Cosa possiamo noi fare contro il virus.

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All’inizio pensavamo fosse un’esagerazione e forse lo pensiamo ancora come meccanismo difensivo di negazione. Le limitazioni poi sono state un segnale forte e destabilizzante e quelle che questa epidemia sta portando alla nostra vita sono moltissime; ci sta obbligando insieme alle nuove regolamentazioni a modificare le nostre abitudini quotidiane, a veder scomparire gli eventi culturali, a rinunciare alla socialità e a restringere la nostra affettività. Per certi versi lo scenario ricorda quello di uno dei tanti film apocalittici sul tema, restare equilibrati diventa quindi uno sforzo, ma uno sforzo importante. Le notizie incessanti sui numeri, tempi, restrizioni, confinamenti, scatenano un ovvio senso di allarme per questo presente così incerto e per un futuro che temiamo sia ancora più terrificante da un punto di vista economico. Lo sciacallaggio di chi specula sul web disinfettanti e guanti, tra l’altro non efficaci, ci riporta a racconti di guerra, la corsa ai supermercati e le strade vuote a sensazioni di destabilizzazione e allarmismo. Se tutti questi pensieri sono l’unico stato mentale che abbiamo, le conseguenze rischiano di diventare ancora più pesanti. Di qui a poco serviranno non solo medici, ma soprattutto psichiatri per contenere le situazioni di ansia collettiva.

Chiaramente fa paura vedere non arrivare mai la fine o almeno il decremento di quest epidemia, il senso di impotenza e di insicurezza ci sommerge, senza che il conseguente rischio psicologico e relazionale venga menzionato. Il primo provocando stati di chiusura in se stessi, di ansia e di depressione, il secondo creando un senso di ostilità e diffidenza l’uno verso l’altro. Per questo sarebbe importante richiamare l’attenzione su questi danni collaterali, perchè sono paradossalmente gli unici ambiti dove invece noi POSSIAMO agire contro, sono due problemi che tra l’altro si autoalimentano a vicenda. Mai come ora il senso civico dovrebbe essere rivolto non solo a seguire le regolamentazioni pratiche, soprattutto a mantenere alto un senso di autocontrollo e contenimento dei nostri pensieri negativi. La paura si propaga come un virus e le emozioni sono contagiose. Su questo possiamo fare qualcosa per noi e per evitare di contagiare chi ci sta intorno.

Manca ancora di più la parola di Bauman ora, che avrebbe saputo condensare in modo nitido lo stato di shock che stiamo vivendo. “La società dell’incertezza”, quella in cui avevamo creato un sistema che ci dava l’illusione di avere il controllo su tutto, di colpo si infrange. In realtà, non abbiamo mai avuto di fatto il controllo su niente, ora semmai ce ne rendiamo conto. La nostra permanenza era fragile prima e continuerà ad esserlo dopo. Credendo in modo ingenuo che tutto poteva essere gestito, la vulnerabilità della vita è stata accantonata. Riempita di cose che a guardarle ora sono molto meno essenziali. Manteniamo in fondo a noi stessi una convinzione assolutistica che ci rende ancora più impotenti e frustrati: queste cose non devono succedere. Vero, come non dovrebbero esserci le guerre e tante altre cose. Ma esistono che ci piaccia o no. Non possiamo comandare noi come va il mondo, ma possiamo dentro di noi decidere di modificare il nostro stato. Ci possiamo lasciare andare al panico e al terrore, provocandoci e provocando ulteriore stress, come possiamo decidere di affrontare questa situazione come un evento grave e comportarci in modo più prudente.

Solo che se ci soffermiamo unicamente sull’Ingiusto e conseguenze varie, ci sommergiamo di ansia, tristezza e ci inibiamo da soli la reattività psicologica. Su una cosa abbiamo e mai come ora dobbiamo avere il controllo: la nostra mente.

Se siamo privati per contenere il contagio e per evitare che gli ospedali collassino, di ciò che ci rendeva solitamente felici, come della nostra libertà, non vuol dire che non possiamo trovare un modo per sostenere meglio la situazione. Il non poter fare per questa società abituata a credere che unicamente con l’attività si risolvono i problemi, ne fa percepire l’impotenza, mentre è consapevolizzando e gestendo in maniera diversa i nostri stati mentali che ci aiutiamo davvero. Non significa far finta di niente, fregarsene delle restrizioni, rimuovere, quanto mantenere il meno possibile il transito nella mente, di tutto ciò che ci intossica e con cui intossichiamo gli altri. Non significa vedere tutto positivo, quanto ridurre sforzandoci, la presenza di pensieri negativi. Non lasciarci andare a visioni catastrofiche che generano stati emotivi e quindi fisici che ci danneggiano e ci portano a danneggiare il mondo che è intorno a noi. Siamo responsabili di noi e degli altri. Credo che questo sia un punto importante non dibattuto e divulgato sufficientemente. Ci sono siti che offrono meditazioni on line, libri da leggere, ci sono parchi all’aria aperta piuttosto che stare incollati alle notizie h24. Basta per informarsi un telegiornale, non ne servono 24; basta andare sui siti come quello del Ministero della Salute per avere le indicazioni e non intossicarsi ogni momento di notizie vere e di fake news. Basta evitare di guardare approfondimenti fino al momento di andare a dormire, perchè almeno il nostro sonno deve essere ristoratore.

Il rischio se non teniamo alta l’attenzione sui nostri pensieri, è che la psicosi collettiva e il mancato senso civico degenerino, creando ancora di più un problema relazionale e di gestione sanitaria; passato il virus ci vorranno unità infinite per disturbi psicologici. Il beneficio invece è che ciò che fa bene alla mente, fa bene anche al nostro sistema immunitario.

Rebecca Montagnino

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3 risposte

  1. andreaM ha detto:

    Bellissimo articolo!
    Gia’ spammato su facebook, potrebbe essere ottima lettura per chi si annoia a casa con queste nuove restrizioni!
    Attendiamo il prossimo B)

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