C’E’ MANIPOLAZIONE E MANIPOLAZIONE…..

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La manipolazione psicologica è un tipo di comportamento finalizzato a cambiare la percezione degli altri usando metodi subdoli all’insaputa dei riceventi, per ottenerne un qualche beneficio. Diversa dall’influenza che invece lascia la persona con la capacità intatta di scegliere in modo libero. Il comportamento manipolativo perciò è un atteggiamento non aperto di coercizione psicologica, che conduce chi la subisce ad agire in modo reattivo senza averne la consapevolezza.

Ogni tipo di educazione sottende una forma di condizionamento e per quanto a volte possa  plasmare la personalità, l’intenzione è ben diversa. Nella manipolazione c’è implicito un senso di inganno consapevole, un’intenzione di raggiramento psicologico a proprio vantaggio.

La manipolazione è diventata un fatto comune con l’avvento della pubblicità e della ricerca, tese a scoprire e quindi a condizionare la percezione degli acquirenti; è stata accettata  nel campo della politica dove ormai i grandi leader si avvalgono di esperti di comunicazione o di spin doctor..o nel campo dell’economia, dove sappiamo come e dove vengono investiti i soldi del denaro pubblico o delle grande imprese internazionali, ma non ce ne indigniamo più, in quanto assuefatti da tempo a tali delegittimazioni. Ma la manipolazione oggi è  soprattutto un fenomeno sociale ed individuale grazie anche all’apporto della comunicazione tecnologica, che come manifesta il film in uscita questi giorni, “Perfetti Sconosciuti” mette in scena il delirio di vite parallele che corrono a fianco di vite apparentemente normali.

 Siamo tutti reali o potenziali vittime quindi della manipolazione. Per questo ho sempre trattato con estrema coscienziosità la formazione  nella comunicazione, come uno strumento che dovesse essere impiegato non a manipolare gli altri o a soddisfare tale desiderio, quanto a renderci conto di come usavamo questi metodi/ o di come ne venivamo usati   per potercene eventualmente difendere.

 La manipolazione è oggi parte delle abitudini quotidiane, è normale  mentire per deresponsabilizzarci rispetto le nostre azioni. Le piccole bugie sono diventate comuni, come quelle più grandi, per non parlare delle mezze verità che sono all’ordine del giorno con lo scopo di costruire una realtà benevola e favorevole verso chi produce l’atto manipolativo.

Quest ‘atteggiamento  viene agito in modo più o meno velato in ogni campo, da quello relazionale, a quello professionale, nell’ambito famigliare come nelle amicizie. Implica sempre e costantemente la presenza di un comportamento che tende subdolamente a controllare, sfruttare, manovrare l’altro, per ottenere una finalità vantaggiosa per chi agisce tale comportamento, senza che l’altro se ne renda conto. Le leve emotive su cui questo comportamento si instaura in genere sono la disponibilità, l’entusiasmo, nonchè un bisogno o di approvazione o di condivisione da parte della vittima. In genere i manipolatori lo sono a 360°, nel senso che assumono tale condotta senza provare sensi di colpa in ogni sfera della loro vita. Se l’altro tenta di sfuggire, sanno benissimo come e su cosa devono premere per riportarlo nella loro trama.

Purtroppo nel nostro paese il problema è ancora più sentito. La truffa è il modello preferito di fare politica. L’inganno viene visto come un atto di furbizia. La furbizia da noi è un valore intramontabile, molto più dell’intelligenza. Si insegna da piccoli ad ottenere il massimo con il minimo sforzo. Se ne ride persino e chi manipola non ha bisogno nemmeno più di nascondersi, anzi esibisce l’atto con spudoratezza.

Significa crescere e far credere ai figli di essere i migliori, annullando il confronto, facendo vincere la supremazia del potere a spese del rispetto reciproco. Si dà loro un idea di onnipotenza, si permette così all’immoralità di trasformarsi in moralità e all’opportunismo di essere un pregio. Il paesaggio che resta alla fine è quello di una generazione profondamente  superficiale ed egocentrica perchè priva di valori che contemplino l’Altro. Si torna  quindi a Lowen: una società malata ed ipocrita, genera figli malati ed ipocriti.

Esistono poi i manipolatori perversi, argomento sempre più discusso nell’ambito dei disturbi di personalità. Questo termine riguarda un grado molto alto e patologico di manipolazione, presente spesso nelle relazioni sentimentali, pur essendo presente in molti altri tipi di rapporto. Frequentemente questi soggetti sono stati manipolati a loro volta ed hanno appreso la modalità manipolativa per difendersi. Inizialmente non si riconoscono, perchè la loro abilità li rende degli ottimi radar nel captare le modalità del loro interlocutore, sia nell’entrare in rapport che nell’ esprimere gli stessi valori. Si presentano quindi con atteggiamenti affabili, brillanti, premurosi.  Nelle relazioni affettive, ma anche in quelle  lavorative, costruiscono una sorta di isolamento per la vittima, che prende le forme di un’abbagliante isola in cui  si sente un soggetto privilegiato. Solo che paga questa “vacanza” a discapito della sua libertà, del suo umore, delle sue scelte, nonchè delle sue abituali relazioni.  A seguito iniziano a sorgere dei sentimenti negativi dove la vittima ha difficoltà a riconoscere tale ambiguità, in quanto crea una dicotomia troppo forte con l’immagine che aveva rappresentato  inizialmente dell’altro. Diffida dal risolvere quest’ambiguità perchè significherebbe perdere quella relazione e disinvestire, accorgersi del proprio errore di valutazione e provare sentimenti così devastanti che preferisce procrastinare. Con il tempo però le modalità piacevoli dell’inizio si vanno diradando e le dinamiche convergono su stati di malessere indotto. Molto spesso si presentano sindromi di somatizzazione, si sente meno energia ( non a caso questa forma di manipolatori vengono definiti anche vampiri energetici), meno voglia di fare le cose, meno entusiasmo non solo verso quella persona a cui si era attribuito un valore molto alto e speciale, ma  un disincanto   verso il mondo in generale.

Le vittime della manipolazione sono im-potenti a ribattere con una “contro-manipolazione”, spesso perchè non se ne accorgono o non rientra nei loro valori. A questo punto non potendo agire la rabbia all’esterno, questa impatta su di loro sviluppando  disagi fisici e psicologici. La rabbia diviene quindi depressione, svuotamento, annullamento. Un danno molto forte avviene nell’autostima, si perde quell’amore verso se stessi che è anche un faro che ci protegge dall’invasione dei nostri confini più intimi. Non è un caso quindi che le vittime debbano affrontare anche un senso di de-colpevolizzazione per il gioco in cui si sono “distrattamente” infilate; questo spiega  ulteriormente perchè ci vuole tempo prima che scatti l’allarme e l’allontanamento da certe situazioni. Il gioco di potere in cui sono sfruttati fa emergere una ferita narcisistica a sua volta presente; soprattutto il dolore per il presente non è mai abbastanza se comparato a quello futuro di una eventuale perdita. Queste convinzioni paralizzano l’azione, fanno dissipare ancora di più quel filo esiguo di potere che è rimasto alle vittime.

Cinzia Mammoliti in “Il manipolatore affettivo e le sue maschere” afferma che : Non è facile fare un identikit. . Il  violento psicologico si cela molto bene e indossa maschere diverse a seconda delle persone con cui si relaziona.  Solitamente ci rendiamo conto di avere a che fare con uno di questi soggetti solo quando il rapporto è ormai ad uno stadio avanzato e prendere le distanze diventa difficile .

Diciamo quindi che queste relazioni sono fatte di due parti; da un lato c’è chi abilmente sa intrappolare, dall’altro c’è chi per un suo bisogno ingenuo se ne lascia soggiogare. Spesso ho sentito persone lamentarsi del fatto che oggi occorrerebbe dubitare sempre di ciò che ci viene detto, un pò è così.

Chiaramente esiste il pericolo di diventare paranoici e di dubitare eccessivamente chiudendosi in schemi . Credo che un sentimento negativo sia una buona spia, più che altro per analizzare cosa in una relazione ci sta allarmando, senza avere troppi scrupoli nello scoprire qualcosa che poi, invece di prima, ci deluderà ancora di più. Un secondo segnale molto importante è osservare la reciprocità nei rapporti: specie nella manipolazione professionale in genere questi comportamenti tendono a mischiare il professionale con il personale, a danno di una disponibilità che rischia di impattare come un boomerang sulla persona. Se la relazione lavorativa non è sullo stesso livello, potrebbe essere che l’altro stia tessendo una trappola per ottenere il massimo profitto, è bene pertanto limitare il bisogno di approvazione che fa da leva per i manipolatori. La reciprocità nei rapporti è fondamentale, privarsene significa mettersi nelle condizioni di essere facili prede e facili vittime. In fondo come afferma Michela Marzano la società di oggi è dominata dai modelli del successo e della realizzazione personale, dove competenze e risultati si mischiano dalla vita pubblica a quella personale.

 

Dott.ssa Rebecca Montagnino

BIBLIOGRAFIA;

C.MAMMOLITI, IL MANIPOLATORE AFFETTIVO E LE SUE MASCHERE

I.NAZARE AGIS, LA MANIPOLAZIONE AFFETTIVA

M.MARZANO, ESTENSIONE DEL DOMINIO DELLA MANIPOLAZIONE . DALLE AZIENDE ALLA VITA PROVATA

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Una risposta

  1. www.fabtravel.it ha detto:

    Articolo molto bello, forse alcuni punti un po ermetico ma necessario per mantenere la sintesi.
    Spero di leggere a breve un seguito che affronti la manipolazione anche dal punto di vista sociale, al di la della manipolazione attraverso la tv (ormai trito e ritrito) ma affronti quella manipolazione che si sta attuando attraverso i social, con i quali si e’ gia’ riusciti a scatenare rivoluzioni come nel caso della primavera araba e – come da noi – si riescono a convogliare consensi verso un partito che non professa alcun ideale ben preciso.

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