Per loro significa crescere con l’aspettativa di rivelarsi un giorno speciali, ambire in ogni campo alla perfezione, rifiutare l’eventualità, assai terrena, del possibile fallimento, non accettare i propri errori. Significa votarli all’ansia da prestazione perenne, farli sentire costantemente insicuri nei riguardi della vita, nelle sue più minute sfaccettature.

Questa fragilità si accompagna quindi al mito del superuomo creando un mix psicologicamente letale, dove mancano capacità di valutazione obiettive su di sè e sul mondo, accanto ad un sano senso di umiltà. Si forma così un paradosso che conduce forzatamente a disturbi di personalità, motivi per cui le richieste di aiuto stanno aumentando in modo esponenziale.

Questi figli della eccessiva grandiosità, non sanno come fronteggiare le contraddizioni in cui si ritrovano e spesso anche le dipendenze da sostanze diventano la cura a questo bisogno di accettazione/acclamazione. La fragilità schierata accanto ad una visione troppo alta delle proprie capacità. In fondo questa è la GRANDE TRAPPOLA della società dell’Immagine e come sappiamo gli specchi deformano sempre la realtà. Sociologi e intellettuali ci avevano avvisato del pericolo incombente, già alla fine degli anni ’80 e non a caso l’effetto Dunning Krugger nasce poco tempo dopo, frutto appunto di un problema di distorsione cognitiva..

Rebecca Montagnino

EFFETTO

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