ESSERE GENITORI OGGI: DI CHI E’ LA DIFFICOLTA’???

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Per iniziare l’anno e ricordarvi dell’incontro del 19 gennaio: “Genitori/figli, istruzioni per l’uso”…uno spunto di riflessione dal “Fatto quotidiano”, ho lasciato anche i commenti, scusandomi per la lunghezza, in quanto ritenevo fossero interessanti come punti di vista…di chi è la difficoltà a questo punto? F

.http://IlFattoQuotidiano.it / Società Genitori economicamente ansiosi e iper-coinvolti. Così la paura della retrocessione sociale intacca l’educazione Genitori economicamente ansiosi e iper-coinvolti. Così la paura della retrocessione sociale intacca l’educazione Eccesso di stimolazione, mancanza di libertà per padri e madri come per i loro bambini, aumento del tempo dedicato (tre volte in più che negli anni settanta) e dominio del modello “imprenditoriale”. Il New York Times lancia la provocazione: e se l’educazione di oggi fosse dannosa per il futuro delle prossime generazioni? di Elisabetta Ambrosi | 29 dicembre 2018 101 3,6 mila Più informazioni su: Genitori, New York Times, Usa Emotivamente sfiancante e sempre più costoso, in termini di soldi e denaro. Crescere figli oggi comporta un investimento di risorse economiche e psicologiche che però spesso rischia di essere persino controproducente. A lanciare la provocazione è il New York Times che pubblica una lunga inchiesta a firma di Claire Cain Miller, The Relentlessness of Modern Parenting. Il bersaglio è la cosiddetta “genitorialità intensiva”, un termine coniato dalla sociologa Sharon Huys che descrive uno stile genitoriale “sempre più centrato sul bambino, affidato agli esperti, emotivamente assorbente, finanziariamente costoso”. Al contrario di quanto si crede, infatti, i genitori lavoratori di oggi passano con i figli lo stesso tempo delle madri casalinghe degli anni Settanta. Cambia anche il modo di stare con i bambini: si legge con loro, li si accompagna alle loro mille attività, si partecipa alle loro recite e giochi, si guarda persino la televisione insieme, si condividono i compiti: 5 ore a settimana rispetto all’ora e 45 minuti del 1975. Figli sempre più intrattenuti invece che semplicemente “amati e disciplinati”. L’ansia della retrocessione sociale Ma cosa spinge i genitori a dedicarsi così affannosamente ai propri figli, investendo grandi quantità di tempo e denaro? Gli scienziati sociali non hanno dubbi: la motivazione è l’ansia economica, il terrore che i propri figli avranno una vita meno prosperosa o finiscano in una classe sociale inferiore. Di qui il modello di genitorialità intensivo e “ansiogeno” – spiega la filosofa e sociologa Giorgia Serughetti – “che risponde in pieno alla concezione capitalistica dell’individuo imprenditore di se stesso. In questa logica, i figli non sono un’apertura al futuro, al rischio, all’imprevisto, al diverso da sé, ma piuttosto una componente centrale di un progetto di vita pensato come investimento imprenditoriale”. L’altro fenomeno che il New York Times segnala è che, mentre questa educazione è stata la norma delle classi benestanti fin dagli anni 90, oggi le nuove aspettative hanno permeato anche i genitori di classi inferiori, persino coloro che non hanno mezzi per sostenere questo tipo di educazione. Insomma la genitorialità intensiva è diventata il modello culturale dominante, anche per chi non può frequentare elitari club sportivi o costose scuole di musica. E che per questo, magari, come spiega il pedagogista Benedetto Vertecchi, “finisce per ripiegare su prodotti di consumo, ben diversi dalle opportunità basate sull’interazione – lingue, sport, musica – appannaggio delle classi alte. In America come in Italia”. I genitori? Esausti e pieni di sensi di colpa Il problema è che, mentre si alza l’asticella degli standard educativi non aumentano i supporti per i genitori che lavorano, come i congedi parentali, i sussidi, gli orari flessibili, mentre si riducono anche le reti informali di aiuto. La conseguenza è che i genitori, in particolare le madri, sono stressati, esausti e pieni di sensi di colpa. E per dedicarsi a tempo pieno ai figli tolgono tempo ai partner, agli amici, ai momenti di piacere, al sonno. Molte donne interrompono la propria carriera oppure sono decidono di non fare figli. Altre, già madri, si limitano a un solo figlio nel timore di non poter garantire lo stesso standard educativo agli altri. “Mentre nel dopoguerra la diminuzione del numero dei figli e un maggiore investimento sulla qualità erano avvenute contestualmente a un’espansione dei sistemi di welfare e crescita economica, oggi il sistema di welfare non è più in espansione e l’ascensore sociale si è in buona parte bloccato”, spiega il demografo Alessandro Rosina, (ultimo libro: Il futuro non invecchia, Vita e Pensiero). “Non sorprende che i figli siano sempre di meno”, dice a sua volta Serughetti. “Non è solo un problema di difficoltà economica, è anche una ricaduta del modello di genitorialità, soprattutto di maternità, che impone una presenza e una dedizione che semplicemente molte donne non possono permettersi”. Se l’eccesso di attenzioni è un boomerang Mentre i genitori si affannano, gli psicologi lanciano l’allarme sull’alto livello di stress che questo clima emotivo comporta e sul deficit di indipendenza e sicurezza in se stessi. Alcune ricerche hanno hanno mostrato che bambini con genitori iper-coinvolti hanno un livello più alto di ansia e meno soddisfazione verso la vita, mentre i bambini che giocano senza supervisione costruiscono competenze sociali e pratiche e maturità emotiva. “Questa crescita di attenzione e investimento, a volte ossessivo, verso i figli”, dice Rosina, “rischia di produrre da un lato lato fragilità nei giovani stessi per eccesso di aspettative dei genitori nei loro confronti, dall’altro diseguaglianze crescenti per il peso crescente che le risorse culturali ed economiche della famiglia di origine”. “Se l’agenda piena è stancante per noi adulti figuriamoci per un bambino. Non sono rari, infatti, problemi legati all’autostima, episodi di ansia, difficoltà ad addormentarsi o abbassamento del rendimento scolastico”, argomenta Marta Giuliani, psicologa dell’età evolutiva (ordine degli psicologi del Lazio). Molto critico anche il professor Vertecchi: “Paradossalmente la generazione precedente era molto più libera di quella attuale, anche di girare per le strade. Oggi invece sembra che la preoccupazione principale sia quella di non lasciargli un minuto libero, tanto che c’è da chiedersi come possano sviluppare qualcosa che non sia il risultato di un condizionamento dei genitori”. Cosa si potrebbe fare, allora? “Senza dubbio”, conclude Vertecchi, “sarebbe opportuno rispolverare l’educazione negativa teorizzata da Rousseau, ossia limitarsi a stare attenti che i bambini non si facciano male, invece di considerarli come un valore da non lasciare mai incustodito. Anche perché chi sostiene la necessità della presenza continua dei genitori non spiega le ragioni scientifiche per cui tale presenza ininterrotta sarebbe necessaria. Né quali benefici realmente porti”. PRIMA DI CONTINUARE Se sei qui è evidente che apprezzi il nostro giornalismo. Come sai un numero sempre più grande di persone legge Ilfattoquotidiano.it senza dover pagare nulla. L’abbiamo deciso perché siamo convinti che tutti i cittadini debbano poter ricevere un’informazione libera ed indipendente. Purtroppo il tipo di giornalismo che cerchiamo di offrirti richiede tempo e molto denaro. I ricavi della pubblicità ci aiutano a pagare tutti i collaboratori necessari per garantire sempre lo standard di informazione che amiamo, ma non sono sufficienti per coprire i costi de ilfattoquotidiano.it. Se ci leggi e ti piace quello che leggi puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro per il prezzo di un cappuccino alla settimana. Grazie, Peter Gomez DIVENTA SOSTENITORE × Sei arrivato fin qui Se sei qui è evidente che apprezzi il nostro giornalismo. Come sai un numero sempre più grande di persone legge Ilfattoquotidiano.it senza dover pagare nulla. L’abbiamo deciso perché siamo convinti che tutti i cittadini debbano poter ricevere un’informazione libera ed indipendente. Purtroppo il tipo di giornalismo che cerchiamo di offrirti richiede tempo e molto denaro. I ricavi della pubblicità non sono sufficienti per coprire i costi de ilfattoquotidiano.it e pagare tutti i collaboratori necessari per garantire sempre lo standard di informazione che amiamo. Se ci leggi e ti piace quello che leggi puoi però aiutarci a continuare il nostro lavoro per il prezzo di un cappuccino alla settimana. Grazie, Peter Gomez DIVENTA SOSTENITORE SECRET ESCAPES Soggiorni da sogno a prezzi incredibili – Scopri come risparmiare su viaggi esclusivi ILOVE DI GENERTELLIFE ti regala fino a 100€ in buoni Amazon. Affrettati hai tempo fino al 31/12/2018 LENTI PROGRESSIVE ” Occhiali progressivi? Una sola risposta – i comfort di occhiali24.it a soli 109€” di Elisabetta Ambrosi | 29 dicembre 2018 101 3,6 mila Salvini sarebbe da scomunicare. Lo dice il diritto canonico »ARTICOLO SUCCESSIVO Consumismo, il gioco di società più grande del mondo rende schiavo chi vi partecipa «A PRECEDENTE Eni gas e luce e Hive presentano la loro Smart Home. Scopri di più LA CASA DEL FUTURO Quando potrai andare in pensione? Se hai 350K, ricevi aggiornamenti periodici! FISHER INVESTMENTS ITALIA CONTENUTI SPONSORIZZATI Contenuti Sponsorizzati da Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. 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Genialloyd.it Nuovi commenti in alto Orionis✔Sostenitore ● un’ora fa Credo sia la prima volta che trovo pubblicati dettagli ed opinioni così vicini al mio modesto pensiero; diciamo che se fossi bravo a scrivere e avessi la fortuna (e i mezzi) per pubblicare un libro, lo avrei scritto io stesso. Senza essere un sociologo e senza essere padre, fatto da sottolineare, vorrei aggiungere una sola piccola considerazione, frutto dell’osservazione di tante famiglie e specialmente di tante madri che incontro quotidianamente di fronte a scuole, palestre, campi di calcio, parchi, istituti di danza, e così via. Per dove vivo, sono spesso donne sulla trentina, curate (fin troppo) e, di certo, abbienti. Ebbene, l’idea che mi sono fatto in questi anni è che queste madri deleghino la loro vita ai figli, soprattutto alle femmine, quasi a dire ‘continua tu e fai qualcosa di meglio, o di più soddisfacente, di quello che sono riuscita a fare io’. Detto in altro modo, queste hanno già rinunciato ad andare oltre; l’obiettivo primario di avere un figlio/a (tipicamente solo uno/a) è stato raggiunto e a soli 30 anni si ritirano ad osservare e stimolare l’ascesa del futuro atleta o della futura ballerina, e mi associo a quanto dice in un altro commento lacustremigrato, abbandonando le ambizioni personali e rinunciando a proseguire nella crescita della persona. Il primo ed enorme errore che commettono è di tramandare ai figli lo stesso atteggiamento, di generazione in generazione, in una spirale discendente che di certo non promette nulla di buono. Saluti Il figlio del grigio✔Sostenitore ● 4 giorni fa Bel servizio,nulla da dire,nella grande mela vivono ciò che noi vivremo tra 20/30 anni come accade dal dopoguerra in poi,oggi il sistema ti impone di educare i figli,garantendo loro i denari,per non farli sentire a disagio nella società del consumo frenetico e compulsivo,che tristezza 😔…..morale, chi non consuma molto spesso ciò che non serve,è frustrato….e i nostri figli purtroppo non hanno colpa alcuna ,se non le nostre…. ninonuke ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa IL sistema ti ha imposto che? aless ● un’ora fa i bambini di oggi sono insopportabili e i loro genitori altrettanto….sarebbero sicuramente migliori e migliori anche i loro pargoli se finalmente la piantassero di consderarli a tutti i costi dei geni.. lacustremigrato ● 2 giorni fa Sono preoccupazioni giuste: la fotografia non è solo quella americana (pardon: niuyorkese: un bambino di dieci anni della grande mela è diverso e vive in un mondo diverso da quello per dire di una cittadina del mid-west), ma globale, sebbene appunto con le differenze che ho citato e nonostante il web abbia (illusoriamente) abbattutto le distanze ed enormemente dilatato le fonti dello scibile buono o cattivo che sia. Penso che la situazione non possa venire corretta tanto è incistata in un mondo che ormai ci è scappato di manoquali che possano essere (siano) le cause. Quando tu hai in una scatoletta sempre più piccola ma sempre più potente un mondo davanti a te incontrollato e ormai incontrollabile cui attingere; quando ti sei fatto schiavizzare da tale totem anche del nulla, ecco che i problemi aumentano sempre di più: primo fra tutti la estrema individualizzazione…o per opposta via quella poi del branco con tutte le conseguenze del caso. Certo i costi poi, un solo figlio costa già una fortuna in un mondo sempre più competitivo; e poi la famiglia più che la scuola. E’ nella famiglia che il caraterre del bambino viene formato…e se i genitori per un verso o nell’altro mancano in tal senso, è un guaio. Del resto basta vedere un campetto di calcio: tutti a pretendere che il figlioletto diventi Ronaldo, o in una scuoladi danza che la figlioletta carina possa diventare una velina… C’è poco da sperare. gianca luigi ● 3 giorni fa Il problema è che i figli non vengono considerati individui indipendenti da noi, con una loro personalità e un`autonomia da rispettare, diversa da noi. Ma nostre proiezioni nel presente e nel futuro. I loro piaceri e i loro dispiaceri sono i nostri. Il loro io è il nostro. Il loro spirito è nostro, la loro carne è nostra. La loro vita è nostra. Il loro successo è il nostro, i loro insuccessi sono i nostri. I loro soldi sono nostri, la loro povertà è nostra. Il loro fallimento è il nostro. E questo non è accettabile. Questa loro dipendenza da noi, il nostro riflesso, non finisce mai. Anzi, si accentua con il passare degli anni. Essi, siamo noi. Il loro insuccesso ingrandisce il nostro senso di colpa. La nostra ansia di prestazione. Il nostro fallimento. Doloroso. Analisi ↪ gianca luigi ● 2 giorni fa Perché scrivi in questo modo distanziato così poco rispettoso per chi ti legge?● 3 giornA parte l’iperstimolazione, vogliamo aggiungere anche il disastro causato dalle scemenze sessantottine? Da “vietato vietare” a “vogliamo tutto (e subito)” al rifiuto di tutto quello che ha a che fare con il passato, educazione, buone maniere… roba da borghesi. Analisi ↪ nessuno01 ● 2 giorni fa Ma l’hai letto l’articolo qui si parla di tutt’alt ↪ Analisi ● 2 giorni fa Infatti ho scritto “A parte l’iperstimolazione”, ho voluto aggiungere qualcosa a quello che si legge nell’articolo. Se poi non riesci a comprendere frasi di senso compiuto, non dipende da me. Analisi ↪ nessuno01 ● 6 ore fa Più che altro sei fuori contesto a scrivere del 68, evidentemente una tua convinzione personale ninonuke ↪ nessuno01 ● 2 giorni fa Ma se già sulla Repubblica si criticano da tempo immemorabile le abitudini giovanili come “non cedere il posto o di non zittirsi davanti agli anziani, il modo di tagliarsi i capelli o di vestirsi” etc! nessuno01 ↪ ninonuke ● 2 giorni fa Da tempo immemorabile?! Vale a dire? Hanno anche ammesso di essere tra i principali responsabili della cultura della deresponsabilizzazione, della licenza scambiata per libertà e del rifiuto del passato? Lo hanno ammesso? Se si, mostrami un link, sarò lieto di leggerlo e di cambiare giudizio. lavedogrigia ↪ nessuno01 ● 3 giorni fa I genitori dei bambini attuali NON HANNO vissuto l’esperienza sessantottina; per la maggior parte, in quel periodo, non erano nemmeno nati. nessuno01 ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Affermazione molto ingenua: i dogmi sessantottini sono stati “trasmessi” di padre in figlio, una certa parte politica ha sostenuto quei dogmi, in gran parte li ha fatti propri. Non vederlo significa vivere sulla luna. lavedogrigia ↪ nessuno01 ● 3 giorni fa Questo sarebbe corretto se fosse vero che la mentalità sessantottina, all’epoca, fosse stata così diffusa tra la maggioranza, ma appunto non è vero. I genitori dei bambini e preadolescenti di oggi, in generale, NON vengono affatto da famiglie di mentalità sessantottina, e non sono stati cresciuti con quelle idee, anche se anagraficamente potrebbero averle incrociate. Nella generazione che attualmente è fra i 40 e i 50 – me compresa – cioè quuelli nati più o meno negli anni settanta, da genitori che erano giovani nel 1968, per la maggior parte siamo stati educati in maniera abbastanza rigida. Magari non più terribilmente severa e patriarcale come le precedenti, ma di sicuro con chiarissima distinzione tra i ruoli di genitori e figli, e chiarissimi paletti, limiti e divieti. E soprattutto, per la maggior parte siamo stati educati a una mentalità di impegno, doveri, responsabilità e risparmio, che non concepiva sprechi, e che lasciava poco spazio a consumismo e frivolezze, in cui qualsiasi concessione in più doveva essere meritata con fatica. Durante la mia infanzia e adolescenza, tutto questo sessantottismo, in giro, nelle famiglie dei miei coetanei, non l’ho mai visto. nessuno01 ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa La mentalità sessantottina non era diffusa all’epoca, era una minoranza ovviamente, ma questa è una società figlia del 68: con alcune cose positive (una maggior libertà e apertura verso il mondo) e tante altre negative (libertà intesa come licenza, fastidio per il passato, intolleranza verso le regole e l’autorità…). Ho citato non a caso 2 slogan del 68, li ripeto: “vietato vietare” e “vogliamo tutto (e subito)”, oggi sono pienamente realizzati. Appartengo anche io a quella generazione, ho 40 anni e noi siamo stati educati a seguire certi valori, ma siamo stati gli ultimi, degli ibridi tra il vecchio e il nuovo. Io ricordo benissimo diversi amici del liceo (Lombardia) inneggiare agli slogan sessantottini, alcuni addirittura inneggiavano alle BR. Nei licei si trova quella che sarà la futura classe dirigente del futuro. Io ne ho conosciuti tanti, gli stessi pronti a fare occupazioni per motivi sciocchi. Ho citato la mia regione in quanto dipende molto dalla zona di provenienza e dagli ambiti frequentati. Indipendentemente dalle esperienze personali, il principio empirico è quello di controllare se quegli slogan si siano trasformati in realtà o meno. A me sembra di si, basta guardarsi in giro: le buone maniere, la gentilezza, l’impegno, lo studio vengono identificati come passatismo o, come direbbero i sessantottini, roba da borghesi. fender957 ● 3 giorni fa Ho cresciuto praticamente da solo tre figli, lavorando. Sono rimasti spesso da soli, tra di loro, con una persona di sorveglanza, hanno fatto quasi sempre i compiti da soli. Attività sportive e artistiche un po’ di tutto, ma senza impegno, una alla volta, per periodi limitati. Sono cresciuti tre ragazzi indipendenti, sicuri di se’. Sicuramente sono stato fortunato, ma sono convinto che i bambini debbano passare non troppo tempo coi genitori, molto di più con i coetanei, come si faceva una volta, senza che mamme e papà venissero a mettere il naso e a proteggerci, ci si fa le ossa per la vita. Forrest Gump ● 3 giorni fa … non mi sembra un problema nuovo o solo americano già 10 anni fa a Parigi, un’amica mi raccontava che in una riunione genitori della Scuola Materna della figlia, molti genitori avevano proposto per i bambini di 4anni dei corsi di COMPUTER “per non farli restare indietro nella competizione della vita”(sic!😳) e so di atteggiamenti simili in Italia, in certi ambienti forse dovremmo tutti interrogarci sull’iperliberismo le sue distorsioni i suoi limiti il suo lato oscuro su tutti noi l’ansia, la violenza e l’insoddisfazione aumentano in continuazione, senza alcun motivo rileggetevi bene questo articolo, e non fermatevi solo là poi chiedetevi “ma dove stiamo andando? e perchè?l poi ditevi “è solo un’incubo, devo svegliarmi, e fare altro” Sleepless ● 3 giorni fa C’è troppa insicurezza in giro e i ragazzi in quanto piccole bestiole da addomesticare se ne approfittano. Ho visto troppe famiglie ostaggio dei capricci dei ragazzini, che di sicuro non vanno maltrattati, ma trattati anche con rigore quando serve. susanna parodini ● 3 giorni fa Ecco questo e’ un argomento un articolo di grande valore di grande importanza umana sociale. questo e’ giornalismo. luciusinfabula ● 3 giorni fa E’ il portato della società dei consumi, dove tutto è prodotto, merce ed anche il figlio inevitabilmente finisce per diventare tale: perché mio figlio deve essere più bello, avere il vestito alla moda, fare più sport dei compagni, avere lo smartphone più smart, essere sempre in pole position su tutto, e guai se arriva secondo in qualcosa. Tutto diventa competizione tra genitori ed i figli finiscono per diventare l’oggetto su cui sfogare le proprie frustrazioni, invece di insegnare al figlio la gioia di crescere, di aprirsi al mondo, di pensare con la propria testa, di fargli capire quante opportunità dà tra le innegabili difficoltà il mondo odierno con Internet, l’informatica quella però intelligente, non da social network. Portarselo qualche volta insieme a fare delle attività positive: la camminata tranquilla in montagna lontano dai centri commerciali, il sabato mattina magari in bici in città per insegnargli i pericoli, in biblioteca per farlo innamorare della cultura; ma poi però lasciargli i suoi spazi, i suoi momenti di autonomia senza caricarlo di ansia da prestazione, senza usarlo da sfogatoio delle nostre seghe mentali da adulti. Come ho detto ad un’amica i figli per salvarli bisogna perderli, ma che ne so io mica sono genitore; però devo dire che per come li stanno tirando su sti bambini sono fortunato a non averne. Angelo Brunetti – Reloaded ● 3 giorni fa Ho una figlia di 4 mesi. Quello che più mi preoccupa, guardandomi intorno, è notare come molti bambini si atteggino sempre più a teenager già a 7-8 anni, salvo poi rimanere tali fino a 40 e passa. Mi sembra che manchi sempre più una presa di coscienza di ciò che si è e di ciò che si deve fare o ci si deve aspettare da ogni tappa della nostra vita. Bambine di 10 anni già truccate come ventenni, mentre i loro genitori 40enni affollano i centri estetici e si comportano come ragazzini quando escono la sera. Inutile dire che la bambina “20enne” continuerà a comportarsi da ragazzina viziata anche quando di anni ne avrà 40, sulla scia dei genitori. Quanto al molto tempo dedicato ai figli, ho sempre pensato che è ciò di cui hanno bisogno, quindi non concordo granché con l’articolo. Meglio passare molto tempo con loro (senza asfissiarli, ovviamente) che imbottirli di tecnologia e regali. Boh… Io speriamo che me la cavo 🙂 Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ Angelo Brunetti – Reloaded ● 3 giorni fa Forse per eccesso di attenzioni,l’articolo intendeva non opprimerli con le nostre paure,e trasmettere così a loro le nostre ansie,lo spiega bene,l’importante è che non si facciano male,io penso che te la cavi,ciao Angelo Brunetti – Reloaded ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa L’eccesso di attenzioni è una cosa e sono d’accordo, perché si tramuta quasi certamente nell’asfissiare i figli e trasmettere loro le nostre ansie, appunto. Passare molto tempo con loro, invece, non mi sembra qualcosa di negativo, tutt’altro. Credo si debba trovare la classica via di mezzo: dedicare loro gran parte del nostro tempo senza martellarli, anche perché se no si invertono i ruoli 😀 fender957 ↪ Angelo Brunetti – Reloaded ● 3 giorni fa I miei hanno più di 20 anni. Ho cercato di essere disponibile quando lo chiedevano, ma senza immischiarmi nei loro rapporti coi coetanei. Lascia chi imparino a gestirsi da soli, il gioco solitario è forse quello in cui si forma di più la fantasia e la creatività. Quando sono coi coetanei massima discrezione, è il loro mondo, intervieni solo in caso di reale pericolo. Non essere apprensivo, fa crescere la loro insicurezza. Poi ci vuol fortuna. Angelo Brunetti – Reloaded ↪ fender957 ● 3 giorni fa Di fortuna ce ne vuole certamente, e anche parecchia. Per il resto, sono d’accordo sul non essere apprensivi, perché è solo deleterio. Cercheremo di dedicarle il tempo di cui ha bisogno, mi riferivo essenzialmente a questo. Un saluto. fender957 ↪ Angelo Brunetti – Reloaded ● 2 giorni fa Auguri, almeno sta sicuro di una cosa: il figli, per chi li ha, sono il senso della vita. lavedogrigia ↪ Angelo Brunetti – Reloaded ● 3 giorni fa “Quello che più mi preoccupa, guardandomi intorno, è notare come molti bambini si atteggino sempre più a teenager già a 7-8 anni, salvo poi rimanere tali fino a 40 e passa.” ——————————— Quasi sempre, il principale motivo per cui i bambini si atteggiano ad adolescenti è perché i loro stessi genitori si compiacciono di veicolare questo atteggiamento. Cioè, non solo “consentono” loro di usare oggetti, vestiario e linguaggio adatti a ragazzi più grandi… ma li incoraggiano a farlo, di loro stessa iniziativa, prima ancora che i bambini stessi l’abbiano chiesto. E la motivazione principale l’hai scritta tu stesso: perché in sostanza sono gli stessi genitori che hanno l’aspirazione a comportarsi come adolescenti, e che quindi, per sentirsi giustificati in questo obiettivo, non trovano di meglio che attaccarsi al modello secondo cui TUTTI debbano indifferentemente comportarsi come adolescenti, senza distinzione di età anagrafica e di esperienza. Per cui, se la mamma (o il babbo) quarantenne è abituata a vivere abbarbicata allo smartphone 24 ore su 24 e a postare decine di selfie al giorno sui social… …cosa c’è di strano se la stessa cosa la fa anche la figlia di 11 anni, a cui è stato prontamente regalato lo smartphone a 8 ed è stato fatto aprire il profilo su instagram a 9, nonché è stato insegnato amorevolmente dai genitori come si fa a farsi i selfie e a postarli su instagram? Angelo Brunetti – Reloaded ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Concordo su tutto, senza aggiungere altro. Analisi ● 4 giorni fa Insomma anche questi poveri si sono messi a fare come i ricchi, cioè pochi figli e con un investimento micidiale su di loro per cercare di farli salire qualche classe sociale, e quindi adesso tutti quanti sono stressati, fanno pochi figli e c’è una competizione per i pochi posti disponibili…. io la leggo anche così…. Michelangelo Tasso ● 4 giorni fa I famosi genitori elicottero. Sempre col fiato sul collo dei pargoli. Una tragedia se il figliolo si sbuccia il ginocchio. Figli meri strumenti di rivalsa e trofei da esibire. Un buon genitore non volteggia sulla testa dei figli a mo’ di avvoltoio, non riversa i propri sogni infranti su di loro, non li tormenta con miliardi di stupide regole. Un buon genitore lascia che i figli siano liberi di impiegare il loro tempo come meglio credono, individua i LORO interessi e li supporta, trasmette loro una manciata di valori(creatività, pensiero critico, altruismo, collaborazione, onestà) che valgono più di miliardi di stupide regole. politta.foraboschi ● 4 giorni fa finalmente qualcuno che parla di questa sindrome che secondo me devasterà una generazione, schiere di conoscenti ed amici che si sono piegati al modello neoliberista dell’homo homini lupus, cominciando proprio dal pompare in modo sconsiderato i figli con corsi che non sono poi più corsi, ma discipline praticate sempre più a livello competitivo. Mai come in questa epoca si è vista una tale abbondanza di geni e campioni. bouvard e pcuchet ● 4 giorni fa “Senza dubbio”, conclude Vertecchi, “sarebbe opportuno rispolverare l’educazione negativa teorizzata da Rousseau. E se ci si limitasse a rispolverare un pò di buonsenso? Come quando molti non sapevano niente di Rousseau e i figli li educavano lo stesso. Matteo Rossi ↪ bouvard e pcuchet ● 4 giorni fa L’educazione negativa è proprio quello checca faceva tradizionalmente: si smollavano (sic) i bambini in un parco, con un nonno seduto su una panchina a debug distanza che vigilasse perché non si allontanassero e non facessero qualche sciocchezza e li si lasciava a giocare correre saltare e strillare come meglio credevano, senza tante assurdità di corsi sportivi irregimentati e disciplinati che vanno bene per degli adolescenti, non per dei bambini iosono✔Sostenitore ↪ Matteo Rossi ● 4 giorni fa Ben detto, ma c’è un problema i parchi e le panchine in città non sono molto frequenti e il traffico circostante è indecente, se si vive in una piccola città o in campagna va bene ma altrimenti ?? anselmos ● 4 giorni fa ansia sociale…praticamente le generazioni 80′ 90′ sono spariti…..i rettiliani le hanno cancellate, hanno tenuto la disoccupazione al 40% in modo da predare le energie dei poveri….purtroppo l’ unico antitodo contro i rettili è la preghiera….la loro salute è cagionevole senza predazione di energie, muoiono di cancro ….. Francesca ● 4 giorni fa Io ho paura di una gravidanza e della malasanità. Ho paura anche delle cattive compagnie che potrebbe avere mio figlio o mia figlia, che distruggerebbero il mio duro lavoro per educarlo/a. Non ho più neanche la forza fisica. Una cosa che secondo me ha rovinato la genitorialità, perlomeno nella mia zona, è l’ipocrisia. Si fanno figli solo per convenzione sociale o per avere una forza lavoro, però sotto sotto si rimpiange la propria libertà. Allora si fa di tutto per togliere dai piedi i propri figli dandogli un videogioco o affidandoli a qualcun altro. Mi è capitato di vedere delle mamme che, quando vanno a fare la spesa con il proprio bambino, non fanno che parlargli: “Guarda, fai così, guarda questo”. Che noia! newboyintown ↪ Francesca ● 3 giorni fa Invece di farsi mille dubbi faccia un figlio che non se ne pentirà… si pente solo chi aspetta troppo per poter poi diventare madre. fender957 ↪ Francesca ● 3 giorni fa Se cominci con le paure è meglio che lasci perdere. Per il resto ragione completa, certe madri dovrebbero stare coi figli max 1 ora al giorno, li distruggono, crescono dei mostri. Appena possono si buttano sugli sport estremi per la disperazione. lavedogrigia ↪ Francesca ● 4 giorni fa “Io ho paura di una gravidanza e della malasanità.” ———————– Perché bisognerebbe aver paura della gravidanza e partire dal presupposto di aver bisogno di interventi medici specialisti continui? Nella stragrande maggioranza dei casi, la gravidanza è un fatto fisiologico e non una malattia, e non richiede assistenza medica continua. Certo, esistono anche i casi sfortunati di gravidanze a rischio, ma appunto, sono una minoranza, e sono ben diagnosticabili quando serve. Perché partire dal presupposto che la gravidanza debba essere sempre qualcosa che fa paura? Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Perché la vede grigia…..questo è il problema,ciao.. lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa tutti grigi! Francesca ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Se hai già una “certa” età e hai problemi di salute non sei in grado di sostenere una gravidanza, neanche emotivamente. Il problema infatti non è la gravidanza in sé. Poi non finisce qui, ovviamente. Devi allevare il bambino. Sei fortunata se hai un bravo marito e dei bravi parenti, che ti aiutano. lavedogrigia ↪ Francesca ● 3 giorni fa “Sei fortunata se hai un bravo marito e dei bravi parenti, che ti aiutano” ———— Lasciando perdere il resto dei parenti, e concentrandosi sul “marito che ti aiuta”, perché una dovrebbe considerarsi “fortunata”? Non credo che tu abbia accettato un matrimonio combinato, o che abbia vinto un fidanzato alla lotteria: normalmente il compagno lo si sceglie. Se si ha a che fare con uomini dalle abitudini e dalla mentalità incompatibile con la propria, non lo si sceglie come compagno, tutto lì. Io, per esempio, non avrei sopportato di farmi una famiglia con un uomo che fosse stato convinto di “aiutare me” occupandosi dei nostri figli: il padre deve normalmente prendersi la sua parte di doveri familiari, che sono anche suoi, non è che debba farlo per “aiutare la moglie”. Certo che se è la donna ad essere convinta, per prima, dentro di sé, che l’uomo che collabora in famiglia stia solo facendo un favore a lei (e non assumendosi un dovere proprio), e ritiene che si tratti di un’eccezionale fortuna, il problema sta nella mentalità della donna, non in quella dell’uomo. Francesca ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Per me la gravidanza non sarebbe una scelta, ma solo qualcosa che potrebbe capitare. Un marito aiuta la moglie perché è lei che partorisce e che allatta, quindi potrebbe avere bisogno di aiuto e conforto, nel caso si senta scoraggiata, abbia dolori dovuti ai suoi problemi di salute o, peggio ancora, le vanga la depressione post partum. Queste cose, si sa, non vengono ai mariti. lavedogrigia ↪ Francesca ● 3 giorni fa L’equivoco più grosso e più dannoso sull’argomento consiste proprio nel pensare che il maggiore impegno connesso alla scelta di avere figli sia ristretto al limitatisimo periodo della gravidanza e dell’allattamento, quando invece, se si è genitori, si è genitori per sempre… e tutti e due avranno impegni in abbondanza da affrontare per i successivi 20 anni. Quando il figlio non è più un neonato, non esiste più nessuna scusa per sostenere che gli impegni di assistenza, di cura e di educazione siano una questone che riguarda solo la mamma, e in cui il padre al massimo si degna di “aiutare la moglie”.occasionalmente. Non esistono solo i primi mesi di vita del bambino, esistono anche i molti anni successivi. In cui anche il padre può benissimo prendersi la sua quota ragionevole di accompagnamenti del figlio qua e là, di permessi dal lavoro quando il figlio è malato, di colloqui con gli insegnanti, di cura del vestiario e degli accessori del figlio, e di sorveglianza e intrattenimento quando servono. Francesca ↪ lavedogrigia ● 2 giorni fa Certo che la genitorialità non si limita ai primi anni di vita ma da lì devi cominciare e anche quel periodo è molto duro. Se poi il bambino è anche malato? Come fai? lavedogrigia ↪ Francesca ● 2 giorni fa Guarda che nessuno vuole obbligarti a fare figli se non ne vuoi. La scelta di non volere figli è perfettamente legittima, e nessuno deve portare la giustificazione per questo. Esiste una gran quantità di gente intelligentissima, simpaticissima e straordinariamente valida, che non fa figli perché non li vuole, e va benissimo così. Però basterebbe ammettere che è una scelta, e dire sinceramente che i figli non si fanno perché non si vogliono, punto e basta. Dire che non si fanno figli perché si ha paura che il mondo sia cattivo, perché si ha paura della malasanità, o perché si ha paura che il proprio marito “non aiuti”, non ha senso e non serve a niente. Ligabot ● 4 giorni fa Ma quale “ansia sociale” del piffero? La genitorialità è stata rovinata dall’incertezza dei ruoli : con la scusa che ognuno deve poter fare ciò che crede, molti fanno ciò che fa loro più comodo e non ciò che devono. I figli si allevano con sacrificio, con buonsenso, con l’esempio, con rigore e dando punti di riferimento certi. I figli non si allevano a chiacchiere : né proprie, né conto terzi. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ Ligabot ● 4 giorni fa Mhh prova se puoi a non fargli avere già a 8 anni tt ciò che gli altri hanno….e che non serve a un bambino…. Angelo Brunetti – Reloaded ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa So che è difficile, ma non credo che sia uno shock insopportabile per un bambino. Ho 34 anni, da piccolo ero uno dei pochi in classe a non avere videogiochi e vestiti firmati (erano fuori budget ed eravamo una famiglia numerosa…). Non solo non mi sono mai sentito da meno rispetto agli altri bambini ma, ormai cresciuto, ringrazio di cuore i miei genitori per avermi dedicato il loro tempo piuttosto che avermi parcheggiato davanti al televisore. Molte cose sono cambiate, magari al giorno d’oggi è più difficile. Lo scoprirò tra pochi anni con mia figlia. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ Angelo Brunetti – Reloaded ● 3 giorni fa Devi scegliere solo questo devi fare come hanno fatto i tuoi e mi pare che abbiano scelto bene a quanto scrivi,non sarà facile i condizionamenti esterni e inutili sono tanti purtroppo è sempre più complessi per rimanere fedeli ai valori principali come ho scritto,🤗 Rifederica ↪ Angelo Brunetti – Reloaded ● 3 giorni fa Signor Angelo l importante è essere onesti , anche con i figli . Io ho tre figli e ho sempre parlaro chiaro , si fa quel che ci si puó permettere . Personalmente ho trovato molto utile farli aspettare , quando chiedevano qualcosa non la prendevo mai subito e magari legavo il regalo ad un lavoretto da svolgere . Ma lei non ascolti nessuno , decida solo con la sua compagna , ve la caverete perchè i dubbi che ha dimostrano che sta partendo col piede giusto .Auguri Angelo Brunetti – Reloaded ↪ Rifederica ● 2 giorni fa Grazie per il post, concordo con te anche sulle virgole. Ripeto, faremo del nostro meglio, poi incrociamo le dita! Serve anche quello, purtroppo. lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 4 giorni fa “Mhh prova se puoi a non fargli avere già a 8 anni tt ciò che gli altri hanno….e che non serve a un bambino….” ——— Questa è un’eminentissima balla. Io ho due figli, e non mi è mai capitato, dico MAI, di essere martellata con la richiesta di qualcosa “perché ce l’hanno tutti”. Qualche volta è capitato di ricevere richieste insistenti, ma mai basate sul tormentone del “ce l’hanno tutti”. Anche perché, spesso, non è vero. Quella, a mio avviso, è una scusa molto comoda per il genitore, non per il figlio. Cioè, il genitore non ha il minimo strumento psicologico per riuscire a dire di no, e allora dice automaticamente sì anche se non è convinto… ma solo perché non ha voglia di discutere col figlio per spiegargli onestamente il motivo del no, o perché è terrorizzato all’idea di contrariarlo o di deluderlo. E però non vuole nemmeno sentirsi responsabile della scelta che ha fatto, e si scarica la coscienza sostenendo che non è stata una scelta ma un obbligo: “aahhh, ma io proprio non volevo, ero contrarissima, ho fatto di tutto per resistere, ma poi sono stata costretta a cedere perché ce l’avevano tutti!” Praticamente, finisce che tutti dicono di sì perché pensano che tutti gli altri l’abbiano già fatto. Oppure, addirittura, anticipano la volontà del figlio, offrendogli l’oggetto del contendere prima ancora che l’abbia chiesto, perché hanno paura di fare la figuraccia di essere rimasti gli ultimi… fregandosene se sia vero o no. E si tratta di adulti. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Non hai sbagliato una parola nel tuo post,pensato e sulla carta perfetto,in effetti non fai altro che confermare ciò che ho scritto,che le responsabilità sono dei genitori purtroppo ,grazie per l’articolata e intelligente risposta. Ligabot ↪ lavedogrigia ● 4 giorni fa Quella del “ce l’hanno tutti”, visto come alibi per genitori inetti, è un’osservazione arguta. lavedogrigia ↪ Ligabot ● 3 giorni fa Grazie dell’apprezzamento. Scusate se mi ripeto: la mia osservazione critica più forte verso l’argomentazione del “ce l’hanno tutti”… è che spesso non è vera. SE ANCHE fosse vera, non dovrebbe essere una motivazione vincolante (perché ogni genitore dovrebbe comunque assumersi le proprie responsabilità personali su quali scelte educative compiere, e non semplicemente adeguarsi alla moda maggioritaria)… …ma appunto, la cosa notevole è che spesso non è neanche vera. Fa comodo crederla vera perché diventa un alibi di deresponsabilizzazione sociale: siccome si pensa che una cosa “la facciano tutti”, allora non è più vista come una scelta, ma come un automatismo in cui non c’è niente da scegliere, ma che diventa quasi obbligatorio… …e quindi, chi si accoda, non si sente più nemmeno vincolato a riflettere sulla decisione che ha preso e a prendersi la responsabilità della propria scelta, perché tanto non si rende nemmeno conto di aver fatto una scelta: ha solo seguito l’automatismo. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Certo ma tu vivi in una comunità amish?perche con tt gli stimoli che i bambini ricevono insieme ai genitori dalla pubblicità e dalla comunicazione indirizzata ai consumi nella nostra società non mi pare una cosa da poco,riuscire a fare ciò che scrivi….. lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Magari la riuscita non è una cosa che casca dal cielo da un momento all’altro, ma è il risultato di un lunghissimo e costante percorso di scelte etiche ed educative, intrapreso con convinzione e con fatica per molti anni, da prima ancora che i figli nascessero, o comunque quando erano piccolissimi. Ed è soprattutto il risultato di un esempio coerente sempre mostrato dai genitori stessi (perché le scelte etiche in materia di consumi e di mode hanno sempre riguardato soprattutto il comportamento di noi genitori, e non è che fossero state intraprese apposta per porre limiti solo ai figli). Ligabot ↪ Il figlio del grigio ● 4 giorni fa Un genitore non deve provarci, ma riuscirci. Altrimenti è inutile che si dolga di come si comportano i figli. Se non vuole assumersi l’onere di educarli, è meglio non faccia figli e continui a dedicarsi alla play-station. Fa meno danni. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ Ligabot ● 4 giorni fa E secondo te oggi AD 2018 educare i figli secondo come natura comanda ,cioè presenza dei genitori,vicinanza alla natura,e dolcezza è possibile?a me pare che siano circondati da tt altro,del tipo ,ti faccio un esempio facilmente comprensibile,gli dedico il tempo che posso ma di grande qualita’…… chiaro gli impegni che hanno i genitori nella società moderna,gli impongono di educarli con qualità… ma credo che a un bambino serva di più la presenza e l’amore dei genitori piuttosto di tanta qualità e poca…. gnaafo✔Sostenitore ↪ Il figlio del grigio ● 4 giorni fa E’ molto difficile. Torni dopo una giornata di lavoro estenuante, in cui hai dato il meglio alla tua attività. Cosa resta per il bambino? Il tuo peggio, la tua stanchezza, il tuo desiderio di evasione…. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ gnaafo ● 3 giorni fa Purtroppo questa è la realtà oggi,puoi solo compensare se puoi e vuoi,cercando in ogni momento che hai libero,e dico ogni momento non quando hai tempo,questo vuol dire che non puoi dedicarti a molto altro che ai tuoi figli,che tra l’altro credo che ci sia poco di meglio per chi ha la fortuna di averli,ciao Angelo Brunetti – Reloaded ↪ gnaafo ● 3 giorni fa Beh, a dire il vero, non è che mio padre si andasse a divertire durante il lavoro, anzi, eppure quando tornava si stava bene con lui. Forse oggi è davvero una questione di mancata accettazione delle responsabilità e voglia di sentirsi eternamente ggggggiòvani. Ligabot ↪ Il figlio del grigio ● 4 giorni fa Presenza e indirizzo : il resto è fuffa. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ Ligabot ● 3 giorni fa La presenza ha un costo molto alto,oggigiorno,a meno che tu non sia illuminato… o ricco di famiglia…. Ligabot ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Ma no, basta avere una moglie che faccia la moglie. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ Ligabot ● 3 giorni fa E pure la madre…. lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Ah, deve pensarci solo la donna? L’uomo è esonerato dal fare il marito e fare il padre? Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa No leggi tt la discussione,e capirai,tt parte dalle certezze o meno che ognuno ha nei post…poi sei rimasta un po’ indietro su questo,ormai in famiglia già la mia generazione ha invertito i ruoli senza problemi…anzi…poi oggi ancora di più Ligabot ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Tra i molti e gravosi compiti di una moglie, fare la madre è il più importante. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ Ligabot ● 3 giorni fa Ci sarebbe anche da lavorare per sbarcare il lunario o no?altrimenti,rientri nelle categorie che ti ho indicato sopra,o illuminati o ricchi di famiglia… josephdredd3 ● 4 giorni fa E nonostante tutto ‘sto tempo dedicato i ragazzini sono di una maleducazione spaventevole. Ho ventinove anni, quindi non voglio certo stare qui a dire “eh, ai miei tempi…”. Chiedo quindi un parere di chi è più anzianotto, diciamo dai quaranta in su. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ josephdredd3 ● 4 giorni fa No sono educati ,formalmente più dei tempi passati,è l’arroganza che fino a qualche decennio indietro,praticamente non esisteva nei bambini….il tutto e subito non era possibile,ciao ILDHARMA✔Sostenitore ↪ josephdredd3 ● 4 giorni fa Nessuno ha la ricetta con i figli, non è come a Master chef….. quindi nessun consiglio, ma da genitore sui 40 non posso negare che le mie attenzioni verso i figli siano divise su due fronti, che loro non nuocciano a se stessi e che niente di esterno possa nuocergli, su questo ultimo frangente trovo la mia generazione molto più affaticata di quella dei miei genitori, quando ero piccolo c’era ancora la sensazione che ci fosse una rete di protezione sociale, fatta di regole, norme, tradizioni e anche tabù che lasciava ai genitori il ruolo di accompagnare i figli nei primi passi, adesso il ruolo è quello di scudi umani che hanno la responsabilità di proteggere la prole da un mondo smisurato e aggressivo, dove l’abbattimento di ogni morale ha portato le dinamiche dell’adulto nei territori infantili, dalla competizione, alla violenza e alla sessualità. E’ come se i bambini stessi fossero quotidianamente depredati del loro mondo e della loro energia, questo affanno è ovviamente solo per chi, come me sente propria la responsabilità di rendere i figli autonomi, per molti altri quelli che io considero attacchi sono invece inviti a cena……., una cena dove il conto è però salatissimo e in definitiva insostenibile. cicciobellociccio ↪ ILDHARMA ● 2 giorni fa Come si fa a parlare di rete di protezione sociale quando nemmeno le maestre a scuola riescono più ad avere ragione? Io il primo giorno di scuola mia mamma mi ha detto? se torni a casa con una nota o ti ha sgridato la maestra poi prendi il resto… La maestra era riconosciuta come autorità educante, oggi invece i genitori sono preoccupati che il loro piccolo non subisca il trauma del brutto voto che di sicuro è meritato intervenendo in difesa del figlio e in sua presenza affrontando la maestra… io vedo troppi genitori che riflettono sui figli i loro traumi infantili e basano ogni comportamento per evitare ai figli di viverli, ma se tu da piccolo eri timido o eri scarso in matematica non è geneticamente trasferito sui tuoi figli. I figli sono bambini e possono raccontare frottole, di sicuro sanno come rigirarci a loro favore… sta a noi non lasciargli troppo spazio e non dimenticare mai che sono esseri senzienti, a 3 anni un bambino sa già come fare per condizionare una decisione del genitore. Rete sociale? se il vicino di casa oggi viene a dire che tuo figlio fa una cosa sbagliata gli si mangia la faccia a prescindere invece di ascoltare… Lasciamoli in pace e lasciamoli sbagliare da soli, incoraggiamoli ma non risolviamo ogni loro problema, i genitori muoiono decenni prima dei figli, prepariamoli dal primo giorno ad essere autonimi e ad assumersi le loro responsabilità. nessuno01 ↪ josephdredd3 ● 3 giorni fa Ne ho 40 e anche quelli di 20-25 mi sembrano piuttosto strafottenti con chiunque, giovani e vecchi. Rispetto a quando ero ragazzino, oggi vedo poco rispetto per gli altri, ma mi sembra un atteggiamento generale, ragazzini, giovani e adulti. Naturalmente conosco anche delle eccezioni, ma, sfortunatamente, mi sembrano una minoranza. pebs ↪ josephdredd3 ● 3 giorni fa Io trovo che più che maleducazione ci sia una forte irresponsabilità. Parlo in particolare dell’ambiente di lavoro: venti-trentenni (abbondanti) incapaci di assumersi responsabilità e che non se ne rendono nemmeno conto, che arrivano in ritardo e non avvertono in caso di problemi, non rispondono alle telefonate… Il tutto condito da un atteggiamento tipo “e vabbe’…”, come se nessuno in vita loro li avesse mai messi di fronte a degli obblighi. Ovviamente non saranno tutti così, ma c’è in giro una mancanza di capacità di impegnarsi che fa paura. E ovviamente la colpa è di chi li ha viziati in questo modo, impedendo loro di maturare, Inoltre, sicuramente un ruolo lo ha anche l’inaspettato e per ora quasi inspiegabile crollo del QI medio dagli anni Settanta in poi… Mah. Giacomo Pio Strizzi ↪ josephdredd3 ● 4 giorni fa alexv92@live.it ↪ josephdredd3 ● 4 giorni fa Considerando le balle che raccontano i miei coetanei sui miei tempi (ne ho 26), prenderei un po’ tutto con le pinze. franco pippo ● 4 giorni fa Condivido pienamente il pensiero dell’articolo. marcoangelelli ● 4 giorni fa Bisognerebbe capire che i bambini, come gli adulti, qualche volta hanno bisogno di annoiarsi pebs ↪ marcoangelelli ● 3 giorni fa Verissimo. La noia è foriera di creatività. fallitaglia ● 4 giorni fa per la mia generazione (1961) era inconcepibile chiedere un passaggio ai propri genitori… ci si doveva rigorosamente arrangiare da soli, a piedi o in bici… oggi ho amici che passano meta’ del tempo libero a fare da tassisti ai figli… una spirale di dipendenza che non fa bene a nessuno… lavedogrigia ↪ fallitaglia ● 3 giorni fa Però negli anni sessanta e settanta gli impegni dei bambini erano circoscritti a poche centinaia di metri da casa, nel paesello o nel quartiere. O invitavano gli amici a casa propria, o andavano a giocare in luoghi aperti in cui, anche in assenza dei genitori, c’era sempre in giro qualcuno che li conosceva, oppure al massimo si organizzavano le feste di compleanno nella sala della parrocchia o del circolo ricreativo comunale. Anche chi faceva sport, lo faceva nella prima struttura disponibile vicino a casa, e in orari a misura di ragazzino, non certo all’altro capo della città e con allenamenti che iniziano alle sette di sera e finiscono alle nove… Se adesso la moda è quella di organizzare le feste dei bambini consultando agenzie specializzate e prendendo in affitto sale attrezzatissime, o interi parchi giochi con gonfiabili, piste di pattinaggio e tappetoni elastici, nonché catering professionale e animatori a pagamento, e quasi sempre questi luoghi si trovano in spazi periferici nei pressi dei centri commerciali all’altro capo della città, e le feste durano fino a notte, è inevitabile che li si debba traghettare in macchina ovunque. E lo stesso dicasi per lo sport, i corsi di lingue, di musica, di teatro o quant’altro. Ma ovviamente, anche questo è un gatto che si morde la coda: a scegliere di organizzare le attività infantili in un certo modo sono i genitori stessi (che poi si lamentano), mica i figli. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Ah ma allora insisti,continui ascrivere bene ma poi razzoli male?cosa deve fare un genitore oggi se questo è il sistema?lo so pure io che negli anni 60,crescevano in un km quadrato,ma la società era orizzontale,e la vita non basata sui consumi compulsivi,oggi siamo in verticale,passi una vita senza conoscere quello che abita al piano di sotto del tuo condominio…..figurati un po’… lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Ma questo rientra nella critica che facevo sopra, cioè nell’atteggiamento del genitore che si sente sollevato da ogni responsabilità personale nelle proprie scelte educative, perché è convinto che “lo facciano tutti”, e che quindi tutti debbano adattarsi a fare rigorosamente le stesse cose, senza la minima voce in capitolo. Senza nemmeno andare a guardare se è vero… Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Se è vero,ma dimmi la verità,un cellulare oggi dove si sa dove sono i bambini in ogni secondo della loro vita,serve di più a un bambino o al genitore ansiogeno? lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Non serve a nessuno dei due. Chi compra il cellulare a un bambino, quando ancora è in un’età in cui non rimane mai da solo nemmeno per un secondo ed è sempre affidato a un adulto, non lo fa affatto per ANSIA. Cioè, non lo fa perché “vuole che sia reperibile”, visto che lo sa già benissimo, che è sempre reperibile… basta chiamare il centralino della scuola, della palestra o dell’associazione sportiva, o basta chiamare sul telefono privato dell’adulto che lo accompagna). Il genitore che regala lo smarphone al figlio di 8 o 9 anni lo fa perché si compiace di regalargli un ambìto, costoso e potentissimo giocattolo, che non serve ad essere reperibile per le emergenze o ad avvertire se si fa tardi, ma serve a spippolare sui videogiochi, a farsi i selfie, a postarli sui social, a perdere tempo su whatsapp, esattamente come è abituato a fare il genitore stesso (che poi sarà altrettanto pronto a vantarsi con fierezza di quanto il proprio pargolo sia ‘bbbbravo con l’informatica). Se il problema fosse la reperibilità, non ci sarebbe alcun bisogno dello smartphone: basterebbe comprargli un cellulare di quelli semplici, che servono solo per telefonare o per mandare messaggi brevi. La gente non lo sa, che esistono ancora? Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa No il cellulare a un bambino serve solo perché ce l’hanno tutti,un cellulare non serve neppure se non funzionasse,questa è una delle storture principali del sistema ,che tramite la pubblicità inebetisce le menti dei popoli,e li sottomette a delle leggi non scritte ma severissime alle quali nessuno purtroppo non può sottostare,pena l’isolamento dalla comunità in cui vive,che se si riuscisse a mantenere sarebbe la sua fortuna avendo la possibilità di crescere fuori dagli schemi della pubblicità e quindi dai finti bisogni che ti crea… lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Scusa se insisto: NON E’ VERO che sia impossibile sottrarsi alla corrente della maggioranza, “pena l’isolamento”. Nella nostra famiglia, nessuno ha lo smartphone, per scelta; tutti, sia adulti che ragazzi, abbiamo solo telefonini semplici alla vecchia maniera, che esistono ancora, e che servono solo per telefonare e per mandare messaggi brevi. Nonostante questo, abbiamo enorme familiarità con la comunicazione in internet da più di 20 anni, e non solo abbiamo normali relazioni sociali nella vita reale, ma siamo considerati tra le persone più informatizzate e più competenti in materia digitale tra tutte le nostre frequentazioni… …nel senso che tanti, ma tantissimi, amici e conoscenti (smartphonizzati, whatsappati, facebookati e instagrammati a oltranza) vengono da noi a chiederci come si manda un messaggio email, come si installa un antivirus, come si faccia a salvare un file in pdf, o che cosa sia un backup. La competenza digitale non c’entra proprio niente con lo smartphone, e tantomeno con i social. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 3 giorni fa Lo so molto bene,ti ho preso il cellulare perché è l’esempio più banale,ma potrei dirti lo zainetto alla moda per portare i libri ,le merendine e i succhi che li fanno diventare dipendenti dagli zuccheri,e mille altre situazioni,poi per l’amor del cielo i più svegli si adatteranno e correggeranno il tiro strada facendo,ma la partenza di sicuro per loro è in salita , lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 3 giorni fa Ok, ribadisco il mio punto di vista (non ideologico, ma maturato concretamente nel corso di molti anni di vita familiare). Nella mia esperienza, l’argomento dell’ “ero contrario ma non ho potuto dire di no perché lo facevano tutti” è un falso problema, purché si verifichino le seguenti condizioni: a) se i genitori sono veramente convinti della scelta “controcorrente” e sono i primi a dimostrarsi coerenti in prima persona; b) se i genitori sono in grado di spiegare ai figli le ragioni del diniego con agomenti convincenti, invece di limitarsi a dire “è no e basta, perché lo dico io”; c) se i genitori si sbattono quotidianamente per proporre ai figli altri spunti e altre possibilità di scoperta di cose interessanti… invece di lasciarl nella convinzione che le uniche cose interessanti siano i passatempi conformisti e consumistici della maggioranza dei loro compagni, che invece a loro sono “inspiegabilmente” interdetti. Mio figlio di 11 anni non ha lo smartphone (ha solo un telefonino base, per chiamate e sms), ma ha un suo serissimo computer personale, con il quale sta imparando a usare complessi programmi di grafica, ai quali si è interessato per scelta sua, con ottimi risultati. E non ha nemmeno la connessione wireless: se ha bisogno di scaricarsi qualcosa, viene a chiederla a noi genitori e attacca pazientemente il cavetto a un router fisso, sotto controllo adulto. Tuttavia, ha una fittissima vita sociale, scuola e sport, senza social e senza whatsapp. Si può. Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 2 giorni fa Si certo volere è potere, ma in una società ti pare possibile che si debba passare la maggior parte del tempo per educare un bambino a difendersi da tt ciò che naturalmente non gli serve?dovrebbe essere il contrario in una società civile… lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 2 giorni fa “ma in una società ti pare possibile che si debba passare la maggior parte del tempo per educare un bambino a difendersi da tt ciò che naturalmente non gli serve?” ———— No, dal punto di vista ideale non sarebbe “giusto” che ci si debba perdere tutto quel tempo… …ma visto che la situazione pratica è questa, è sempre meglio provare a farsi un mazzo così per fare del proprio meglio e limitare i danni, piuttosto che arrendersi a priori e non fare nulla, rinunciando a qualsiasi tentativo di educazione. Se un genitore preferisce investire il proprio tempo nel farsi i selfie, piuttosto che nello spiegare al figlio perché i selfie non sono necessari, è una sua scelta. Non trovi? Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 2 giorni fa Lo trovo lo trovo,ma non ti pare una società un po’ impostata su valori prevalentemente consumistici e inutili?poi è chiaro che esistono eccezioni come te ,che mi auguro siano un avanguardia e non l’eccezIone . lavedogrigia ↪ Il figlio del grigio ● 2 giorni fa Certo che mi pare una società impostata su valori futili che non condivido! Altrimenti non impiegherei tutte queste energie per provare a testimoniare e a trasmettere qualcos’altro! Se mi andasse bene l’andazzo della maggioranza, lo seguirei anch’io senza troppe storie, e senza fare fatica. Se non lo faccio è proprio perché tanto bene non mi sta! Però quello a cui tengo maggiormente è il concetto che ognuno debba prendersi la responsabilità delle sue scelte, NON SOLO quelli che vanno controcorrente, ma anche quelli che seguono la massa… anche la loro è una scelta! Il figlio del grigio✔Sostenitore ↪ lavedogrigia ● 2 giorni fa Certo e lo fanno come tutti,è chiaro però anche a te mi pare,che sfuggire a questi condizionamenti non è proprio così semplice purtroppo. pebs ↪ fallitaglia ● 3 giorni fa Esatto. DALLA HOMEPAGE Il Fatto Quotidiano Reddito di cittadinanza, la terza offerta di lavoro non avrà limiti territoriali “Congrua” anche se bisogna trasferirsi LAVORO & PRECARI POLITICA Dl Sicurezza, Pd con Orlando: “Non si applichi” Salvini: “Mattarella ha firmato, lo contestano?” POLITICA Migranti, Orfini a Conte: ‘Le chiedo per il Pd di far sbarcare i 49 in mare’ Malta apre i porti ai 32 di Sea Watch VEDI ANCHE Treviso, lo spacciatore sta fuggendo dai poliziotti in borghese. 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